Presentato in apertura degli Stati generali della professione medica di FNOMCeO, il cortometraggio racconta il legame di amicizia instaurato tra il dottor Gallera e Dabo, un migrante nato in Guinea
Nato da un rapporto professionale tra medico e paziente, l’amicizia tra l’oncologo pugliese, il dottor Domenico Galetta e il migrante Dabo diventa materia per il cortometraggio dall’evocativo nome “Apolide”.
Il cortometraggio, diretto da Alessandro Zizzo, racconta la doppia battaglia del giovane migrante Dabo. «Una storia che andava raccontata – spiega il regista intervenuto, insieme al medico e il paziente protagonista della vicenda, all’apertura degli Stati generali della professione medica organizzati dalla FNOMCeO a Roma – perché veramente è nata un’amicizia forte, una specie di padre. Dabo considera il dotto Galetta un secondo padre, che gli ha salvato la vita in tutti i modi».
Nato in Guinea, musulmano e laureato in Scienze politiche, Dabo si trova ad affrontare prima la traversata verso l’Europa, poi la lotta contro il cancro. «Mimmo (ndr. Domenico Galetta) è stata una persona eccezionale per me», racconta ai nostri microfoni Dabo, appena terminato di parlare davanti ad una platea di medici. «Quando tu hai un male – prosegue il ragazzo – se hai una persona che ti vuole tanto bene, questo ti aiuta a superare i limiti».
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Alla diagnosi, adenocarcinoma polmonare, sono seguite le terapie del reparto di oncologia clinica polmonare del Giovanni Paolo II di Bari. Galetta scopre che il tumore è ‘alk traslocato’, ovvero può essere curato senza chemioterapia, ma con una pillola, molto costosa, che spegne l’interruttore della proliferazione che riesce a ottenerla per lui. «Curare Dabo è stata una cosa emotivamente importante, – spiega il dottor Galetta – anche se credo che in quei momenti l’emozione e la professionalità devono arrivare a un patto».
L’oncologo ha successivamente “adottato” il ragazzo venuto dal mare. Oggi Dabo, curato a carico del nostro Servizio sanitario nazionale, è mediatore culturale in Sicilia e sogna di tornare in Guinea. «Coniugare solidarietà, sensibilità e terapie moderne, perché il nostro sistema sanitario è assolutamente all’avanguardia, – conclude Galetta – in questo momento è veramente importante».