Sotto i riflettori dell’Efsa soprattutto riso e pesce, considerati i maggiori responsabili dell’esposizione umana all’arsenico
“Stabilire i livelli massimi di presenza di arsenico organico nel cibo”. È l’invito che l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) rivolge alla Commissione europea, a seguito dell’ultima valutazione del rischio sulla presenza di piccole componenti organiche legate all’arsenico, che ha monitorato la presenza di acido monometilarsonico (Mma) e dell’acido dimetilarsinico (Dma) come contaminanti organici presenti in quota maggiore negli alimenti. Sotto i riflettori dell’Efsa soprattutto riso e pesce, considerati i maggiori responsabili dell’esposizione umana a questi due contaminanti.
Tra gli effetti nocivi sulla salute più rilevanti, l’Efsa osserva che l’esposizione all’acido dimetilarsinico a determinati livelli aumenta l’insorgenza di tumori della vescica. “Esistono prove convincenti che il Dma provochi il cancro”, tanto che il gruppo di esperti scientifici ha concluso che è probabile che sia “genotossico”, scrive l’Autorità Ue con sede a Parma. Per l’Efsa questi risultati forniscono alla Commissione europea “una base scientifica per la potenziale definizione di livelli massimi di Mma e Dma negli alimenti”.
L’Efsa è stata incaricata dalla Commissione europea di aggiornare la sua valutazione per tenere conto di nuovi studi emersi sugli effetti tossici del contaminante, dal momento che l’ultima risale al 2009. Dopo il primo parere sulla presenza di arsenico inorganico negli alimenti pubblicato a gennaio, il secondo parere riguarda la valutazione del rischio delle specie organiche di piccole dimensioni, mentre il terzo e il quarto parere arriveranno entro l’inizio del 2025 e riguarderanno, rispettivamente, la valutazione del rischio delle specie organiche complesse e dell’esposizione combinata all’arsenico inorganico e organico.
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