Gli attuali limiti alla presenza di bisfenolo A (BPA) negli alimenti non sono una garanzia di sicurezza per la salute. Per questo, a seguito di una nuova revisione gli scienziati dell’Efsa, Autorità europea per la sicurezza alimentare, hanno abbassato la soglia della dose giornaliera tollerabile di circa 20mila volte
Gli attuali limiti alla presenza di bisfenolo A (BPA) negli alimenti non sono una garanzia di sicurezza per la salute. Per questo, a seguito di una nuova revisione gli scienziati dell’Efsa, Autorità europea per la sicurezza alimentare, hanno abbassato la soglia della dose giornaliera tollerabile da 4 microgrammi (4 milionesimi di grammo) per chilogrammo di peso corporeo al giorno 0,2 nanogrammi (2 miliardesimi di grammo). Una riduzione di circa 20mila volte.
Il BPA si trova in moltissimi oggetti di uso comune composti da plastica e resine. Viene ad esempio utilizzata nella produzione bottiglie e i bicchieri di plastica, ma anche nei rivestimenti delle lattine e degli imballaggi di alcuni alimenti. Dal 2017 è stata classificata in Ue come candidata alla sostituzione e dal 2018 il suo uso è stato vietato nei biberon e in altri contenitori di alimenti per bambini di età inferiore ai tre anni. Nell’analisi condotta dall’Efsa sono state esaminate numerose pubblicazioni scientifiche, inclusi oltre 800 nuovi studi pubblicati da gennaio 2013. «Questo ci ha permesso di affrontare importanti incertezze sulla tossicità del BPA», riferisce Claude Lambré, responsabile del panel Panel on Food Contact Materials, Enzymes and Processing Aids.
«Negli studi, abbiamo osservato un aumento della percentuale di un tipo di globuli bianchi, chiamati linfociti T helper, nella milza», spiega Lambrè. «Svolgono un ruolo chiave nei nostri meccanismi immunitari cellulari – continua – e un aumento di questo tipo potrebbe portare allo sviluppo di infiammazioni polmonari allergiche e malattie autoimmuni». Il gruppo di esperti ha inoltre tenuto conto di altri effetti potenzialmente dannosi per la salute, come ad esempio quelli sul sistema riproduttivo e metabolico. La Commissione europea e le autorità nazionali discuteranno di eventuali misure normative per dare seguito al parere dell’Efsa.
«Il bisfenolo A è sotto i riflettori da 25-30 anni», osserva Annamaria Colao, presidente della Società italiana di endocrinologia (Sie). «Fa parte della nostra vita quotidiana. Sappiamo che agisce come distruttore endocrino, in particolare del recettore dell’insulina. E’ uno dei composti chimici che noi specialisti definiamo interferenti obesogeni e è una delle cause dell’obesità nell’infanzia e tra i giovani e con conseguenze sul diabete. E’ stato anche ridotto nelle plastiche per uso alimentare – continua l’esperta, condividendo l’opinione dell’Efsa – e chiunque si può rendere conto che le bottigliette di plastica che oggi usiamo sono molto più morbide che in passato. Ma questo, dal punto di vista medico, potrebbe non bastare: queste sostanze chimiche che entrano nel nostro corpo non dovremmo proprio averle».