Un recente studio osservazionale, condotto in Italia, conferma l’utilità della dieta mediterranea, ricca di cibi con proprietà antinfiammatorie e povera di grassi saturi, per chi soffre di artrite e malattie reumatologiche. Ramonda (FIRA): «Via libera a frutta, verdura, cereali integrali, pesce e olio extravergine di oliva. Attenzione a grassi saturi, zuccheri e sodio»
Frutta fresca e secca, verdura, farine non raffinate, condimenti con olio extravergine di oliva, curcuma e peperoncino, bevande a base di the verde, ginseng e cacao. Ecco quali ingredienti dovrebbe mettere in tavola, giorni festivi compresi, chi soffre di artrite e malattia reumatologiche. «La dieta mediterranea ha un effetto benefico nei pazienti affetti da queste patologie perché regola il rischio di infiammazione da citochine, contribuisce all’efficacia dei trattamenti e migliora la salute globale dei pazienti – spiega Roberta Ramonda, vicepresidente di FIRA (Fondazione Italiana per la Ricerca sull’Artrite), professore associato di Reumatologia, Dipartimento di Medicina DIMED, Università di Padova -. Per tutti questi motivi, andrebbe privilegiata anche in occasione dei pranzi e delle cene in vista delle Festività natalizie e di fine anno».
I benefici della dieta mediterranea per i pazienti reumatologici sono stati dimostrati da un recente studio osservazionale realizzato in Italia. I ricercatori hanno evidenziato un’associazione inversa tra attività della artrite e livello di aderenza alla dieta mediterranea.
«Abbiamo offerto consigli nutrizionali incentrati sulla dieta mediterranea a pazienti che soffrono di spondiloartrite assiale – racconta la professoressa Ramonda -. Successivamente abbiamo misurato l’aderenza di ogni singolo partecipante alla dieta mediterranea, attraverso un questionario che valuta la tipologia di cibi introdotti. Gli stessi pazienti sono stati rivalutati, poi, a distanza di 6 mesi. I risultati ottenuti hanno mostrato come i pazienti che hanno migliorato significativamente l’aderenza alla dieta mediterranea hanno anche sperimentato una ridotta attività della malattia», aggiunge la specialista.
Perché la dieta ha un ruolo così importante nello sviluppo delle malattie reumatologiche? «Pur premettendo che l’alimentazione può integrare, ma mai sostituire il trattamento farmacologico, è possibile affermare che la dieta è in grado di influenzare la risposta infiammatoria e l’interazione con il sistema autoimmune. Questo perché la maggior parte delle cellule immunitarie umane si trova nel tratto digestivo, e i nutrienti (vitamine, sale, acidi grassi, etc.) possono influenzare il microbioma e alterare la permeabilità intestinale, esercitando un effetto diretto sulle cellule immunitarie intestinali con la liberazione di sostanze pro-infiammatorie, tra le quali alcune citochine, che migrano verso le articolazioni e i tessuti linfoidi», spiega la vicepresidente di FIRA.
Tornando alla tavola, frutta, verdura, farine non raffinate (grano integrale, riso integrale e quinoa), legumi, pesce azzurro (salmone, tonno, sardine, sgombro), frutta secca, olio extravergine di oliva, cacao, the verde, ginseng, curcuma, peperoncino sono i cibi da privilegiare. «Si tratta – spiega Ramonda – di nutrienti ad azione antinfiammatoria come vitamine e antiossidanti, fibre, acidi grassi omega-3 e omega-9 (ossia con alto rapporto omega-3/omega-6)». Al contrario, esistono dei cibi ad azione infiammatoria nemici della salute: grassi saturi, zuccheri raffinati e alimenti ad alto indice glicemico, sodio, acidi grassi Omega-6 (con basso rapporto omega-3/omega-6). «Vanno limitati quindi cibi fritti, carni rosse, insaccati, salsicce, burro e margarina, formaggi grassi, prodotti confezionati industriali, sale, caffeina», aggiunge la professoressa.
Ad oggi, sono ancora pochi gli studi solidi ed estesi che dimostrino la correlazione tra dieta e l’attività delle malattie reumatologiche e non esistono linee guida nutrizionali nelle malattie reumatologiche. Tuttavia, l’EULAR (European League Against Rheumatism), l’organizzazione che riunisce le società europee di reumatologia, ha pubblicato alcune raccomandazioni, redatte dalla letteratura e dai dati raccolti dalla medicina basata sull’evidenza, che suggeriscono la necessità di promuovere cambiamenti nello stile di vita dei pazienti, incentrati su una dieta sana e sul controllo del peso. «La ricerca scientifica sulla correlazione tra dieta e malattie reumatologiche non è stata ancora sviluppata adeguatamente e dovrebbe essere promossa ulteriormente, così da fornire utili integrazioni a una visione complessiva e a un approccio olistico alla cura del paziente. Va assolutamente sostenuta – conclude la specialista – per consentire di migliorare ancora la qualità di vita dei pazienti».
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