Salute 10 Luglio 2024 18:08

Anche il cuore ha il suo cervello: “Aiuta le cellule a ringiovanire”

In uno studio gli effetti positivi esercitati dalla somministrazione low dose di Brain Derived Neurotrophic Factor, un’importante neurotrofina, in un gruppo di pazienti affetti da Fibrillazione Atriale Parossistica, una forma di aritmia benigna, seppur molto frequente, senza danni strutturali
di I.F.
Anche il cuore ha il suo cervello: “Aiuta le cellule a ringiovanire”

“Io penso, dunque sono, ossia esisto” è la traduzione della famosa affermazione cartesiana, “cogito ergo sum”, basata sul concetto che mente e corpo siano separati, cioè che la fisicità del corpo possa esistere separata dal ragionamento e dal giudizio morale della mente. Oggi, la moderna neurologia mette in dubbio tale asserzione, spingendosi a definirla “Errore di Cartesio”, in quanto mente e corpo non sono entità distinte (Dualismo Cartesiano), ma pensiero e ragionamento sono strettamente collegati alla fisicità materiale del corpo, con le emozioni e i vissuti che influiscono sulla sua fisiologia. Questi sono solo alcune delle argomentazioni avanzate dal Professore Massimo Fioranelli per spiegare come le neurotrofine, proteine essenziali per il funzionamento del corpo umano, non siano prodotte solo dal Sistema Nervoso Centrale, ma anche da neuroni presenti in molti altri organi e tessuti, incluso il cuore.

Il cuore ha 50-70mila neuroni

Nel corso del tempo, la ricerca scientifica condotta in questo ambito ha rivelato che il cuore possiede un nucleo di neuroni composto da 50-70mila unità, con funzionalità finora inaspettate, un vero e proprio “cervello del cuore” posizionato tra l’aorta e l’arteria polmonare, che interagisce sia con il cervello “primario”, sia con i “cervelli” di tutto il corpo. Partendo da queste importanti scoperte, ci si è concentrati in particolare sul ruolo del BDNF (Brain Derived Neurotrophic Factor), un’importante neurotrofina isolata per la prima volta nel 1982 a Monaco di Baviera, alla quale sono ascritte numerose funzioni: dalla sopravvivenza neuronale alla plasticità sinaptica, dalla sinaptogenesi alla crescita e differenziazione neuronale. È da ciò evidente e conseguente il suo possibile ruolo nel trattamento di molte malattie nervose e neurodegenerative.

Lo studio su pazienti con Fibrillazione Atriale Parossistica

Ma le evidenze circa la presenza di neuroni anche a livello cardiaco ha aperto la strada a nuovi filoni di ricerca sull’utilizzo di BDNF in ambito cardiologico. È il caso del lavoro pubblicato recentemente su Minerva Cardiology and Angiology_BDNF in cui il Gruppo del Prof. Fioranelli ha descritto gli effetti positivi esercitati dalla somministrazione di BDNF low dose in un gruppo di pazienti affetti da Fibrillazione Atriale Parossistica, una forma di aritmia benigna, seppur molto frequente, senza danni strutturali. “Gli studi sul BDNF hanno fatto emergere come questa neurotrofina possa aiutare il cuore e le sue cellule a ‘ringiovanire’ grazie al suo effetto trofico e rigenerativo”, spiega il Prof. Massimo Fioranelli, Specialista in Cardiologia, Professore Associato di Fisiologia dell’Università Guglielmo Marconi di Roma, in occasione del Symposium sulla Medicina dei Sistemi, tenutosi all’Università degli Studi di Milano.

Il corpo umano è un ‘sistema complesso’

Il professor Fioranelli ribadisce come “ogni parte dell’organismo umano (dai sistemi e apparati agli organi e tessuti, fino ad ogni singola cellula) è parte di un sistema complesso, in cui tutto è interconnesso e interagente”. È alla luce di queste considerazioni che una molecola come BDNF può giocare un ruolo chiave non solo nel miglioramento delle condizioni cardiache, ma anche nell’integrazione delle funzioni del cuore con gli altri organi all’interno del sistema complesso rappresentato dall’organismo.

 

 

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