Le dimensioni de problema impongono più cautela nella prescrizione anche per gli antibiotici per uso topico
L’incapacità di un antibiotico, somministrato alle dosi terapeutiche, di ridurre la sopravvivenza o inibire la replicazione di un batterio patogeno. È così che viene definita l’antibiotico-resistenza, un fenomeno che si è notevolmente diffuso e aggravato negli ultimi decenni, tanto da essere considerato uno dei problemi di salute globale più rilevanti. Una delle cause principali della resistenza agli antibiotici è l’enorme uso che si fa di questi farmaci, spesso anche in modo inappropriato [1].
Il problema è particolarmente rilevante in Italia, paese che, insieme alla Grecia, detiene il primato di diffusione di germi resistenti nel contesto europeo. Questo triste primato è correlato all’uso di antibiotici, ancora superiore alla media europea, anche se con un trend in diminuzione negli ultimi anni [1]. La selezione e la diffusione di ceppi di batteri antibiotico-resistenti ha alcune conseguenze sanitarie rilevanti, poiché determina un aumento della morbilità e della mortalità dei pazienti, un aumento dei giorni di degenza ospedaliera, nonché un ritardo nell’applicazione di una terapia antibiotica appropriata [2].
Da rilevare a riguardo che l’antibiotico-resistenza riguarda non solo le terapie antibiotiche sistemiche ma anche quelle topiche, anche se queste ultime hanno il vantaggio, rispetto a quelle sistemiche, di concentrare il principio attivo in elevate concentrazioni solo nel sito d’infezione, senza una significativa tossicità sistemica [3].
La portata di questo problema si può ben comprendere considerando che le infezioni batteriche cutanee sono molto diffuse, e spesso sostenute da batteri Gram-negativi: si stima per esempio che all’origine del 32-47% di tali infezioni vi sia lo Stafiloccus aureus. Meno frequenti sono invece le infezioni da batteri gram positivi, che colpiscono in particolare pazienti diabetici, immunodepressi o con ferite croniche e post-operatorie [3].
Le precedenti considerazioni devono indurre il clinico a un’attenta prescrizione anche dei farmaci antibiotici per uso topico, con una scelta di soluzioni terapeutiche appropriate, da usare per un periodo di tempo limitato, eventualmente facendo ricorso a esami colturali [3].
Considerate queste cautele di utilizzo, tra i trattamenti topici per le infezioni cutanee trova largo impiego gentamicina solfato allo 0,1%, antibiotico ad ampio spettro che si è dimostrato altamente efficace su diversi tipi di batteri, tra cui: Staphylococcus aureus (ceppi coagulasi positivi, coagulasi negativi e produttori di penicillinasi) e i batteri Gram-negativi (Pseudomonas aeruginosa, Aerobacter aerogenes, Escherichia coli, Proteus vulgaris e Klebsiella pneumoniae) [4].
Gentamicina solfato ha mostrato nell’uso clinico anche un profilo di tollerabilità molto favorevole, in virtù di un assorbimento transcutaneo di norma assente e di un basso tasso di sensibilizzazione cutanea [3].
Bibliografia
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