Salute 17 Aprile 2025 17:06

Alopecia areata, un problema per 120mila italiani. In arrivo la prima terapia orale

Litfulo (ritlecitinib) rappresenta il primo trattamento orale approvato per l’Alopecia Areata severa negli adulti e negli adolescenti dai 12 anni in su. Un’innovazione che modula la risposta autoimmune alla base della malattia; interrompe l’infiammazione e favorisce la ricrescita dei capelli.
di Redazione
Alopecia areata, un problema per 120mila italiani. In arrivo la prima terapia orale

In Italia circa 120.000 persone convivono con l’Alopecia Areata, una patologia autoimmune imprevedibile e complessa, che colpisce indipendentemente dall’età o dal genere. Oltre al visibile impatto estetico – perdita improvvisa e non cicatriziale dei capelli su una o più aree del cuoio capelluto, o persino su tutto il corpo – questa malattia comporta un peso emotivo e psicologico profondo, influenzando l’autostima, le relazioni sociali e la qualità della vita di chi ne è affetto. Nonostante l’ampia diffusione della patologia, finora le opzioni terapeutiche disponibili erano limitate. Oggi, grazie ai progressi della ricerca e all’introduzione di nuove terapie mirate, i pazienti possono contare su trattamenti efficaci per gestire la malattia e migliorare la qualità della vita.

Il primo trattamento orale dai 12 anni in sù

E’ stato presentato a Bologna il primo trattamento orale approvato per l’Alopecia Areata severa negli adulti e adolescenti di età pari o superiore a 12 anni, sviluppato da Pfizer. Questo inibitore selettivo delle Janus chinasi 3 (JAK3) e della tirosin chinasi espressa nella famiglia del carcinoma epatocellulare (TEC) agisce modulando la risposta autoimmune che colpisce i follicoli piliferi, interrompendo l’infiammazione e favorendo la ricrescita dei capelli. “L’Alopecia Areata è una patologia autoimmune spesso sottovalutata che può compromettere profondamente l’equilibrio psicologico e relazionale dei pazienti, soprattutto nei giovani – spiega Bianca Maria Piraccini, Professore Ordinario di Dermatologia presso l’Università di Bologna –. Ritlecitinib rappresenta un passo avanti nella gestione della malattia: è il primo trattamento orale sviluppato specificamente per questa patologia ed è indicato anche per gli adolescenti dai 12 anni in su. Agisce in modo mirato, modulando selettivamente l’infiammazione che aggredisce i follicoli piliferi, senza comprometterne la funzionalità. La possibilità di somministrazione quotidiana in un’unica compressa migliora non solo l’aderenza alla terapia ma anche l’esperienza complessiva del paziente, che oggi può contare su una prospettiva terapeutica solida e durevole nel tempo”.

L’indicazione di ritlecitinib per il trattamento dell’Alopecia Areata severa è supportata dallo studio ALLEGRO, un trial clinico internazionale, multicentrico, randomizzato e in doppio cieco, che ha coinvolto 718 pazienti con una perdita di capelli sul cuoio capelluto pari o superiore al 50%. Lo studio ha confrontato l’efficacia di ritlecitinib rispetto al placebo, valutando la capacità del farmaco di favorire la ricrescita dei capelli e migliorare la qualità di vita dei pazienti. Dopo 24 settimane, i risultati dello studio hanno dimostrato che il 13% dei pazienti trattati con il farmaco si trovava vicino alla remissione con una copertura del cuoio capelluto superiore al 90%, mentre il 23% aveva una copertura superiore all’80%, rispetto all’1,6% dei pazienti nel gruppo placebo. Dopo 48 settimane, il 31% dei pazienti trattati con il farmaco si trovava vicino alla remissione. Anche lo studio ALLEGRO-LT, condotto a lungo termine per valutare la sicurezza e l’efficacia prolungata di ritlecitinib, ha dimostrato la sostenibilità del trattamento fino a 24 mesi, confermando così il farmaco come opzione terapeutica efficace e sicura per i pazienti con Alopecia Areata severa.

Le conseguenze psicologiche della patologia

L’Alopecia Areata non è considerata una patologia invalidante nel senso clinico del termine, ma le sue conseguenze sul piano psicologico ed emotivo possono essere molto impattanti. La perdita improvvisa dei capelli può infatti generare ansia, depressione e un forte calo dell’autostima. Colpendo persone di tutte le età – inclusi bambini e adolescenti – questa condizione rende particolarmente difficile il percorso di accettazione della propria immagine. A pesare ulteriormente è la percezione sociale della malattia, che può portare a isolamento, difficoltà nelle relazioni quotidiane e, in alcuni casi, a episodi di discriminazione. Per questo, un’efficace gestione della patologia richiede un approccio multidisciplinare, che coinvolga dermatologi, psicologi e medici di medicina generale. Coordinare un percorso terapeutico integrato è, infatti, essenziale per garantire un supporto completo ai pazienti e migliorare l’efficacia dei trattamenti disponibili. “Oggi sappiamo che l’Alopecia Areata non si limita alla perdita dei capelli, ma ha un impatto profondo sulla vita sociale, emotiva e relazionale delle persone – evidenzia Alfredo Rossi, Professore associato di Dermatologia presso l’Università La Sapienza di Roma –. È per questo che diventa essenziale adottare un approccio multidisciplinare, in cui il dermatologo sia il punto di partenza di un percorso che coinvolga anche il supporto psicologico e il medico di medicina generale. Significa passare dalla cura della malattia alla cura della persona. Grazie alle recenti innovazioni terapeutiche, oggi si apre una nuova fase nella gestione dell’Alopecia Areata, soprattutto nei casi più complessi e invalidanti, con risposte più mirate e maggiore attenzione al vissuto del paziente”.

“Riteniamo fondamentale che l’innovazione terapeutica impatti positivamente la qualità di vita delle persone – dichiara Barbara Capaccetti, Direttore Medico di Pfizer in Italia –. In dermatologia siamo impegnati in una stretta collaborazione con la comunità scientifica proprio per sviluppare soluzioni efficaci ai bisogni ancora insoddisfatti dei pazienti. Non solo con terapie innovative come quella presentata oggi, ma anche con la definizione di percorsi di cura sempre più personalizzati, accessibili e integrati, che valorizzino l’ascolto e l’esperienza di chi vive la malattia”.

 

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