Salute 17 Settembre 2019 12:04

Aggressioni, le proposte di Mazzacane (Cisl Lombardia): «Medici come pubblici ufficiali ed educazione sanitaria per i cittadini»

Il segretario della Cisl Medici Lombardia rilancia il modello dei ‘presidi territoriali’ per decongestionare i Pronto soccorso come durante l’Expo: «Chi deve lavorare, deve essere sereno e dedicarsi a chi sta male veramente, non ai codici bianchi o verdi che possono e devono essere gestiti sul territorio»

di Federica Bosco

Tre aggressioni al giorno, oltre 1200 casi negli ultimi 9 mesi di cui 456 al Pronto Soccorso, 400 in corsia e 320 negli ambulatori. Numeri preoccupanti resi noti dall’Inail che, nella giornata nazionale contro le aggressioni agli operatori sanitari celebrata il 12 settembre, riaccendono i riflettori su un tema particolarmente delicato. Da un lato aumentano le aggressioni, dall’altra prosegue l’emorragia di camici bianchi e paramedici. Una combinazione di eventi che rischia di piegare la sanità pubblica. Perché tutto ciò non accada, Ordini professionali e sindacati lanciano appelli e suggeriscono soluzioni alle istituzioni. E così dopo il tweet di  Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici, che chiede al Ministro Speranza più coraggio per affrontare quella che definisce «un’emergenza sociale», si sono fatti sentire anche i sindacati con Danilo Mazzacane, segretario generale Cisl Medici  Lombardia che ha puntato il dito su alcuni aspetti di primo piano: «I medici dovrebbero avere la qualifica di pubblico ufficiale – esordisce mettendo subito in campo idee e soluzioni –  questo indurrebbe la gente ad avere un atteggiamento più rispettoso in attesa di risolvere un problema giuridico connesso. Infatti, in Italia ci sono le leggi, ma non vengono applicate e quindi oggi non c’è la certezza della pena».

LEGGI ANCHE: VIOLENZE AGLI OPERATORI, LE RICHIESTE ALLA POLITICA DI MEDICI E INFERMIERI IN OCCASIONE DELLA GIORNATA NAZIONALE

Esistono poi tutta una serie di correttivi elencati da Mazzacane che dovrebbero essere messi in atto per rendere più agevole il ruolo di medici e paramedici. «La gente è spaventata perché esiste un eccesso di medicalizzazione e vorrebbe tutto, subito e gratis. Da questo punto di vista sarebbe opportuno fare un programma di educazione sanitaria che dovrebbe iniziare sin dall’età scolare per formare una certa coscienza. D’altra parte occorre anche tenere sempre ben presente che nonostante tutte le difficoltà della categoria (turni massacranti, livelli di stress elevati, richieste di produttività, mancanza di sicurezza sul lavoro per la propria persona, stipendi non adeguati a causa del mancato rinnovo dei contratti), il sistema sanitario italiano funziona ancora e gli operatori con grande abnegazione si adoperano per farlo funzionare – dichiara il segretario generale di Cisl Medici Lombardia – ma esiste un problema organizzativo perché se le statistiche dicono che a livello di Pronto soccorso l’80% dei pazienti sono codici bianchi e verdi, per le indicazioni che vengono date sulle priorità di visita, va da sé che occorre cambiare registro. Oggi però il cittadino finisce al Pronto soccorso perché a livello territoriale non c’è una struttura di riferimento – ammette Mazzacane – e quindi le varie riforme sanitarie, come il Patto della Salute, che avrebbero dovuto andare in quella direzione, per lo più sono rimaste inespresse».

«Chi deve lavorare, deve essere sereno e dedicarsi a chi sta male veramente, non ai codici bianchi o verdi che possono e devono essere gestiti sul territorio – commenta il segretario di Cisl Lombardia – e questo comporta la necessità di investire più risorse in quella prospettiva».

