Il presidente FNOMCeO: «Piccole rinunce sono ora un grande strumento per ridurre il contagio. Usiamo strumenti per restare sociali ma non usciamo»
«Le misure introdotte con il nuovo Dpcm mi sembrano misure di buon senso. Ancora una volta, il Governo prova a trovare un equilibrio tra la sostenibilità dell’economia e la tutela della Salute. E questo non significa piegarsi alle esigenze della prima, accantonando la seconda. Tutti dobbiamo ricordare, infatti, che la povertà si correla ad un aumento delle malattie e della mortalità, e alla perdita di anni in buona salute. Quindi possiamo dire che il Governo sta cercando di mettere in pratica una tutela della salute al quadrato», commenta Filippo Anelli, presidente FnomCeo, il testo del nuovo Dpcm.
«Ciò detto, credo che il Governo debba far comprendere ai cittadini e agli amministratori che la trasmissione del virus avviene attraverso l’incontro tra persone – continua Anelli -. Ridurre la frequenza, la vicinanza e la durata dei contatti significa rallentarla. Abbiamo compreso che l’uso delle mascherine, l’igiene delle mani, le altre misure sono fondamentali per la prevenzione, ma quando il numero dei contagiati supera una certa soglia, come sta avvenendo ora, non sono più sufficienti a fermare il virus».
Anelli invita i cittadini a far leva sulla responsabilità personale. «Bisogna incentivare i cittadini a restare il più possibile a casa, invitandoli a una sorta di “auto-lockdown gentile”, cioè con restrizioni miti e di iniziativa autonoma». «In questo senso, va benissimo lo smart-working. Va bene la chiusura delle vie e delle piazze, se in quelle zone si assembrano le persone. Va bene l’accesso differenziato a scuola, anche di pomeriggio. Ai ragazzi dobbiamo insegnare poi a stare a casa, ad evitare il più possibile i luoghi affollati, spostando le naturali e giuste esigenze di socialità sulla scuola, sulla visita agli amici sì, ma pochi per volta, sui contatti telefonici e telematici».
Guardando all’organizzazione, poi, Anelli ricorda che «è poi necessario potenziare le Usca, le unità speciali di continuità assistenziale, per eseguire i tamponi anche a domicilio e negli uffici. Aggiornare i protocolli per attivare l’inserimento dei dati nell’app Immuni da parte dei Dipartimenti di prevenzione delle ASL, come previsto dallo stesso Dpcm». Per farlo però «occorrono più medici, più anestesisti- rianimatori, perché non basta aumentare i posti letto se non si aumenta il personale per gestirli».
«Ora è il momento della responsabilità – conclude il presidente dei Medici -. Dobbiamo comprendere che le nostre piccole rinunce oggi sono un grande strumento per ridurre il contagio ed evitare misure più drastiche domani. Restiamo a casa. Proteggeremo così le nostre famiglie e le persone più fragili. Faremo in modo che l’età media dei contagiati non aumenti ulteriormente, e con essa i ricoveri e gli ingressi nelle terapie intensive, sottraendo spazio alla cura delle altre malattie, che, ricordiamolo, non sono state cancellate dal Covid».
«Abbiamo strumenti telematici che ci possono consentire a tutti noi di avere dei buoni rapporti sociali e professionali, evitando che il virus si diffonda: restiamo a casa – conclude -. I nostri reparti di rianimazione, le nostre terapie intensive proviamo a lasciarli il più possibile vuoti».
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