L’organo risulta spesso danneggiato sia per effetti del virus che della ventilazione artificiale. A oltre un mese dall’operazione il paziente sta bene ed è già tornato in bicicletta
È una giovane chirurga italiana la protagonista di un intervento destinato a restare negli annali della storia medica italiana e mondiale. Cecilia Menna, Chirurgia Toracica, Sapienza-Azienda Ospedaliero-Universitaria Sant’Andrea, è stata infatti la principale artefice del primo trapianto di trachea in Italia, primo al mondo su un paziente reduce dal Covid-19.
L’intervento, avvenuto il 2 marzo, è durato quattro ore e 40 minuti e oggi Giuseppe (questo il nome del paziente) sta molto meglio ed è già tornato in sella alla sua amata bicicletta. I dettagli di questo intervento da record sono stati raccontati in una conferenza stampa nell’Aula Magna dell’Università La Sapienza alla presenza, tra gli altri, della Magnifica Rettrice Antonella Polimeni e dell’Assessore alla Sanità della Regione Lazio Alessio D’Amato.
«Questo successo è motivo di soddisfazione per tutta la nostra comunità e rappresenta un’ulteriore conferma degli eccellenti risultati clinici della ricerca medica e scientifica prodotta dall’ateneo, al servizio della salute della collettività. Il fatto poi che questo intervento veda in prima linea una giovane chirurga è un segnale forte di come le competenze femminili si possano affermare in ambiti professionali come quello chirurgico, tradizionalmente a quasi esclusivo appannaggio degli uomini», ha commentato Polimeni.
I dettagli dell’operazione sono stati raccontati dalla stessa Menna che ha spiegato perché la trachea può essere, insieme ai polmoni, un altro bersaglio del Covid: «La trachea è un organo poco conosciuto, ha una componente di cartilagine che permette che l’aria passi al suo interno e le secrezioni vengono continuamente pulite dall’epitelio. Può essere la sede più colpita dopo l’infezione Covid sia per i danni indotti dalla malattia sia per i danni delle complicanze dell’assistenza ventilatoria pur necessaria».
L’intervento chirurgico è stato condotto con sofisticate tecniche di anestesia, che hanno permesso di non instituire la circolazione extracorporea. La trachea malata è stata rimossa nella sua totalità e successivamente è iniziata la delicata fase di ricostruzione che ha previsto la sua sostituzione con un segmento di aorta toracica criopreservata nella Fondazione Banca dei Tessuti di Treviso e perfettamente adattabile alle dimensioni della via aerea del paziente.
Giuseppe è stato ricoverato in terapia intensiva da novembre a dicembre 2020. Superata la fase acuta della malattia, ha subito gli strascichi dei mesi di degenza e a febbraio era arrivato quasi a non respirare più. Così la decisione di ricorrere all’intervento. Oggi la trachea di Giuseppe è perfetta grazie a un cilindro di silicone che poi sarà tolto.
«Una delle criticità maggiori nella sostituzione della trachea, tubo rigido e pervio – ha sottolineato Cecilia Menna – è il ripristino della sua rigidità: per questo abbiamo provveduto a inserire all’interno dell’aorta impiantata un cilindro di silicone, la cosiddetta protesi di Dumon, della lunghezza di 10 cm e ripristinato completamente la pervietà aerea, la respirazione, la fonazione e la deglutizione».
A sottolineare l’eccezionalità dell’intervento il fatto che il paziente non ha avuto bisogno di andare in terapia intensiva dopo la chirurgia e ha potuto parlare da subito. «Mi è cambiata la vita, non ho difficoltà nel mangiare e nel respirare», ha affermato lo stesso Giuseppe, sorridente, collegato in videoconferenza.
Il Sant’Andrea, come ribadito dal Direttore sanitario Paolo Anibaldi, si candida ad essere il polo di riferimento per questo tipo di intervento che probabilmente è destinato a non rimanere un caso isolato: come ha sottolineato la stessa Menna, ci sono altri pazienti sotto osservazione che potrebbero averne bisogno.
A proporre questa tipologia di intervento innovativa è stato il professor Erino Rendina: «La patologia tracheale era estesa e severa e non poteva essere affrontata con le tecniche di ricostruzione, su cui pure abbiamo maturato una esperienza ventennale. L’unica opzione plausibile era la sostituzione dell’intera trachea con biomateriale: le persone devono sapere che oggi c’è anche questa possibilità».
«Questo intervento è simbolo della speranza, della rinascita. Usciremo da questa triste stagione e ne usciremo più forti. Bisogna avere rispetto del primato della scienza, la politica deve fare un passo di lato», ha commentato l’assessore alla Sanità Alessio D’Amato che poi ha voluto polemizzare sul tema dei vaccini con la Presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen: «Abbiamo bisogno di tutti i vaccini disponibili e testati dalla comunità scientifica. Porre limiti sull’utilizzo di questi vaccini può essere un elemento rischioso, dobbiamo raggiungere presto l’immunizzazione. Se un vaccino è meglio di un altro non può dirlo una seppur autorevole rappresentante della Comunità europea. Anzi, a dire il vero, i vaccini a mRNA hanno un livello di segnalazioni di farmacovigilanza superiore agli altri».
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