La percezione della “vecchiaia” è cambiata con l’aumento dell’aspettativa di vita. Le persone oggi tendono infatti a sentirsi “vecchi” più avanti negli anni rispetto a qualche decennio fa. Lo evidenzia uno studio i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Psychology and Aging
La percezione della “vecchiaia” è cambiata con l’aumento dell’aspettativa di vita. Le persone oggi tendono infatti a sentirsi “vecchi” più avanti negli anni rispetto a qualche decennio fa. Lo evidenzia uno studio condotto dagli scienziati dell’Università Humboldt di Berlino, dell’Università di Stanford, dell’Università del Lussemburgo e dell’Università di Greifswald. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Psychology and Aging. “L’aspettativa di vita è aumentata notevolmente negli ultimi decenni – spiega Markus Wettstein, lo scienziato che ha coordinato lo studio – il che potrebbe contribuire a una visione più tardiva della vecchiaia. Allo stesso tempo, alcuni aspetti della salute sono migliorati, tanto che le persone di una certa età che in passato erano ritenute anziane oggi potrebbero non essere più considerate tali”.
Il gruppo di ricerca ha esaminato i dati raccolti da 14.056 partecipanti al German Aging Survey, un’indagine longitudinale che comprende abitanti tedeschi nati tra il 1911 e il 1974. I volontari hanno risposto a domande fino a otto volte nell’arco di 25 anni. Nel periodo di studio relativo alle generazioni successive, sono stati reclutati ulteriori partecipanti. Tra le domande del sondaggio, i ricercatori chiedevano a che età una persona potrebbe essere considerata anziana. Il confronto tra i questionari ha rivelato che all’età di 65 anni, in media, i nati nel 1911 fissavano l’inizio della vecchiaia a 71 anni, mentre i nati nel 1956 a 74 anni. “La tendenza a posticipare la vecchiaia non è lineare – commenta Wettstein – abbiamo anche scoperto che la percezione della vecchiaia tendeva a spostarsi anche con l’aumento dell’età delle persone”. Compiuti i 74 anni, i partecipanti indicavano l’inizio dell’età della vecchiaia a 76,8 anni.
Gli esperti hanno esaminato se e quanto le caratteristiche individuali, come il genere e lo stato di salute, contribuissero alle differenze nella percezione dell’inizio della vecchiaia. In media, riportano gli scienziati, le donne tendevano a considerare le persone anziane due anni dopo rispetto all’idea delle controparti maschili. Le persone più sole, con condizioni di salute peggiore, indicavano l’inizio della vecchiaia prima di quanto riferito dai coetanei più in forma. Questi risultati, commentano gli autori, potrebbero avere implicazioni su quando e come le persone si preparano al proprio invecchiamento, nonché su come la società percepisce gli anziani in generale. “Non è chiaro in che misura la tendenza a posticipare la vecchiaia rifletta una tendenza verso visioni più positive su questo particolare periodo della vita”, dice Wettstein. “I prossimi studi dovrebbero esaminare più approfonditamente questi aspetti, considerando le opinioni di altre comunità – continua – e campioni più ampi e diversificati. Tali prospettive potrebbero ricostruire il modo in cui la percezione dell’invecchiamento sia legata a fattori culturali”.
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