In Europa si oscilla tra 25% e 72% in base al paese preso in oggetto. Poco istruiti, più indigenti e meno in salute: questo l’identikit di chi rileva grande difficoltà nel collezionare informazioni sanitarie e si rivolge più della media a medico di famiglia e servizi di emergenza
Sono ancora tanti i cittadini europei che trovano difficile usare le informazioni sanitarie dai media per prevenire malattie o gestire i problemi di salute mentale e le opzioni di trattamento di una patologia. Lo spiega uno studio europeo sull’alfabetizzazione sanitaria in 17 diversi paesi della regione europeo, basato sulle esperienze di 42.445 intervistati. I paesi inclusi sono Austria, Belgio, Bulgaria, Repubblica Ceca, Danimarca, Francia, Germania, Ungheria, Irlanda, Israele, Italia, Norvegia, Portogallo, Federazione Russa, Slovacchia, Slovenia e Svizzera.
Gli aspetti osservati si sono concentrati sulla navigazione web, la comunicazione con i medici e l’alfabetizzazione sanitaria digitale e non relativa alle vaccinazioni.
In Italia, la percentuale complessiva dei 3500 intervistati che hanno selezionato “molto difficile” o “difficile” alle domande del questionario comune a 12 items (HLS19-Q12) è il 31%, rispetto ad una media dei 17 paesi del 23%; 53% ha risposto “facile” e 16% “molto facile”. Lo dimostra un 23% di persone con livello di Health Literacy “inadeguato”, 35% “problematico”, 34% “sufficiente” e 9% “eccellente” mentre le percentuali corrispondenti nel campione complessivo dei 17 paesi partecipanti sono 13%, 32%, 40% e 15%.
Con l’emergenza della pandemia l’Italia ha aggiunto un ulteriore modulo di 16 domande sulla difficoltà nel reperire, comprendere, valutare e prendere decisioni in base alle informazioni sulla salute disponibili, da cui è emerso che il 6% ha risposto “molto difficile”, 25% “difficile”, 52% “facile” e 17% “molto facile”.
Dai risultati i soggetti con problemi di alfabetizzazione sanitaria oscillano tra 25% e 72% degli intervistati a seconda del paese con ampie variazioni. Un’ampia percentuale ha riscontrato difficoltà nel giudicare le diverse opzioni di trattamento farmaceutico o chirurgico, nell’utilizzare le informazioni dei media per prevenire le malattie e nel trovare informazioni su come gestire i problemi mentali.
Nella parte legata alla navigazione sul web, i partecipanti hanno trovato molto difficile comprendere le informazioni sulle riforme sanitarie, giudicare l’idoneità dei servizi sanitari, scoprire i diritti dei pazienti e giudicare l’estensione della copertura assicurativa sanitaria. Tanti hanno mostrato un’evidente difficoltà nell’ottenere abbastanza tempo con i medici ed esprimere opinioni personali. In contemporanea è stato dimostrato che i partecipanti con minore alfabetizzazione sanitaria avevano più contatti sia con i servizi di emergenza che con il medico di famiglia.
Tra le informazioni sulle vaccinazioni, giudicare di quali vaccinazioni si abbia bisogno e trovare informazioni sulle vaccinazioni raccomandate sono stati percepiti come i compiti più difficili. È risultato anche evidente come una migliore conoscenza e alfabetizzazione sull’argomento abbiano portato a un “comportamento vaccinale” più sano. Dunque più fiducia nelle vaccinazioni con una maggiore conoscenza e percezione del rischio.
La minore alfabetizzazione sanitaria è stata associata a cattive condizioni di salute auto-percepita, basso status socio-economico e indigenza. Allo stesso modo un basso livello di istruzione è stato associato ad una generale bassa alfabetizzazione sanitaria, nonché digitale e vaccinale. Così come a un inferiore consumo di frutta e verdura, a una minore attività fisica e a più malattie e problemi di salute a lungo termine.
Tra le raccomandazioni presentate dal rapporto si notano:
«Comprendere le caratteristiche comportamentali e culturali – ha commentato Hans Henri P. Kluge, Direttore regionale dell’OMS per l’Europa – è un modo per consentire ai paesi di esplorare e affrontare le barriere e i fattori che le persone devono affrontare nell’adottare comportamenti sani. L’alfabetizzazione sanitaria è uno degli elementi di questo lavoro. Due anni fa, i paesi della regione europea hanno adottato una risoluzione su questo tema e noi li sosteniamo nel metterla in pratica, dando priorità all’alfabetizzazione sanitaria insieme ad altri determinanti comportamentali e culturali per rendere possibili, accettabili e attraenti pratiche salutari».
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