Fondazione Hopen Onlus, Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Orphanet-Italia e Osservatorio Malattie Rare propongono la Carta dei Malati Rari Senza Diagnosi, un decalogo di riferimento sui diritti dei pazienti rari senza diagnosi e sugli impegni richiesti ai decisori politici e alla società tutta affinché siano resi concretamente esigibili
Fondazione Hopen Onlus, Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Orphanet-Italia e Osservatorio Malattie Rare propongono la Carta dei Malati Rari Senza Diagnosi, un decalogo di riferimento sui diritti dei pazienti rari senza diagnosi e sugli impegni richiesti ai decisori politici e alla società tutta affinché siano resi concretamente esigibili. Il documento, presentato a Porto Ercole, è stato pubblicato in occasione della Giornata Mondiale dei Malati Senza Diagnosi 2023.
«La comunità dei malati rari senza diagnosi è molto ampia e riguarda, nel mondo, alcuni milioni di persone, oltre 100.000 solo in Italia», spiega Federico Maspes, presidente della Fondazione Hopen Onlus. «Queste persone hanno problemi ad accedere a un percorso di presa in carico, di cura e di supporto sociale e psicologico. Un percorso che dovrebbe essere, invece, strutturato in modo da consentire il raggiungimento della diagnosi nei tempi più rapidi possibili, e in attesa di quest’ultima, di ricevere i migliori trattamenti e il supporto possibile. Con questa ‘Carta dei Malati Rari’ strutturata in 10 punti, dunque, miriamo – continua – innanzitutto a un pieno riconoscimento delle necessità e dei diritti di queste persone. Il punto fondamentale del nostro impegno, a supporto di due precedenti interrogazioni parlamentari, è arrivare all’adozione di un codice univoco di riconoscimento per i pazienti senza diagnosi e il riferimento ai Livelli Essenziali di Assistenza (LEA)”.
Le ragioni della mancata diagnosi o dell’eccessivo ritardo, con conseguenze piuttosto negative sul paziente e sui familiari, possono essere molteplici. «Le patologie rare, così come quelle che hanno una presentazione inusuale, spesso sfuggono alla diagnosi, cioè a un inquadramento clinico, nosologico, eziologico e patogenetico», sottolinea Bruno Dallapiccola, direttore scientifico emerito dell’IRCCS Ospedale Pediatrico Bambino Gesù. «E ciò può essere ricondotto, in primo luogo, alla rarità della specifica condizione che, in ragione della sua bassa frequenza, non è nota alla maggior parte dei medici. Un recente studio, realizzato da Orphanet, ha stimato che circa l’85% delle malattie rare sono ultra-rare, con frequenze inferiori a un caso per milione di persone, e per questo più difficili da diagnosticare. Non vuol dire – precisa – però che ci si debba arrendere di fronte alla difficoltà, perché oggi abbiamo degli importanti strumenti per arrivare, invece, a identificare la patologia grazie al lavoro del laboratorio di genetica: uno dei più importanti è l’analisi dell’esoma (Wide Exome Sequencing) che è in grado di identificare il gene-malattia in circa il 60% dei casi».
Secondo gli esperti, la complessità della situazione vissuta dei pazienti rari senza diagnosi deve essere messa a sistema sviluppando, implementando e sostenendo un programma specifico nazionale e a tal fine la Carta dei Malati Rari Senza Diagnosi si propone come «bussola» per le azioni da mettere in campo. «È da tempo ormai, già dalla precedente Legislatura, che insieme alla Fondazione Hopen avanziamo la richiesta di creazione di percorsi sanitari e sociali rivolti a indirizzare tempestivamente i malati rari senza diagnosi, identificati da un codice univoco (ORPHAcode 616874: ‘malattie senza diagnosi dopo indagini approfondite’), verso programmi incentrati su valutazioni cliniche accurate, avanzate analisi strumentali e di laboratorio e consultazioni multidisciplinari di alta specializzazione», afferma Francesco Macchia, vicedirettore OMaR – Osservatorio Malattie Rare. «Questi percorsi dedicati devono essere integrati nel contesto di collaborazioni nazionali e internazionali al fine di valorizzare le competenze e ottimizzare l’uso delle risorse disponibili, con l’obiettivo ultimo di facilitare e guidare i pazienti e le loro famiglie nell’accesso alle opportunità esistenti», aggiunge.
«Stiamo lavorando in Europa, con Eurordis, sulla base delle raccomandazioni internazionali condivise del 2016, per spingere gli Stati Membri allo sviluppo di programmi nazionali per i non diagnosticati”, evidenzia Annalisa Scopinaro, presidente Uniamo – Federazione Italiana Malattie Rare. “Nell’ambito dei passi necessari per raggiungere questo obiettivo, abbiamo fortemente voluto e sostenuto, nel gruppo di lavoro per l’aggiornamento del Piano Nazionale Malattie Rare, l’introduzione di un codice specifico, l’ORPHAcode 616874, per un’univoca identificazione delle persone con malattie rare senza diagnosi. La proposta è stata accolta e appena il Piano sarà approvato – auspicabilmente presto – aggiunge – potremo finalmente cominciare ad avere un tracciamento di queste persone».
La necessità di avere una Carta dei diritti per queste persone, quindi, risulta prioritaria. Ecco i 10 punti individuati – e di seguito sintetizzati – da Fondazione Hopen Onlus, Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Orphanet-Italia e OMaR per un completo riconoscimento di tali pazienti:
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