Il brevetto realizzato dai ricercatori della Fondazione IRCCS Cà Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano rappresenta una grande occasione per gli oltre 4 milioni di italiani con problemi ai reni costretti ad una dieta priva di latticini
Si chiama FriP ed è il formaggio che rivoluzionerà la vita di chi ha una insufficienza renale lieve o grave perché brevettato con un innovativo metodo di produzione casearia che lo rende accessibile anche ai pazienti nefropatici e dializzati. A realizzarlo sono stati i ricercatori della Fondazione IRCCS Cà Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano grazie all’intuizione del dottor Gianluigi Ardissino, specialista della Nefrologia, Dialisi e Trapianto pediatrico al Policlinico di Milano.
«I reni hanno una funzione depurativa – spiega Ardissino a Sanità Informazione – e chi ha un organo compromesso tende ad accumulare sostanze cataboliche, quindi per non sovraccaricare il rene malato, è fondamentale seguire una dieta scrupolosa. Il nefropatico deve convivere con limitazioni dietetiche importanti: non può mangiare tanta frutta e verdura perché si alzerebbe il livello di potassio che genera aritmie, non può mangiare troppa carne e pesce in quanto crescerebbe l’azotemia che è una sostanza tossica e fa male all’organismo. Non può mangiare cibi salati perché aumentano la pressione, non può bere troppa acqua perché non elimina i liquidi in eccesso e si gonfierebbe, e non può mangiare il formaggio a lunga stagionatura perché si genera un accumulo di fosfati che quando supera una certa soglia nel sangue determina una deposizione di sali di fosfati di calcio nelle arterie creando i presupposti di quella che potrebbe essere definita una arteriosclerosi precoce che può colpire un quarantenne o addirittura un ventenne, inoltre genera complicanze al miocardio, ictus e provoca eventi gravi. Insomma, i formaggi per i nefropatici sono preclusi». L’intuizione del dottor Ardissino, nefrologo pediatrico, va dunque nella direzione di alleggerire il mondo di privazioni dei pazienti con i reni malati che in Italia sono oltre 4 milioni. «L’idea nasce da una mia intuizione – racconta lo specialista del Policlinico -. Partendo dalla necessità di nutrire neonati malati di reni, che non possono fare uso del latte materno o artificiale in commercio, abbiamo predisposto una modifica, addizionando al latte il calcio carbonato che è un integratore alimentare in polvere, insapore, incolore e inodore, si ottiene un prodotto che si lega ai solfati e crea un sale che non viene assorbito dalla mucosa. In questo modo diamo al neonato un latte pre-addizionato di calcio carbonato che esclude la componente tossica».
La risposta ottenuta dal calcio carbonato con il latte rappresenta dunque la soluzione da traslare nel mondo degli adulti nefropatici e applicare ai latticini. Ardissino ne parla con un imprenditore di prodotti caseari e nasce il brevetto dei formaggi FriP: «L’intuizione è stata di fare un prodotto a beneficio dell’adulto partendo dalla stessa tecnica che si usa per il neonato – sottolinea Ardissino -. Il caseificio ha fatto delle prove con formaggi tipici e il risultato è stato eccellente. Questa modalità di applicazione è estendibile a qualunque tipo di prodotto caseario». Per il momento sul mercato ci sono il taleggio di Crema FriP (acronimo di Free phosphate), lo Stellino FriP di Domodossola, la Tometta FriP di Occhieppo, mentre di prossima produzione saranno il Gorgonzola e il Parmigiano FriP. «In futuro sarà possibile fare una linea di yogurt e latte FriP che sarà utile anche per i pazienti con la calcolosi perché oltre ai fosfati con il calcio carbonato si bloccano pure gli ossalati che sono componenti importanti per chi forma i calcoli, una situazione che riguarda il 20 percento della popolazione italiana».
La versatilità e l’utilità di questo metodo innovativo brevettato sono state riconosciute anche dalla comunità scientifica, da diverse aziende casearie italiane e da alcune Associazioni di pazienti che hanno aderito con entusiasmo al progetto di far arrivare al paziente questo prodotto. Nessun sovrapprezzo è previsto per il prodotto FriP «perché – come spiega il nefrologo milanese – il calcio fosfato non ha un costo rilevante e la procedura di produzione è la stessa di un qualunque prodotto caseario. Oggi è un alimento di nicchia realizzato dalla latteria di Crodo di Domodossola e dal caseificio di Valle Elvo di Occhieppo, e distribuito nell’Ospedale di Verbania, Vercelli, Biella, in vendita attraverso associazioni di pazienti o dagli stessi caseifici on line, ma considerando che la popolazione che ha una funzione renale ridotta ad una certa età della vita rappresenta il 6,7 percento della popolazione, di sicuro il mercato di questi prodotti è in espansione. Mi piace pensare che la medicina del bambino possa avere riflessi positivi e, per una volta, sia venuta in soccorso al mondo degli adulti», conclude Ardissino.
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