Salute 2 Gennaio 2023 15:25

Antibiotico resistenza, Falcone (Univ. Pisa): «Più esponiamo batteri ad antibiotici più troveranno meccanismi per resistere»

Marco Falcone sottolinea che anche in ospedale si ricorre troppo agli antibiotici. Ma per ridurre le infezioni ospedaliere servono infrastrutture e meccanismi di infection control. E spiega: «Azitromicina inutile con il Covid, è malpractice»

L’antibiotico resistenza rischia di essere l’emergenza del futuro. Anche alla luce degli ultimi dati che pongono l’Italia al penultimo posto in Europa, con 19 decessi da infezioni resistenti ogni 100mila abitanti, prima solo della Grecia. Anche per questo il Ministro della Salute Orazio Schillaci ha fatto introdurre nella Legge di Bilancio 40 milioni di euro per ciascuno degli anni 2023, 2024 e 2025 per dare attuazione alle misure e agli interventi previsti nel “Piano Nazionale di Contrasto all’Antibiotico-Resistenza per il triennio 2022-2025” che affronta il fenomeno con azioni di monitoraggio, sorveglianza e contrasto del fenomeno dell’antibiotico-resistenza (ABR) sia nel settore umano sia veterinario, in linea con i piani delle agenzie internazionali.

«L’Italia ha un grosso problema di microorganismi resistenti agli antibiotici» spiega a Sanità Informazione Marco Falcone, professore di Malattie Infettive all’Università di Pisa. «Non è facile trovare una singola causa. Non c’è un unico fattore che predispone a questo. L’abuso di antibiotici è il primo meccanismo. Noi siamo dei grandissimi utilizzatori di antibiotici, in primis quelli che vengono prescritti per poche linee di febbre: c’è anche un po’ di autoprescrizione. C’è il Medico di famiglia ma sappiamo che c’è sempre una certa liberalità nella prescrizione di antibiotici. Poi siamo un paese che consuma tantissimi antibiotici nell’industria animale. Circa l’80-90 per cento di tutti gli antibiotici consumati in Italia è nell’ambito zootecnico. E poi abbiamo il tema delle infezioni ospedaliere, cioè microorganismi presenti negli ospedali».

Come ridurre le infezioni ospedaliere

Secondo Falcone bisogna ricorrere all’infection control per scongiurare queste infezioni ospedaliere che spesso possono essere fatali, soprattutto se colpiscono anziani fragili.

«Le infezioni avvengono in genere perché i microorganismi sono nell’ambiente ospedaliero e passano da un paziente all’altro mediante le procedure – spiega l’infettivologo -. C’è un problema di prevenzione delle infezioni e anche infrastrutturale. Abbiamo ospedali pubblici generalmente non modernissimi, queste strutture non sono state costruite per prevedere l’isolamento dei malati infetti, come avviene nel nord Europa. Inoltre, spesso non ci sono camere singole perchè gli ospedali sono saturi. Bisogna investire anche in infrastrutture. Anche in ospedale c’è un eccessivo utilizzo di antibiotici. Il batterio più lo espongo agli antibiotici, più è intelligente e trova il meccanismo per diventare resistente».

L’abuso di azitromicina durante il Covid

Anche il periodo Covid non è stato esente da abusi di antibiotici, soprattutto quando in molti hanno creduto nelle proprietà curative dell’azitromicina. «Questa è stata una malpractice – spiega Falcone -. Siamo diventati famosi in Europa e nel mondo perchè a un certo punto era finita l’azitromicina in Italia. Non c’è un’evidenza che una infezione virale debba essere trattata con un antibiotico allo scopo di prevenire una eventuale infezione batterica. Oggi sappiamo che il Covid non si cura con gli antibiotici, si possono usare gli antinfiammatori ma l’uso degli antibiotici è un altro esempio di abuso inutile di antibiotici che fa pressione selettiva e seleziona batteri resistenti».

 

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