Una riorganizzazione delle strutture, secondo i sindacati, dovrebbe quindi prevedere fuori dal Pronto Soccorso, ambulatori che lavorano dalle 8 alle 20 dove medici di medicina generale e specialisti ambulatoriali possano dare le risposte necessarie ai pazienti. «In Lombardia era stato fatto qualcosa nel 2015 in concomitanza di Expo – ricorda Mazzacane -. Era stato creato un ambulatorio a Rugabella per soddisfare in un primo momento le esigenze dei turisti, ma a disposizione anche dei residenti con medici di medicina generale e specialisti nelle branche più importanti. Un progetto che ha funzionato, ma purtroppo concluso Expo, non è più stato riproposto. Questa potrebbe essere la soluzione, si potrebbero chiamare ‘presidi territoriali’. Oggi a Milano ci sono 22 poliambulatori in parte fatiscenti e con poco personale.  Piuttosto che averne 22 così, se ne potrebbero fare dodici, la città si dividerebbe in quattro grandi zone, mettendo un poliambulatorio hub in ognuna di esse con medici di medicina generale. Intorno al poliambulatorio si metterebbero poi tre piccoli Spock di supporto al poliambulatorio con specialisti come oculista, cardiologo e otorino con la strumentazione necessaria per eseguire anche i primi esami diagnostici. In questo modo si risolverebbero due problemi: code interminabili ai Pronti Soccorsi e liste di attesa per gli esami più brevi».

Articoli correlati
No vax sempre più aggressivi: nel mirino medici, giornalisti e politici
Intimidazioni, minacce e aggressioni: sale la tensione. L'assessore alla Sanità del Lazio: «Chi finisce in terapia intensiva e ha rifiutato il vaccino si paghi il ricovero»
Piano di sviluppo della sanità di Regione Lombardia, critiche dai sindacati
Rossi (SNAMI): «Case della salute e ospedali territoriali superati, servono maggiori risorse e una formazione più adeguata». Barbieri (FP Cgil): «Poco dialogo con i sindacati confederati e liste d’attesa dimenticate». Mazzacane (ex Cisl medici): «Bene il concetto One Health, ma attenzione alla fuga dei camici bianchi»
di Federica Bosco
Nobel al personale sanitario italiano, Mazzacane (Cisl Medici): «Candidatura è già vittoria»
«Già solo il fatto che la candidatura per il premio Nobel ai medici italiani sia stata accettata è una vittoria che evidenzia come lo sforzo e il sacrificio di tanti, soprattutto nel primo periodo della pandemia, non siano passati inosservati nel mondo», dice il dott. Danilo Mazzacane, segretario generale Cisl Medici Lombardia. «Essere candidati al […]
Aggressioni, l’allarme di Consulcesi: «Accendere riflettori anche su violenza operatori sanitari. Il 70% sono donne»
Il Presidente Massimo Tortorella: «Tutelare gli operatori sanitari sempre in prima linea». Telefono Rosso: la linea dedicata che risponde al numero 800.620.525
«Un medico donna? No, voglio un vero dottore». Un racconto di ordinaria violenza in un ospedale italiano
La testimonianza è tratta dal volume “Stop alla violenza a danno degli operatori della salute. Prevenire e gestire la violenza sul lavoro” scritto dalla dottoressa Marina Cannavò: «Ancora oggi è molto diffusa la tendenza maschilista a non considerare un medico donna altrettanto capace del suo collega uomo»
GLI ARTICOLI PIU’ LETTI
Prevenzione

Influenza, Lopalco (epidemiologo): “Picco atteso tra la fine di dicembre e l’inizio del nuovo anno. Vaccinarsi subito”

L'epidemiologo a Sanità Informazione: "Vaccinarsi contro influenza e Covid-19 nella stessa seduta: non ci sono controindicazioni, solo vantaggi"
Advocacy e Associazioni

Caregiver familiari, da CARER e Cittadinanzattiva il Manifesto-Appello per una Legge inclusiva ed equa

In un'intervista a Sanità Informazione, Loredana Ligabue (CARER) e Isabella Mori (Cittadinanzattiva) presentano i quattro punti chiave del Manifesto e i risultati di un'indagine che ha dato vo...
Pandemie

Epidemie: la diffusione dipende anche dallo status sociale

Uno studio internazionale mostra come le caratteristiche socioeconomiche delle persone possono influenzare le previsioni sui contagi. Il lavoro, pubblicato su Science Advances, ha portato alla creazio...