Daniele Fumelli lavora all’ospedale Torrette di Ancona e descrive una situazione preoccupante: «È come la prima ondata. Gran parte dei ricoveri sono sotto i 70 anni, abbiamo complicanze a 50 anni, intubati a 35 anni». Variante inglese riscontrata nel 58% dei campioni, scuole chiuse e città semi-deserta
La Mole Vanvitelliana di Ancona, l’ex lazzaretto circondato dalle acque del mare, sembra oggi quasi un’isola felice perché staccata da quella terraferma dove il Covid imperversa da settimane.
Il capoluogo delle Marche è oggi una “città fantasma”, come titolano alcuni giornali locali: tra il 24 febbraio e ieri sono stati in tutto 2.363 i nuovi contagi nella provincia anconetana, con il dato record di oltre 400 casi ogni centomila abitanti, destinato inesorabilmente ad aumentare. Il trend è in aumento in tutta la regione Marche: 919 casi nelle ultime 24 ore con i dati della vicina provincia di Macerata in netto peggioramento. La Regione ha sforato anche il tetto del 30% dei posti occupati in terapia intensiva.
La terza ondata è colpa, con buona probabilità, della variante inglese che è stata intercettata in circa il 58% dei campioni di tamponi arrivati all’istituto di virologia dell’ospedale regionale di Torrette. Il nosocomio anconetano è il ‘sismografo’ di questa terza ondata che ormai è una realtà in atto: il Pronto soccorso è preso d’assalto e si prova a resistere con continue riorganizzazioni.
«Questa terza ondata è molto peggio della seconda, siamo ai livelli della prima. Abbiamo 20-25 persone in media che aspettano in Pronto soccorso fino a 3-4 giorni per essere ricoverate. Molti vengono tamponati e mandati a casa. Si cerca di dare una sorta di precedenza, di fare le terapie a casa con l’ossigeno, le eparine, gli antibiotici, il cortisone sperando che quelli che stanno meglio possano migliorare standosene a casa» racconta a Sanità Informazione Daniele Fumelli, Vice Segretario Anaao Marche e medico dell’Ospedale Torrette: pur lavorando in un altro reparto, svolge attività di ausilio aggiuntivo nell’area semi intensiva dedicata al Covid.
«Vado a fare delle notti in area Covid perché il carico di lavoro è aumentato tantissimo e ha sovraccaricato la struttura negli ultimi 20 giorni come non lo era più da tanto tempo», spiega ancora Fumelli che a marzo è stato colpito dal coronavirus e da allora ha continuato a donare il plasma iperimmune.
A preoccupare, però, non è solo l’aumento dei contagi: il virus sembra ora più aggressivo e sembra prediligere persone più giovani. «I pazienti sono cambiati – continua Fumelli -. Sono in media più giovani con una più marcata aggressività della malattia. Fino a Natale c’erano soprattutto persone anziane e tutto sommato i posti erano sufficienti, adesso non lo sono più. Prima gli under 70 davano, per la maggior parte, pochi problemi. Adesso gran parte dei ricoveri sono sotto i 70 anni, abbiamo complicanze a 50 anni, intubati a 35 anni. Non che prima non ci fossero, ma adesso sono parte cospicua dei pazienti e sono più gravi».
Fermare questa ‘valanga’ che sta travolgendo Ancona e le Marche e che potrebbe estendersi a tutto il territorio nazionale sembra maledettamente complicato. Per i sanitari, si tratta di affrontare ancora una situazione difficile e dopo un anno diventa sempre più complicato trovare le energie: «Sicuramente c’è da fare un cambio di passo, di atteggiamento, di attenzione, dedicare personale, soldi, risorse a questa emergenza perché sennò la portiamo avanti troppo – continua Fumelli -. Serve un appello alla responsabilità rivolto alla popolazione: non tutti hanno capito che i rischi stanno aumentando piuttosto che diminuire».
La speranza sono i vaccini: ieri la Regione Marche ha iniziato a vaccinare il personale delle forze dell’Ordine mentre procede con i docenti e gli over 80. Una corsa contro il tempo che al momento vede il virus in vantaggio.
«Ho avuto il Covid all’inizio dell’anno scorso ma vedo che i vaccini stanno facendo dei titoli anticorpali anche maggiori, per cui mi sento di dire che il vaccino darà una mano a proteggere la popolazione. Io stesso farò il richiamo la settimana prossima» continua il medico marchigiano.
Ancona è già zona rossa da due giorni ma è probabile che questa non sarà una misura di breve durata. Le scuole sono chiuse in città, ma quello ora sembra essere il minore dei problemi.
«Ad Ancona ci sono vari focolai, a partire dalle scuole riaperte – spiega Fumelli -. Ai ragazzi si può chiedere attenzione ma non si può pretendere un rigore totale. L’altra osservazione che si può fare è la presenza del porto che è una zona franca per cui si può attraversare la dogana a piedi e lì avere dei bar aperti, un elemento discorde rispetto al rigore che c’è in città. Non so se serve un altro lockdown come quello della primavera scorsa ma forse occorrono più controlli. Il problema è trovare il corso pieno, le spiagge nel fine settimana piene di gente che passeggia. Poi abbassa la mascherina, incontra un amico e chiacchiera. Tutto questo è da evitare».
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