Ricciardi (ONsAR): «Se non agiamo subito entro il 2050 la resistenza agli antibiotici potrebbe diventare più letale del cancro e prima causa di morte nel nostro Paese»
Negli ultimi anni, il fenomeno dell’antibiotico-resistenza (AMR, AntiMicrobial Resistance) è aumentato notevolmente, rendendo necessaria una valutazione dell’impatto per la salute pubblica. In Europa, secondo quanto riportato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, si verificano ogni anno più di 670mila infezioni da germi antibiotico-resistenti, che causano circa 33 mila decessi (di cui quasi un terzo in Italia, 1° Paese a livello europeo) e sono responsabili di un significativo assorbimento di risorse (sanitarie e non) che ammontano a circa 1,5 miliardi di euro l’anno.
«La buona notizia – sottolinea il professor Walter Ricciardi, ordinario di Igiene Generale e Applicata Dipartimento di Scienze della Vita e Sanità Pubblica Università Cattolica, campus di Roma e Presidente del nuovo Osservatorio Nazionale sull’Antimicrobico Resistenza (ONsAR) – è che 3 decessi su 4 di quelli correlati alle antibiotico-resistenze potrebbero essere prevenuti, la cattiva è che se non agiamo subito entro il 2050 la resistenza agli antibiotici potrebbe diventare più letale del cancro e prima causa di morte nel nostro Paese. Oggi – aggiunge il professor Ricciardi – andare in ospedale è pericoloso come il mountain climbing perché è alto il rischio di infezione correlata all’assistenza, con l’elevata possibilità di non poterla curare perché resistente ai farmaci disponibili. Nel 2050 – continua il professor Ricciardi – l’AMR rappresenterà la principale causa di decesso a livello globale, mentre già oggi l’OMS lo considera tra le 10 principali minacce alla salute globale» E poi, in aggiunta al burden sanitario, l’AMR, a livello globale, è responsabile di oltre 192 milioni di anni di vita vissuti con disabilità – DALYs (Disability-Adjusted-Life-Years) – e di un impatto economico pari a 100 miliardi di dollari.
Il professor Ricciardi parla alla vigilia del meeting scientifico “Antimicrobico-resistenza e One Health, Sfide attuali e prospettive future”, organizzato da VIHTALI – Value in Health Technology and Academy for Leadership and Innovation (spin off dell’Università Cattolica) e che avrà luogo domani, giovedì 6 luglio, a Roma presso Starhotels Metropole (Via Principe Amedeo, 3) dalle ore 9. L’obiettivo dell’evento è promuovere l’identificazione di strategie utili al controllo dell’AMR nel nostro Paese anche in risposta al nuovo Piano nazionale di contrasto all’antimicrobico-resistenza (PNCAR).
Lo sviluppo e l’impiego degli antibiotici, a partire dalla seconda metà del XX secolo, ha rivoluzionato l’approccio al trattamento e alla prevenzione delle malattie infettive e delle infezioni, permettendo un’evoluzione dirompente della medicina moderna. Tuttavia, la resistenza agli antibiotici rischia di vanificare queste importanti conquiste. Il problema della resistenza agli antibiotici è complesso e si correla a diverse cause quali: l’aumentato uso di questi farmaci, nonché l’uso inappropriato, sia in medicina umana che veterinaria; l’uso degli antibiotici in zootecnia e in agricoltura; la diffusione delle infezioni correlate all’assistenza (ICA) causate da microrganismi antibiotico-resistenti e una maggiore diffusione dei ceppi resistenti dovuto a un aumento degli spostamenti internazionali.
L’AMR, dunque, rappresenta oggi uno dei principali problemi di sanità pubblica a livello mondiale, con un impatto importante sia dal punto di vista clinico – con un aumento della morbilità, della mortalità, dei giorni di degenza, la possibilità di sviluppo di complicanze e la possibilità di epidemie – ma anche dal punto di vista economico a causa dell’aumento dei costi per l’impiego di farmaci e di procedure più onerose, per l’allungamento delle degenze ospedaliere e per la comparsa di invalidità. Per tali ragioni, negli ultimi anni si è assistito a un vero e proprio segnale di allarme contro le infezioni associate all’assistenza sanitaria e la resistenza antimicrobica da parte delle principali istituzioni internazionali, quali l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), la Commissione Europea, il Centro Europeo per il Controllo delle Malattie Infettive (European Center for Disease Prevention and Control, ECDC), con l’unico obiettivo di coordinare e rafforzare tutte le misure di prevenzione e controllo di tali fenomeni in costante aumento.
