Per individuarli, gli scienziati hanno esaminato le proteine nel liquido cerebrospinale di individui con e senza malattia di Alzheimer. In particolare, i pazienti con diagnosi di Alzheimer presi in esame si trovavano in stadi diversi della patologia
Diagnosi più precise e tempestive della malattia di Alzheimer e possibilità di predirne la progressione clinica: è questa la prospettiva offerta da un nuovo studio condotto dai ricercatori dell’Università Fudan a Shanghai, in China, e recentemente pubblicato sulla rivista Nature Human Behavior. Gli scienziati hanno identificato nuovi biomarcatori della patologia, utili ad accertare la presenza della patologia. Per individuarli, hanno esaminato le proteine nel liquido cerebrospinale di individui con e senza malattia di Alzheimer. In particolare, i pazienti con diagnosi di Alzheimer presi in esame si trovavano in stadi diversi della patologia.
“Abbiamo utilizzato la proteomica, un metodo sofisticato che consente la misurazione simultanea di più proteine all’interno di un campione”, dicono gli autori del lavoro. “Questa tecnica – aggiungono – ha coinvolto la spettrometria di massa, che è altamente sensibile e capace di rilevare anche cambiamenti minimi nei livelli di proteine”. Le analisi hanno rivelato proteine specifiche per la malattia di Alzheimer, oltre a identificare proteine che potrebbero indicare infiammazioni, danni neuronali e altre alterazioni nei processi fisiologici umani. “Il risultato più significativo di questo studio – osservano i ricercatori – è l’identificazione del nuovo biomarcatore Csf Ywhag”.
Questo biomarcatore potrebbe cambiare il destino di non poche persone, se si considera che in Europa la demenza di Alzheimer rappresenta il 54% di tutte le demenze, La prevalenza di questa patologia aumenta con l’età e risulta maggiore nelle donne, che presentano valori che vanno dallo 0,7% per la classe d’età 65-69 anni al 23,6% per le ultranovantenni, rispetto agli uomini i cui valori variano rispettivamente dallo 0,6% al 17,6%. Ottenere un metodo di diagnosi efficace, come il biomarcatore Csf Ywhag, significherebbe poter individuare la malattia sin dagli stadi più precoci e predisporre le terapie più adeguate per rallentarne la progressione.
Per valutare l’efficacia dei biomarcatori identificati, i ricercatori hanno condotto uno studio di follow-up su un gruppo indipendente di pazienti. I risultati di questo studio hanno convalidato la forza dei biomarcatori. Inoltre, utilizzando i dati delle autopsie, gli autori hanno dimostrato che i biomarcatori identificati potevano distinguere tra campioni prelevati da individui deceduti con Alzheimer e quelli prelevati da altri che non avevano mai ricevuto una diagnosi della malattia, superando i biomarcatori esistenti utilizzati per diagnosticare la malattia. I biomarcatori scoperti hanno anche predetto efficacemente la progressione clinica alla demenza. In futuro, questo studio potrebbe portare allo sviluppo di strumenti di alta precisione per diagnosticare accuratamente l’Alzheimer, nonché interventi terapeutici precoci mirati.
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