«I risultati più importanti sul tumore al seno sono per la malattia metastatica» così il professor Luca Gianni, oncologo e Direttore del Dipartimento Oncologia Medica dell’Ospedale San Raffaele IRCCS di Milano, ha spiegato ai nostri microfoni l’efficacia dell’immunoterapia per le pazienti con tumore metastatico
Il tumore al seno fa parte delle cinque diagnosi più frequenti con oltre 50mila casi solo nel 2019. Rappresenta ancora la prima causa di morte per neoplasia nelle donne ed è stato uno degli argomenti più discussi nel XXI Congresso nazionale Aiom (Associazione italiana di oncologia medica) che si è svolto di recente a Roma. Durante il convegno, che ha raccolto l’esperienza dei migliori oncologi italiani, abbiamo intercettato il professor Luca Gianni, oncologo e Direttore del Dipartimento Oncologia Medica dell’Ospedale San Raffaele IRCCS di Milano, che ha espresso l’efficacia dell‘immunoterapia per le pazienti con tumore metastatico.
La terapia adiuvante «viene fatta dopo l’intervento chirurgico in donne operate in maniera radicale – ha spiegato il professor Gianni ai microfoni di Sanità Informazione – ma che hanno ancora un rischio di qualche cellula in circolazione. La terapia viene definita neoadiuvante quando viene applicata prima della chirurgia. L’applicazione prima della chirurgia non è un rinvio della chirurgia e oggi come oggi sappiamo che in determinate condizioni, offre dei vantaggi rispetto alla terapia data fatta dopo l’intervento. Perché consente di valutare la qualità della risposta, l’efficacia dei farmaci applicati e nel caso di cambiare l’atteggiamento terapeutico, dopo la chirurgia, per ottimizzare i trattamenti e individualizzarli».
Riguardo l’immunoterapia per sconfiggere il tumore della mammella, il professor Gianni ha aggiunto che «i risultati più importanti sul tumore al seno sono per la malattia metastatica. I farmaci che vanno a bersaglio di PD-1 e PD-L1, che è un regolatore grossolanamente detto della funzione dei linfociti associati al tumore, determina una risposta obiettiva in una percentuale limitata di casi con malattia metastatica, soprattutto nei casi dei tumori triplo negativi. Quando è associato a un farmaco chemioterapico, come nel caso di nab-paclitaxel con l’atezolizumab, si ottiene un significativo vantaggio in termini di risposte, in termini di durata delle risposte e in termini anche di sopravvivenza nei casi che vedevano una positività del ricettore di PD-L1» ha concluso il professore.