Sui medicinali di fascia C effetto boomerang tra crisi dei consumi e aumento dei prezzi
E‘ un dibattito mai come ora animato, quello sulle liberalizzazioni dei farmaci. Tante le voci e le prese di posizione che si sono accavallate nel corso delle scorse settimane. Il Governo ha prima provato a tenere le redini del dialogo trasmettendo il suo atto di indirizzo per il rinnovo della convenzione con le farmacie al Comitato di Settore Sanità delle Regioni.
Pochi giorni dopo ha dato il via libera al Ddl Guidi lasciando alle farmacie l’esclusiva della vendita dei farmaci di Fascia C con ricetta.
Un punto fermo nella discussione lo ha però messo l’Agenzia Italiana del Farmaco, che ha tentato di fare chiarezza su un aspetto fondamentale: riferendosi alla “lenzuolata” avvenuta nove anni fa per volontà del Governo Prodi, se l’obiettivo della liberalizzazione della vendita dei medicinali di fascia C-SOP/OTC – ovvero i farmaci da banco – era quello di rappresentare un vantaggio per i pazienti, con una riduzione dei prezzi tramite una vera concorrenza e un complessivo risparmio a loro vantaggio, “i dati obiettivi e certificati evidenziano il completo fallimento di tale presupposto, perlomeno nel settore dell’assistenza farmaceutica”.
Aifa ha infatti analizzato il mercato dei medicinali di fascia C a partire dal 2006, anno di emanazione del “Decreto Bersani” (ovvero il Dl 4 luglio 2006, n. 223, convertito con modificazioni dalla legge 4 agosto 2006, n. 248). I consumi totali sono rimasti stabili fino al 2010. Successivamente, probabilmente a causa della crisi economica, il consumo (ma non i costi) di questi medicinali ha visto una progressiva flessione fino al 2013, attestandosi ad una riduzione dell’11,5% rispetto al 2006. Questa contrazione dei consumi rispetto al 2006 “ha riguardato – spiega Aifa – in particolare i medicinali di fascia C con ricetta medica, dispensati esclusivamente attraverso le farmacie aperte al pubblico”. In totale si parla del meno 15,7% rispetto al 2006. “Al contrario – si legge ancora nella nota – la riduzione dei consumi dei SOP/OTC, dispensabili anche attraverso le parafarmacie e la GDO, è stata più contenuta (-7,4%)”.
Gli effetti dei provvedimenti di liberalizzazione che si sono avuti negli ultimi anni non sembrerebbero dunque “aver portato alcun vantaggio ai pazienti, a parte la comodità di avere una più facile disponibilità di punti vendita”. Secondo l’Agenzia del Farmaco “non vi sono stati risparmi per i cittadini visto che la spesa a loro carico ha avuto una crescita del +2,2% dal 2006 al 2013”. In altri termini, “a fronte di un paziente che per effetto della crisi tendeva a contrarre il volume dei propri acquisti di medicinali di fascia C, il sistema produttivo e distributivo ha “compensato” sfruttando la nota attitudine al consumo del mondo occidentale con un costante incremento dei prezzi di questi medicinali”.
L’effetto economico dei provvedimenti effettuati, nell’intento di favorire la concorrenza, ha invece paradossalmente determinato un complessivo aggravio per i cittadini di circa 200 milioni di euro. Tutto ciò è avvenuto nonostante la contrazione dei consumi. Si tratta di uno scenario che comunque “non ha caratterizzato i medicinali di fascia C con ricetta che – conclude Aifa – oltre ad aver subito una rilevante riduzione del consumo (soprattutto dopo il 2012, ovvero dopo la riclassificazione da DM 18 aprile 2012), hanno avuto anche una contrazione della spesa a carico del cittadino del -3%”.