Anche l’Unione Europea è impegnata, ormai da molti anni, a combattere il fenomeno dell’antibiotico-resistenza. Nel 2017, infatti, è stato elaborato il nuovo Piano d’azione per contrastare l’antibiotico-resistenza, basato su un approccio “One Health” che considera in modo integrato la salute dell’uomo, degli animali e dell’ambiente. Seguendo queste raccomandazioni anche in Italia, nel 2017, è stato approvato il “Piano Nazionale di Contrasto dell’Antimicrobico-Resistenza (PNCAR) 2017-2020” che indicava le strategie per contrastare tale fenomeno a livello locale, regionale e nazionale, coerentemente con gli obiettivi dei piani di azione dell’OMS e dell’Unione Europea e con un approccio “One Health”. Il PNCAR, prorogato fino al 2021, è stato recentemente aggiornato con un nuovo Piano che sarà valido per gli anni 2022-2025. In entrambi questi Piani, la sorveglianza dell’antibiotico-resistenza rappresenta una delle aree strategiche prioritarie in quanto indispensabile per valutare l’impatto delle strategie adottate e il raggiungimento degli indicatori del Piano stesso.
È necessario, pertanto, un approccio “One Health”, ovvero uno sforzo congiunto di più discipline professionali (medicina umana e veterinaria, settore agroalimentare, ambiente, ricerca e comunicazione, economia e altre) che operano, a livello locale, nazionale e globale, con uno scopo comune che si può riassumere in tre obiettivi prioritari: prevenire e ridurre le infezioni, soprattutto quelle correlate all’assistenza sanitaria, promuovere e garantire un uso prudente degli antimicrobici;. ridurre al minimo l’incidenza e la diffusione dell’antibiotico-resistenza e i rischi per la salute umana e animale a essa correlati. L’antibiotico-resistenza è un fenomeno che necessita oramai di un cambiamento culturale a cui tutti sono chiamati, medici e pazienti, per riconoscere il valore fondamentale di queste importanti risorse terapeutiche, che hanno determinato un impatto importante in termini di qualità e durata della vita media.
Il problema della resistenza antimicrobica non ha un’unica soluzione e, pertanto, deve essere combattuta su diversi fronti. È necessario uno sforzo congiunto da parte delle istituzioni, a livello internazionale e nazionale, che richiede politiche volte a favorire lo sviluppo di nuovi antibiotici, l’aumento delle coperture vaccinali (l’utilizzo dei vaccini, infatti, ridurrebbe la necessità di utilizzare antibiotici, e aiuterebbe a combattere l’aumento delle infezioni da batteri resistenti ai farmaci), ma anche un’intensa attività di sensibilizzazione rivolta alla popolazione e l’impegno degli operatori sanitari perché si diffonda e consolidi una gestione responsabile e appropriata delle prescrizioni antibiotiche. Usare bene gli antibiotici è una responsabilità del singolo nei confronti della propria salute per avere a disposizione farmaci efficaci per la propria patologia ma è anche una responsabilità collettiva, poiché favorire lo sviluppo di resistenze mette seriamente a rischio la salute della collettività.
«È cruciale ora più che mai investire nella produzione di nuovi antibiotici anche attraverso politiche che supportino il valore, l’accesso e l’innovazione dei nuovi antibiotici contro le resistenze batteriche – dichiara il professor Walter Ricciardi, ricordando le strategie chiave per il successo su questo fronte -: è necessario modificare la metodologia di valutazione dei nuovi antibiotici contro i ceppi batterici resistenti, adattando le attuali metodologie per la determinazione del valore degli antibiotici alle caratteristiche di questi farmaci, considerando il loro ruolo salvavita, tenendo presente che questo richiederà una prospettiva più ampia e l’analisi di scenari ed evidenze oltre a quelle necessarie per le attuali richieste di registrazione».
Bisogna inoltre conferire lo status di farmaco ‘innovativo’ ai nuovi antibiotici contro i ceppi batterici resistenti sulla base dei seguenti criteri: utilizzare indicatori specifici capaci di misurare efficacemente il grado di innovatività dei nuovi antibiotici, adattando, se necessario, gli attuali elementi di valutazione a supporto della richiesta di innovatività (bisogno terapeutico sulla base degli indicatori pubblicati annualmente dall’ECDC sui patogeni resistenti agli antibiotici, valore terapeutico aggiunto su patogeni resistenti agli antibiotici disponibili e robustezza delle prove scientifiche modulando la metodologia GRADE a seconda delle specificità dei nuovi antibiotici tenendo conto anche della capacità di contrastare efficacemente con meccanismi innovativi i principali meccanismi di resistenza batterica). «È necessario, infine, identificare delle modalità di rimborso che garantiscano agli sviluppatori un ritorno economico tale da aumentare e mantenere nel tempo gli investimenti in ricerca e sviluppo in quest’area», conclude il professor Ricciardi.
Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato