Filippo Cristoferi, comitato scientifico della Fondazione De Gasperi, lancia l’allarme carenza farmaci plasmaderivati e ci descrive una situazione molto preoccupante
Il nostro paese, e non solo, sta risentendo di una generale carenza di farmaci. In particolare, di plasmaderivati, cioè quei farmaci prodotti a partire dalle proteine contenute nel plasma. Sono utilizzati per integrare componenti mancanti del sangue e nella maggioranza dei casi non hanno alternative terapeutiche. «La situazione desta preoccupazione», conferma Filippo Cristoferi, comitato scientifico della Fondazione De Gasperi, in un’intervista a Sanità Informazione nell’ambito del convegno «Virus? Niente paura! Covid e tutela dei pazienti fragili». «Durante la pandemia si sono ridotte notevolmente le donazioni di sangue e plasma per le ragioni che tutti sappiamo e ora recuperare questo deficit genera degli squilibri rispetto alla disponibilità di farmaci plasmaderivati come l’immunoglobuline», dice Cristoferi.
L’impatto di queste carenza è ancora più evidente sui pazienti affetti da malattie croniche e rare. I plasmaderivati vengono utilizzati dai pazienti cronici e rari, ad esempio chi ha un’immunodeficienza primitiva», spiega Cristoferi. «Ma i talassemici usano anche il sangue intero. Il fatto poi – continua – che il sangue intero serva anche per gli interventi chirurgici, quindi per all’attività chirurgica ordinaria degli ospedali può causare una sorta di cannibalizzazione del sangue intero». Da qui posso nascere forti disuguaglianze. «Una determinata scelta allocativa potrebbe privilegiare alcuni pazienti rispetto ad altri. Ma non ci possono essere pazienti di serie A e di serie B – sottolinea Cristoferi – i farmaci vanno garantiti a tutti. Bisogna rendere disponibili quanti più prodotti necessari».
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