Il direttore generale dell’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa), Luca Li Bassi, in occasione del Rapporto ‘L’uso degli antibiotici in Italia 2018’, commenta i dati negativi sulla ricerca: «Non ha trovato gli incentivi giusti per poter avanzare. Un quadro generale che ci impone di fare un uso attento degli antibiotici che abbiamo»
L’impiego inappropriato di antibiotici supera il 30% in tutte le condizioni cliniche prese in esame: dall’influenza al raffreddore, ma anche faringite, tonsillite, cistite non complicata e bronchite acuta. Tuttavia, i tassi di inappropriatezza d’uso sono in calo. È quanto emerge dal rapporto ‘L’uso degli antibiotici in Italia 2018‘ dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), presentato oggi a Roma.
Nel 2018 il consumo totale di antibiotici (comprensivo dell’acquisto privato) è stato di 21,4 dosi giornaliere ogni mille abitanti (Ddd/1000 ab die). Un valore in lievissimo aumento, dato che lo scorso anno era stato di 20,9 dosi al giorno per mille abitanti (+0,5). Ma il trend degli ultimi anni è comunque in calo.
«Dal punto di vista dello sviluppo di nuove molecole, l’ultima con un innovativo meccanismo d’azione risale a 35 anni fa. Questo lascia capire che la ricerca in quest’area si è un po’ fermata o non ha trovato in questi anni gli incentivi giusti per continuare». Così il direttore generale dell’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa), Luca Li Bassi, introducendo la presentazione del rapporto.
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«Ogni volta che usiamo un antibiotico – ha aggiunto – contribuiamo a sviluppo di antibioticoresistenza. Ciò significa che deve essere usato nel modo più appropriato possibile per goderne dei benefici quando serve ed evitare l’insorgenza della resistenza attraverso un uso inappropriato». La mortalità per batteri resistenti, ha ricordato Li Bassi, sta aumentando in modo significativo. «In Italia abbiamo 10mila morti ogni anno per antibioticoresistenza e un batterio su tre è diventato resistente». Questo trend negativo, ha proseguito, «ci vede insieme ad aree del Sud e dell’Est Europa, dove l’uso degli antibiotici e la resistenza ad essi sono più diffuse rispetto al Nord Europa. E lo stesso gradiente lo vediamo, a livello nazionale, tra Nord e Sud Italia».
«C’è la necessità di educazione e informazione sia degli operatori sanitari sia dei pazienti» spiega ai microfoni di Sanità Informazione, il direttore generale dell’Agenzia Italiana del Farmaco. Dal Rapporto emerge «un segnale di maggior consapevolezza e un minor uso di antibiotici, anche se abbastanza debole». Riguardo alle prescrizioni dei medici di famiglia e pediatri: «Esiste ad esempio una correlazione con i picchi influenzali che in teoria non ci dovrebbe essere, perché i picchi influenzali sono dovuti ai virus, se non ai microrganismi. Vorremmo vederlo più forte – conclude Li Bassi – c’è ampio spazio di miglioramento».