Abbiamo la prima prova che a nuova «sorella» di Omicron, Arturo, si trova in Italia. «E’ stata identificata dall’équipe di Fausto Baldanti, direttore dell’Unità di microbiologia e virologia dell’Irccs San Matteo di Pavia», annuncia ufficialmente l’assessore al Welfare della Regione Lombardia, Guido Bertolaso
Abbiamo la prima prova che a nuova «sorella» di Omicron, Arturo, si trova in Italia. «E’ stata identificata dall’équipe di Fausto Baldanti, direttore dell’Unità di microbiologia e virologia dell’Irccs San Matteo di Pavia», annuncia ufficialmente l’assessore al Welfare della Regione Lombardia, Guido Bertolaso, che aggiunge: «Al momento non sono presenti notizie di altre identificazioni di ‘Arturo‘ a livello italiano. Abbiamo prontamente avvisato il ministero della Salute e i nostri laboratori sono in continuo contatto con l’Istituto superiore di sanità, con il quale collaborano alla sorveglianza nazionale».
La variante Arturo, spiega Baldanti in una nota, «è stata identificata attraverso lo screening attivo presso l’ospedale che include sia pazienti ricoverati sia i pazienti che accedono al Pronto soccorso». Quanto alle qualità del nuovo mutante di Sars-CoV-2, l’esperto aggiunge: «Il Centro europeo per il controllo delle malattie infettive (Ecdc) nel report del 23 marzo non ha ancora associato la variante a caratteristiche di maggior impatto né sulla gravità, né sulla capacità di infettare. Al momento stiamo valutando attentamente la situazione». Spiega Bertolaso: «Per questa nuova variante non sono presenti evidenze per prevedere misure aggiuntive: rimane sempre importante come prevenzione, non solo per il Covid, ma per tutti i virus respiratori, una corretta igiene delle mani e l’utilizzo di mascherine in presenza di persone fragili/malate e quando si hanno i sintomi dell’influenza».
Tuttavia, XBB.1.16 è un ricombinante di due sottovarianti di BA.2. Uno studio preliminare degli scienziati dell’Università di Tokio ha suggerito che la variante si diffonde da 1,17 a 1,27 volte in modo più efficiente rispetto ai parenti XBB.1 e XBB.1.5, motivo per cui «si diffonderà a breve in tutto il mondo» poiché sembra anche «robustamente resistente» agli anticorpi di altre varianti di Covid. Come risultato di questa maggiore trasmissibilità, l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha iniziato a monitorare XBB.1.16 il 30 marzo 2023.
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