Nei giorni scorsi a Pisa è stata accertata la prima infezione di quest’anno di Candida auris. Negli Stati Uniti, invece, sta già diventando una minaccia pericolosa: secondo i Centers for Disease Control and Prevention, il numero di casi resistenti ai farmaci è aumentato nel 2021. Mentre qualche mese fa l’Organizzazione mondiale della sanità ha inserito la Candida auris nella lista dei funghi patogeni con elevata priorità, cioè che necessitano di particolare attenzione in quanto minacciano la salute pubblica
Nei giorni scorsi a Pisa è stata accertata la prima infezione di quest’anno di Candida auris. Diagnosticata all’ospedale di Cisanello, l’infezione sarebbe sotto controllo e si inizia a temere la diffusione di questo super-fungo. Negli Stati Uniti sta già diventando una minaccia pericolosa: secondo i Centers for Disease Control and Prevention, il numero di casi resistenti ai farmaci è aumentato nel 2021. Mentre qualche mese fa l’Organizzazione mondiale della sanità ha inserito la Candida auris nella lista dei funghi patogeni con elevata priorità, cioè che necessitano di particolare attenzione in quanto minacciano la salute pubblica.
La Candida auris è un fungo isolato per la prima volta nel 2009 in Giappone dall’orecchio di una donna. Tuttavia, il primo isolato ad oggi noto risale al 1996 identificato retrospettivamente in una raccolta di campioni coreani. «I primi focolai europei risalgono al 2015 in Francia mentre in Italia il primo caso di infezione invasiva è stato identificato nel 2019 seguito da un focolaio nelle Regioni settentrionali nel biennio 2020-2021», riferisce l’Istituto superiore di sanità (Iss). La Candida auris è dunque considerato un emergente tipo di Candida che rappresenta una seria minaccia per la salute globale per svariati motivi.
Spesso infatti è resistente a più farmaci antimicotici tra quelli comunemente utilizzati per trattare le infezioni da Candida ed è di difficile identificazione nei laboratori che non dispongono di tecnologie specifiche, con conseguente gestione inappropriata. Le persone, inoltre, possono avere infezioni da C. auris senza saperlo e questa colonizzazione può durare a lungo e può provocare focolai epidemici negli ambienti assistenziali sanitari, anche se non si esclude la possibile diffusione in comunità. Pur essendo molto infettiva, in genere le infezioni sono di bassa entità. Tuttavia nei soggetti con immunocompromissione può causare infezioni gravi, anche letali. Maggiormente esposti ai rischi di infezione sono anziani, bambini, fragili, fumatori e pazienti con deficit immunologici o reduci da interventi chirurgici.
«Il rapido aumento e la diffusione geografica dei casi è preoccupante e sottolinea la necessità di una sorveglianza continua, una più ampia capacità di laboratorio, test diagnostici più rapidi e adesione a comprovate misure di prevenzione e controllo delle infezioni», dice Meghan Lyman, epidemiologa del CDC. Negli Usa la Candida auris è stata segnalata in più di 30 paesi ed è stata rilevata per la prima volta negli Stati Uniti nel 2016. Tra allora e dicembre 2021, ci sono stati 3.270 casi clinici negli Stati Uniti, in cui i pazienti sono stati infettati, e 7.413 casi di screening, in cui il fungo era presente nei pazienti, ma non ha causato infezione. Il caso accertato qualche giorno fa in Toscana è il primo dopo quasi otto mesi, quando è stato rilevato su un paziente di Mestre (Venezia) a luglio 2022.
La C. auris può trasmettersi attraverso il contatto con superfici e dispositivi medici contaminati o il contatto tra persone colonizzate o infette. Maggiormente esposti ai rischi di infezione sono anziani, bambini, fragili, fumatori e pazienti con deficit immunologici o reduci da interventi chirurgici.
I segni e sintomi dell’infezione da C. auris variano in base al sito corporeo interessato, tuttavia i sintomi potrebbero non essere evidenti in quanto i pazienti che contraggono l’infezione sono spesso già ospedalizzati e affetti da altre patologie che possono ostacolarne la diagnosi. «I quadri clinici più frequentemente riscontrati nelle infezioni da C. auris – riferisce l’Iss – sono: infezioni del torrente ematico, infezioni intra-addominali, infezioni di ferite e otiti. Inoltre, C. auris è stato isolato da liquido biliare, tratto respiratorio e urina, ma non è ancora chiaro se possa provocare infezioni, a polmoni e vescica».
Come altre infezioni da Candida, quelle da C. auris vengono diagnosticate mediante coltura del sangue o di altri fluidi corporei. Tuttavia nei test di laboratorio C. auris può essere confusa con altre specie di Candida, per cui sono necessari particolari test di laboratorio per la corretta identificazione. La maggior parte delle infezioni da C. auris sono trattabili con una classe di antimicotici, le echinocandine. Alcune infezioni risultano particolarmente difficili da trattare a causa della multi-resistenza a diversi agenti antifungini, inclusi fluconazolo (e altri azoli), amfotericina B e echinocandine. Questo comporta una terapia con più farmaci e a dosi più elevate. Anche dopo il trattamento per le infezioni invasive, i pazienti rimangono generalmente colonizzati per lunghi periodi. Pertanto, tutte le misure di controllo delle infezioni devono essere seguite durante e dopo il trattamento dell’infezione da C. auris. In particolare, i pazienti che vengono colonizzati con C. auris sono a rischio di sviluppare infezioni invasive in qualunque momento.
La raccomandazione è quella di tracciare i contatti stretti di un caso al fine di identificare il prima possibile altri soggetti positivi a C. auris. «I pazienti potenzialmente o già colonizzati o infettati – spiega l’Iss – devono essere ricoverati in stanza singola e tutti i visitatori e il personale di assistenza devono osservare la corretta igiene delle mani (con acqua e sapone o soluzione idroalcolica o clorexidina), indossare camice e guanti monouso, assicurare la decontaminazione delle apparecchiature e dei dispositivi utilizzati da altri pazienti. È importante effettuare uno screening specifico per C. auris, oltre che per i batteri MDR (multiresistenti), nei pazienti con una storia di ricovero in regioni ad elevata prevalenza di C. auris».
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