Fotofobia e strofinamento degli occhi sintomi da non sottovalutare. L’oculista Amerio: «Non esistono segnali evidenti pertanto il rischio che questa condizione non venga riconosciuta per tempo e diventi irreversibile è molto alto». Al foglio informativo hanno lavorato anche gli artisti Luca Blengino e Toni Cittadini
Si chiama ambliopia, più comunemente nota come sindrome dell’occhio pigro. Si tratta di una patologia che colpisce un bambino su trenta in età pediatrica per la quale un occhio lavora meno e dunque il bambino non vede bene. Se non viene riconosciuta e curata entro i 6 /7 anni di età diventa irreversibile. Per riconoscerla e combatterla i Lions clubs da due anni portano avanti, a livello internazionale, la campagna Sight for Kids per sensibilizzare famiglie e scuole dell’infanzia sull’importanza della prevenzione. Con un opuscolo stampato in centomila copie hanno attuato una diffusione capillare sul territorio, mentre ad un comitato scientifico è stato affidato il compito di tracciare le linee guida per uniformare le metodologie di lavoro dei vari club in luoghi pubblici e nelle scuole d’infanzia, dove vengono effettuati degli screening a tappeto sulla popolazione infantile di tre e quattro anni per individuare chi è a rischio e chi invece ha già in corso una ambliopia.
«Si tratta di un progetto che si articola in due ambiti: informazione e prevenzione – spiega Gianni Amerio, medico oculista e coordinatore del progetto – Grazie a due artisti italiani, Luca Blengino per la sceneggiatura delle tavole a fumetti e Toni Cittadini per il disegno, quest’anno abbiamo creato un opuscolo a fumetti che ha l’obiettivo di sensibilizzare un vasto pubblico perché l’importante in questa patologia misconosciuta è riconoscerla in tempo».
Quali sono i campanelli di allarme a cui porre attenzione?
«Purtroppo, non è facile riconoscere l’ambliopia perché un bambino che vede poco dalla nascita non manifesta disagio. Non solo, il più delle volte l’ambliopia è mono laterale, per cui il bambino vede benissimo da un occhio e non con l’altro. Questo disequilibrio ritarda la diagnosi. Esistono però dei segnali che i genitori o gli educatori possono cogliere: se il bambino manifesta fotofobia, ovvero presenta particolare sensibilità alla luce, oppure si strofina spesso gli occhi, o ancora nei casi più gravi fa fatica ad afferrare alcuni oggetti, in questi casi è opportuno approfondire con una visita. Nella maggior parte dei casi, però, non esistono segnali evidenti pertanto il rischio che questa condizione non venga riconosciuta per tempo e diventi irreversibile è molto alto. Per questo la visita oculistica nei primi due anni di età diventa fondamentale, dovrebbe essere un’abitudine e in quella direzione va il nostro sforzo».
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Una volta individuata l’ambliopia cosa occorre fare?
«Si interviene con un occhiale correttivo. Se l’ambliopia è presa precocemente non serve neppure la benda dell’occhio sano, ma un occhiale correttivo con una lente apposita che aiuta l’occhio ad imparare a vedere. Se invece il problema si evidenzia in età scolare oppure c’è un grosso problema di disparità tra un occhio e l’altro, si ricorre a questo bendaggio, praticamente si penalizza l’occhio che vede meglio per far lavorare di più quello che vede peggio. Questa operazione viene fatta con un cerotto sull’occhio sano o con delle lenti particolari che hanno dei filtri che si applicano sull’occhiale per penalizzare la vista nell’occhio sano. Vanno portati come una medicina per un tempo che il medico oculista ritiene opportuno».
Quanto dura una cura?
«Dipende, anche qui prima si riconosce e si tratta l’ambliopia, prima si risolve il problema. Il bambino molto piccolo ha una capacità di recupero veloce, bastano pochi mesi perché il bambino impari a vedere con entrambi gli occhi e quindi non ha più bisogno dei correttivi. Quando invece l’età è più avanzata, cinque o sei anni, la correzione va portata fino a quando non si stabilizza il campo visivo, ovvero verso i 10 anni e non sempre la cura è risolutiva, l’occhiale potrebbe non bastare neppure per risolvere completamente il problema. Un bambino ambliope, non trattato per tempo, sarà un ragazzino che dovrà portare certamente l’occhiale però anche così non recupererà del tutto la vista, ma si fermerà a cinque, sei decimi perché il problema di fondo dell’occhio pigro è proprio questo: non si tratta di una patologia dell’occhio, ma del cervello che non si è collegato bene con un occhio perché non rispondeva bene e una volta che le connessioni nervose sono instaurate, diminuisce la plasticità neuronale e quindi la vista rimane bloccata, se non si interviene velocemente».
Un consiglio per i genitori?
«È importante sottoporre i bambini ad una prima visita intorno ai due, tre anni di età. Non aspettare che il bambino impari a leggere, come fanno anche alcuni pediatri per far fare la visita oculistica in età scolare: nel caso di una ambliopia importante quella è già un’età tardiva e rischia di non permettere una cura risolutiva».