«Un call center sempre attivo anche via email, i certificati vaccinali spediti a casa per posta elettronica e un percorso di prenotazione e di vaccinazione accessibile per tutti insieme all’aiuto di pediatri e operatori sanitari». Il Direttore Generale della ASL Roma 1 spiega tutti i dettagli dell’organizzazione sanitaria per i nuovi obblighi vaccinali
«Il nostro obiettivo primario: migliorare informazione e accessibilità per evitare che i cittadini intraprendano un percorso a ostacoli di difficile risoluzione». Lo ribadisce Angelo Tanese, il Direttore Generale della ASL Roma 1 sulla Legge vaccini operativa a tutti gli effetti dopo l’approvazione definitiva alla Camera di venerdì scorso. Per attrezzarsi alla sfida l’Azienda Sanitaria Roma 1, che comprende ben sei municipi romani, mette in campo nove centri vaccinali attivi sul territorio (per una media di 1350 vaccinazioni al giorno) e un call center (risponde al numero 06.68354666 o alla email vaccinazioni@aslroma1.it) aperto dal lunedì al venerdì dalle 8,00 alle 17,00 (per una media di 500 chiamate al giorno). Sanità Informazione ha intervistato il Direttore Generale per fare il punto sui nuovi obblighi, sulle responsabilità delle Asl, sul dialogo aperto con le istituzioni scolastiche e sugli effetti concreti che la Legge produrrà per le famiglie italiane.
Approvata la Legge sugli obblighi vaccinali: cosa significa questo per il nostro Paese?
«L’approvazione dell’obbligo vaccinale rappresenta un grande salto in avanti, un segnale di crescita in un Paese che dimostra di essere maturo. La consapevolezza che i vaccini servono, tutelano la salute dei nostri figli e in generale della popolazione è fondamentale come la presa di coscienza che esiste una funzione pubblica, il servizio sanitario, che deve garantire la tutela della popolazione».
Le ASL sono coinvolte in prima istanza nell’applicazione della Legge: ad oggi sono aumentate le richieste presso i centri vaccinali? Come vi state coordinando e qual è la prospettiva futura?
«Il Decreto ha creato un doppio aumento di domanda: da un lato una domanda d’informazione, in primo luogo i cittadini fanno fatica anche a capire che cosa devono fare loro e quindi c’è bisogno di chiarire bene cosa prevede il Decreto e quali sono le modalità con le quali assolvere gli obblighi (LEGGI LA SCHEDA CON TUTTE LE INFORMAZIONI). Il secondo aspetto è un incremento della domanda di vaccinazioni: sia perché il Decreto ne prevede di più in termini obbligatori, sia perché molte persone, grazie alla Legge, hanno messo a fuoco l’importanza della vaccinazione. Quindi quello che sta facendo la Asl, quello che da subito abbiamo cercato di fare nel migliore dei modi, è evitare che i cittadini inizino una ricerca disperata per reperire informazioni affidabili, vogliamo rendergli il percorso agevole e migliorare l’informazione e l’accessibilità. Con questo scopo ben preciso, abbiamo attivato un call center che risponde sia per mail che per telefono, che consente quotidianamente a centinaia di persone di avere informazioni precise, ricevere la certificazione dell’avvenuta vaccinazione direttamente via mail e prenotare vaccinazioni. Quindi, le parole chiave sono: informazione, certificazione e prenotazione, aspetti che l’Azienda Sanitaria Locale deve garantire e noi stiamo lavorando orientandoci verso il cittadino, proprio per evitare, soprattutto nel periodo estivo, che si generi una situazione di panico».
Accanto alle ASL c’è l’istituzione scolastica con la quale è in atto un coordinamento: come prende forma questa collaborazione e come si evolverà nei mesi futuri?
«Una delle novità di questo Decreto è il collegamento tra certificazione e iscrizione scolastica (LEGGI L’INTERVISTA ALL’ASSOCIAZIONE NAZIONALE PRESIDI), quindi è chiaro che la collaborazione deve essere anche tra sanità e scuola. Quello che noi stiamo facendo con le scuole del nostro territorio è creare un contatto per cercare di semplificare anche su quel fronte le informazioni: nel momento in cui l’azienda sanitaria può consentire alla scuola di avere un’informazione precisa su quali minori sono o non sono vaccinati, allora il lavoro dell’istituzione scolastica è più agevole e meno oneroso. Faccio presente che siamo all’inizio, questo Decreto deve essere ‘rodato’, credo che tra la fine di agosto e i primi di settembre (con la riapertura delle scuole) andrà definitivamente delineandosi e l’applicazione sarà più chiara per tutti. Intanto noi siamo già partiti dando innanzitutto più informazioni possibili alle famiglie e poi collaborando con le scuole per la stesura di un protocollo che chiarisca bene le varie funzioni e responsabilità. La Legge introduce anche un elemento sanzionatorio per applicare il quale e ci sono aspetti amministrativi e procedurali per i quali è bene che ci sia chiarezza».».
A proposito di sanzioni, il Decreto prevede una segnalazione da parte della scuola alla ASL competente e di conseguenza la ASL provvederà ‘agli adempimenti di competenza’, come riporta il testo della Legge. Nel dettaglio, cosa s’intende per adempimenti? Si passerà subito a sanzioni pecuniarie o ci sarà una via di mezzo, un colloquio con le famiglie, diciamo in una fase per così dire di confronto?
«Tutte le leggi come tali devono prevedere sempre una modalità di sanzione per la non applicazione. Credo che dobbiamo guardare a questo Decreto in maniera positiva, non nell’ottica di creare un disagio alle famiglie, ma aiutandole a fare la cosa giusta che è quella di vaccinare i propri figli; in questo senso ritengo che l’aspetto sanzionatorio debba essere visto proprio come estrema ratio, adesso è vitale il dialogo con le famiglie, vogliamo guidarle in maniera semplice attraverso i nostri servizi. Probabilmente anche la scuola deve svolgere una funzione informativa chiara. Nell’ottica della comunicazione più comprensibile e pratica possibile, stiamo coinvolgendo anche tutti i pediatri e i medici di medicina generale. Il rischio qual è? Che questa confusione (sollevata in particolare negli ultimi mesi) conduca ad atteggiamenti, seppur sporadici, ideologici e di resistenza come se la legge possa diventare centro di un dibattito quando, almeno dal punto di vista scientifico, è una misura obbligata rispondente ad una necessità oggettiva. In questo senso è compito delle istituzioni aiutare le famiglie a capire perché si è intrapresa questa strada e come andare nella giusta direzione. Quindi ridimensioniamo l’aspetto conflittuale dell’obbligo e concepiamolo esclusivamente come una misura presa per tutelare la salute pubblica».