Salute 23 Settembre 2022 09:51

Alzheimer: arriva la terapia occupazionale a distanza per non lasciare mai soli malati e caregiver

Il progetto prevede un servizio di telemedicina e teleassistenza quotidiano con una équipe di esperti. Orientina di Giovanni (ideatrice del programma) «In questo modo riusciamo a garantire una continuità e una costanza di intervento anche quando il deficit progredisce e occorre trovare delle strategie nuove»

Alzheimer: arriva la terapia occupazionale a distanza per non lasciare mai soli malati e caregiver

Un terapista occupazione a distanza per sostenere i malati di Alzheimer e i loro caregiver in ogni momento, è questa la novità del percorso ad alta tecnologia messo a punto da PrivatAssistenza, la prima rete nazionale di assistenza domiciliare. Il progetto, che prende il nome di Demadya Care, è una soluzione di teleassistenza e tele riabilitazione occupazionale che affianca la famiglia e il paziente con demenza.

Terapia occupazionale a distanza per aiutare il caregiver e il malato

I malati di Alzheimer sono circa 600 mila con una previsione per il 2050 di 280 anziani ogni 100 giovani ad elevata insorgenza di questo genere di patologia. Un aumento così progressivo da portare l’OMS e la Alzheimer Disease International (ADI) ad indicare questa patologia come priorità mondiale di salute pubblica. «La letteratura ha riconosciuto nelle persone con deficit cognitivo un grande numero di disturbi comportamentali, che possono essere di rabbia o di apatia, molto spesso provocati da una modalità non appropriata con la quale il caregiver assiste la persona malata – spiega a Sanità Informazione Orientina Di Giovanni, manager del gruppo Zambon e ideatrice del progetto di terapia occupazionale a distanza – in questo contesto la figura del terapista occupazionale, che affianca il caregiver, permette di individuare l’atteggiamento corretto da avere nei confronti dei pazienti in ogni momento e di migliorare l’indipendenza e la qualità di vita degli stessi permettendo loro di vivere la malattia con maggiore dignità».

Un puzzle da scomporre e ricomporre ogni giorno

Per andare incontro ai caregiver che hanno un carico fisico e psicologico non indifferente, e ai malati che vivono spesso un senso di inadeguatezza per le esperienze di insuccesso nell’agire quotidiano, il terapista occupazionale a distanza cerca di trovare la chiave per aprire un canale di comunicazione che permetta di migliorare l’autonomia del paziente nel quotidiano e per farlo si avvale di una équipe multidisciplinare messa a disposizione dell’assistito. «Ogni attività quotidiana viene smontata a pezzi e valutata in base alle capacità residue del paziente – spiega l’autrice del progetto -, si va a vedere in che modo la persona che presenta un deficit possa svolgerla al meglio con l’integrazione di ausili. L’obiettivo è di ottenere l’ingaggio e la fiducia del malato e di accompagnarlo durante tutte le fasi della malattia».

Come funziona il programma

La diade (coppia formata da persona con demenza e il suo caregiver) viene “arruolata” da un Terapista Occupazione al termine di un percorso che prevede cinque sessioni per la valutazione delle comorbidità, del deficit cognitivo e degli impatti che questo ha sul quotidiano. A seguire viene fatta una valutazione anche sul caregiver per capire come presta assistenza, quali difficoltà incontra e quali provocano più stress. «Al riguardo si utilizza una scala specifica chiamata “zarit burden inventory” che permette di misurare le conseguenze che il carico assistenziale di un famigliare con patologie croniche degenerative ha sul caregiver», aggiunge Di Giovanni.

Al termine delle sessioni viene definita l’équipe da affiancare al terapista occupazionale: l’infermiere che si occupa dell’educazione terapeutica del malato, lo psicologo che identifica le criticità che caratterizzano il rapporto tra assistito e caregiver cercando di prevenire le condizioni di stress di quest’ultimo, e il geriatra che vigila sugli aspetti di competenza medica e indirizza la famiglia, in caso di necessità, verso lo specialista più appropriato. «In questo ambito vengono identificati i bisogni, definito il programma di intervento da condividere con la famiglia e gli obiettivi da raggiungere. La famiglia ha la possibilità di contattare il proprio terapista occupazionale in ogni momento grazie alla telemedicina – sottolinea colei che ha disegnato il programma di teleassistenza e tele riabilitazione occupazionale distribuito da PrivatAssistenza -. In questo modo riusciamo a seguire il paziente sempre e a garantire una continuità e una costanza di intervento anche quando il deficit progredisce e occorre trovare delle strategie nuove».

Costi accessibili

I servizi di terapia occupazionale a distanza comprendono anche il reset occupazionale, percorso di comprensione e risoluzione delle difficoltà; il sostegno in continuità, di durata semestrale o annuale, per consolidare i risultati raggiunti, monitorando l’insorgenza di nuovi sintomi; il sostegno in vacanza per mantenere la routine dell’assistito anche in caso di cambiamenti temporali di luogo o clima che possono deteriorare l’equilibrio psico-fisico del malato e la sua qualità di vita; e un servizio di assistenza domiciliare h24. «In ogni contesto, dunque, la diade avrà sempre a disposizione il terapista occupazionale e la sua équipe multidisciplinare di riferimento. La presenza di un servizio specialistico come questo, disegnato su misura per l’assistito e il caregiver, che grazie alle nuove tecnologie permette di dare risposte tempestive a ogni nuova esigenza, non deve però far pensare ad un programma inaccessibile ai più, dal momento che non è coperto dal Servizio Sanitario Nazionale – conclude Orientina Di Giovanni – , infatti il costo giornaliero equivale a quello di un cappuccino e una brioche al bar».

 

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