Salute 28 Settembre 2020 05:43

Amiloidosi cardiaca, diagnosticarla in tempo per gestirla al meglio. Presentato un documento di consenso tra associazioni di pazienti

Il progetto è stato realizzato dall’Osservatorio Malattie Rare con il contributo non condizionante di Pfizer e porta la firma di fAMY, Conacuore, Fondazione Italiana per il Cuore e UNIAMO FIMR Onlus

Amiloidosi cardiaca, diagnosticarla in tempo per gestirla al meglio. Presentato un documento di consenso tra associazioni di pazienti

Amiloidosi cardiaca: è la diagnosi precoce il fattore chiave per la sopravvivenza. Fiato corto, astenia e aritmie: questi i principali campanelli d’allarme dell’amiloidosi cardiaca, una malattia sistemica, rapidamente progressiva, che può presentare anche diversi sintomi non cardiaci, come quelli oftalmologici, neurologici e gastrointestinali. Per questo spesso viene confusa con altre malattie, e quindi sottodiagnosticata. La scintigrafia miocardica con traccianti ossei può essere determinante per arrivare quanto prima alla sua identificazione: ad oggi la sopravvivenza stimata dei pazienti è di 3-5 anni dal momento della diagnosi.

A questa patologia rara è dedicato Amiloidosi Cardiaca, conoscerla per diagnosticarla in tempo e gestirla al meglio”, un documento di consenso tra le associazioni di pazienti curato da Osservatorio Malattie Rare e realizzato con il contributo non condizionante di Pfizer. Il documento – un progetto che porta la firma di fAMY – Associazione Italiana Amiloidosi Familiare ONLUS, Conacuore – Coordinamento Nazionale Associazioni del Cuore, Fondazione Italiana per il Cuore e UNIAMO FIMR Onlus – Federazione Italiana Malattie Rare – è stato presentato oggi nel corso di una conferenza stampa online.

 «Obiettivo del documento, che abbiamo deciso di illustrare proprio in prossimità della Giornata Mondiale del Cuore che si celebra in tutto il mondo domani 29 settembre, è quello di affrontare le problematiche riferite dalle persone affette da amiloidosi cardiaca e proporre soluzioni innovative per migliorare la loro vita quotidiana», ha affermato Paolo Magni, Coordinatore Comitato Scientifico della Fondazione Italiana per il Cuore. «L’idea alla base di questo lavoro è creare uno strumento che possa essere utile sia ai medici, che avranno la possibilità di conoscere e quindi gestire meglio questa condizione, sia alle istituzioni, che potrebbero intraprendere iniziative per ridurre le gravi difficoltà vissute quotidianamente dai malati».

Le amiloidosi sono un gruppo di patologie rare, invalidanti e spesso fatali, caratterizzate dall’accumulo dannoso di sostanza amiloide all’interno dell’organismo. Attualmente se ne conoscono circa 30 tipologie e si stima che in Italia ci siano 356 casi, in 120 famiglie, di persone affette dalla forma ereditaria di questa malattia. Le amiloidosi sono patologie multisistemiche: quando è il cuore ad essere l’organo più colpito la grave forma di scompenso che ne deriva viene chiamata appunto “amiloidosi cardiaca”.

«Con l’amiloidosi cardiaca si ha un accumulo di sostanza amiloide nel cuore. Il depositarsi di questa sostanza nel tessuto muscolare dell’organo fa sorgere una serie di problemi: incrementa lo spessore delle pareti dei ventricoli, che diventano più rigide, ne riduce l’efficienza contrattile e ne altera il rilasciamento», ha spiegato Giuseppe Ciancamerla, Presidente di Conacuore. «A parte il tessuto miocardico, l’infiltrazione può coinvolgere anche le valvole cardiache e il sistema di conduzione dello stimolo elettrico, modificandone il corretto funzionamento. Le forme più comuni di amiloidosi cardiaca sono due: l’amiloidosi da catene leggere (AL) e l’amiloidosi da transtiretina (ATTR)».

Come emerge dal documento di consenso sono ancora tante le necessità da affrontare. In particolare, le richieste delle associazioni di pazienti sono cinque:

  • aumentare il livello di conoscenza e consapevolezza della malattia e dei suoi sintomi;
  • considerare con attenzione la storia clinica familiare del paziente e non sottovalutare sintomi anche se modesti;
  • gestire i pazienti attraverso un team multidisciplinare esperto;
  • rendere tempestivamente disponibili le nuove terapie ai malati;

 

  • adottare strumenti quali il registro dei pazienti, le linee guida diagnostico-terapeutiche e i PDTA.

«L’amiloidosi cardiaca è una malattia complessa; molte delle dinamiche che vivono i pazienti affetti sono le stesse per tutti i malati rari», ha sottolineato Annalisa Scopinaro, Presidente di UNIAMO-Federazione Italiana Malattie Rare. «Il ritardo diagnostico o addirittura, spesso, la mancata diagnosi, le difficoltà nell’essere indirizzati a un centro di competenza, le terapie che in molti casi non ci sono e in altri sono insufficienti, e il senso di solitudine e di rassegnazione sono le problematiche che emergono più frequentemente e per le quali bisogna trovare delle soluzioni».

