Salute 28 Maggio 2024 11:40

Altruista o egoista? Dipende dal cervello

Una regione chiamata corteccia prefrontale ventromediale (vmPFC) ha un ruolo cruciale nei comportamenti di aiuto o ‘prosociali’: se danneggiata la predisposizione all’altruismo appare molto limitata. Lo studio

Altruista o egoista? Dipende dal cervello

Quanto sei disposto a prodigarti per gli altri? La risposta è ‘nascosta’ nel tuo cervello. I ricercatori dell’Università di Birmingham e dell’Università di Oxford hanno individuato una precisa area neurale dalla quale origina la nostra disponibilità ad aiutare gli altri. Lo studio, pubblicato su Nature Human Behaviour, mostra per la prima volta come una regione chiamata corteccia prefrontale ventromediale (vmPFC) abbia un ruolo cruciale nei comportamenti di aiuto o ‘prosociali’. Nella ricerca, gli scienziati si sono concentrati sulla vmPFC, una regione situata proprio nella parte anteriore del cervello, basandosi su risultati di precedenti studi. Precedentemente, utilizzando la risonanza magnetica (MRI),  la vmPFC era stata già associata a quelle scelte che comportano un compromesso tra possibili gratificazioni e lo sforzo necessario per ottenerle.

Ad ogni prova una ricompensa

Nello studio sono stati coinvolti 25 pazienti con danni alla vmPFC, 15 pazienti con danni in altre aree del cervello, e 40 persone sane. I tre gruppi sono stati accuratamente abbinati, senza differenze di genere, età, capacità cognitive o livello di apatia. Inoltre, i componenti dei due gruppi con lesioni non differivano l’uno dall’altro in termini di istruzione o depressione. Ognuno di loro ha partecipato al medesimo esperimento: scegliere tra un’opzione di “riposo” a basso sforzo e bassa ricompensa e un’opzione di “lavoro” ad alto sforzo e alta ricompensa. In metà delle prove la ricompensa era destinata a se stessi (self), nell’altra metà ad un’altra persona anonima. Durante le diverse prove i ricercatori hanno misurato quanto i partecipanti fossero disposti ad esercitare uno sforzo fisico ( ad esempio stringendo un dispositivo utilizzando parte o tutte le energie a disposizione) per guadagnare delle ricompense in denaro, destinate a se stessi o ad un altro partecipante alla ricerca. Gli scienziati hanno motivato adeguatamente tutti gli individui coinvolti, persuadendoli che i loro sforzi avrebbero avuto conseguenze reali.

Ecco perché alcune persone sono meno disposte ad aiutare gli altri

I ricercatori hanno misurato l’impatto della ricompensa e dello sforzo per ogni partecipante, riuscendo così a quantificare con precisione la motivazione personale. I risultati dello studio hanno chiaramente dimostrato che l’attivazione della corteccia prefrontale ventromediale è necessaria affinché un individuo si senta motivato ad aiutare gli altri. I pazienti con danni alla vmPFC erano meno disposti ad aiutare gli altri: anche chi affermava apertamente di volersi prodigare per il prossimo esercitava meno forza e guadagnavano meno denaro da destinare a terze persone rispetto ai gruppi di controllo. Per concludere la ricerca, gli studiosi hanno identificato anche delle sottoregioni specifiche all’interno della vmPFC che, se danneggiate, rendevano le persone particolarmente antisociali e riluttanti a prodigarsi per un’altra persona. Gli scienziati sono convinti che partendo dai risultati ottenuti si possa studiare lo sviluppo di nuovi trattamenti per alcuni particolari disturbi clinici, come ad esempio la psicopatia, comprendendone i meccanismi neurali sottostanti.

 

 

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