Un motivo di preoccupazione tra le associazioni dei pazienti, come emerge dal documento, riguarda poi la tempistica della disponibilità dei farmaci, da sei mesi a un anno e mezzo, con una evidente disuguaglianza a livello regionale. «Questi tempi sono eccessivi e i pazienti non possono permettersi di aspettare», ha commentato Andrea Vaccari, Presidente di fAMY – Associazione Italiana Amiloidosi Familiare. «È fondamentale che il percorso venga facilitato e velocizzato affinché tutti coloro che ne hanno bisogno possano avere quanto prima la disponibilità delle nuove terapie. È, inoltre, essenziale la coesione fra le associazioni dedicate a malattie simili. Il lavoro svolto nell’ambito dell’amiloidosi cardiaca da fAMY, Conacuore, Fondazione Italiana per il Cuore e UNIAMO è un esempio di collaborazione che ha messo a disposizione competenze ed esperienze di vita con un unico obiettivo: migliorare i tempi della diagnosi e quindi la gestione complessiva del paziente e la sua qualità di vita».

Alla conferenza stampa online hanno partecipato anche la Sen. Paola Binetti, Presidente Intergruppo Parlamentare per le Malattie Rare – XII Commissione Senato della Repubblica, “Igiene e Sanità”, l’On. Fabiola Bologna, Commissione XII “Affari sociali”, Camera dei Deputati, Francesco Tosi, fAMY, Associazione Italiana Amiloidosi Familiare, Laura Obici, Centro per lo studio e la cura delle Amiloidosi Sistemiche della Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo e Domenica Taruscio, Direttrice del Centro Nazionale Malattie Rare. L’incontro è stato moderato da Ilaria Ciancaleoni Bartoli, Direttore Osservatorio Malattie Rare.

Iscriviti alla newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato

Articoli correlati
Rischio cardiovascolare al femminile, le donne italiane lo sottostimano
La maggior parte delle donne italiane sottostima il proprio rischio cardiovascolare, non conosce tutti i fattori di rischio, e anche quando li conosce, non migliora il proprio stile di vita. È quanto emerge dallo studio CARIN WOMEN condotto da A.R.C.A. (Associazioni Regionali Cardiologi Ambulatoriali) , realizzato con il contributo non condizionante di Daiichi Sankyo Italia
Ictus cerebrale, il cuore gioca un ruolo cruciale. La fibrillazione atriale è tra i principali fattori di rischio
Il cuore gioca un ruolo cruciale nell’insorgenza dell’ictus cerebrale, essendone la fibrillazione atriale una delle principali cause. Ma non tutti sono a conoscenza di questo legame pericoloso e A.L.I.Ce. Italia Odv, in occasione di aprile mese della prevenzione, intende sensibilizzare le persone sull’importanza di non sottovalutare lo stretto rapporto tra cuore e cervello
di V.A.
Cure cardiovascolari a prova di pandemia e clima. Italia in prima linea nel progetto europeo RESIL-Card
La Società Italiana di Cardiologia interventistica (GISE) prende parte al consorzio europeo RESIL-Card che punta a rendere il sistema di assistenza e cure cardiovascolari più resilienti nelle crisi
di V.A.
Dolore toracico, con tecnologie di precisione meno morti e infarti
L’impiego selettivo della Tac coronarica integrata con la FFRct (fractional flow reserve CTderived) riduce il rischio di morte e di infarto del 65%, evitando esami invasivi non necessari. Questo, in estrema sintesi, è quanto emerso da due analisi dello studio clinico internazionale PRECISE, pubblicato sulla rivista Jama Cardiology
di V.A.
Il cioccolato fondente riduce il rischio di ipertensione arteriosa
Il cioccolato fondente potrebbe essere un "dolce" alleato contro l'ipertensione arteriosa, cosiddetta "essenziale" perché la causa è sconosciuta. A scoprirlo è stato uno studio dello Shaoxing People's Hospital, in Cina, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Scientific Reports
GLI ARTICOLI PIU’ LETTI
Advocacy e Associazioni

Percorso Regolatorio farmaci Aifa: i pazienti devono partecipare ai processi decisionali. Presentato il progetto InPags

Attraverso il progetto InPags, coordinato da Rarelab, discussi 5 dei possibili punti da sviluppare per definire criteri e modalità. Obiettivo colmare il gap tra Italia e altri Paesi europei in ...
Advocacy e Associazioni

Disability Card: “Una nuova frontiera europea per i diritti delle persone con disabilità”. A che punto siamo

La Disability Card e l'European Parking Card sono strumenti che mirano a facilitare l'accesso ai servizi e a uniformare i diritti in tutta Europa. L'intervista all'avvocato Giovanni Paolo Sperti, seg...
Sanità

I migliori ospedali d’Italia? Sul podio Careggi, l’Aou Marche e l’Humanitas di Rozzano

A fotografare le performance di 1.363 ospedali pubblici e privati nel 2023 è il Programma nazionale sititi di Agenas. Il nuovo report mostra un aumento dei  ricoveri programmati e diu...