L’analisi presentata dalla rete nazionale sull’invecchiamento e la longevità attiva mostra forti disomogeneità territoriali. L’assessore al Welfare della Lombardia Giulio Gallera svela i segreti della regione, che rientra tra le più virtuose: «Abbiamo 200 erogatori del privato sociale ed un investimento di oltre 100 milioni»
L’Italia si conferma un Paese sempre più di anziani, ma solo 3 su 100 hanno possibilità di avere l’assistenza domiciliare. Secondo i dati presentati in Regione Lombardia nell’incontro “La Babele dell’assistenza domiciliare in Italia,” promosso da Italia Longeva, (la rete nazionale sull’invecchiamento e la longevità attiva), nel 2030 ci saranno addirittura 8 milioni di anziani con almeno una malattia cronica grave, di cui 5 milioni disabili. Dati che impongono una riflessione, anche perché dalle due indagini effettuate sull’assistenza domiciliare integrata, che ha coinvolto 35 ATS e 18 regioni, è emersa una evidente disparità nel Paese, con regioni di eccellenza come Lombardia e Marche che riescono a garantire il 90% delle prestazioni a domicilio agli anziani, e altre che non arrivano al 60%.
«Siamo il Paese più vecchio del mondo insieme al Giappone ed abbiamo una dotazione di servizi sul territorio di assistenza domiciliare che è assolutamente comica – spiega Roberto Bernabei, presidente di Italia Longeva –. Ognuno va per conto proprio e soprattutto ci sono numeri molto bassi in confronto agli altri Paesi sviluppati nel mondo. Da qui il fenomeno delle badanti che è assolutamente italiano. Ma questo problema deve essere superato, deve esserci un’assistenza domiciliare che sia intanto quantitativamente congrua e che abbia regole precise. Occorre formare professionisti, vedere quelle che sono le esperienze migliori sui vari territori per arrivare ad una standardizzazione del sistema. Tutto ciò merita una riflessione comune in una regione che è molto virtuosa come la Lombardia».
«Abbiamo fatto un lungo percorso sull’assistenza domiciliare integrata – aggiunge Giulio Gallera, assessore al Welfare di Regione Lombardia –. Crediamo moltissimo nella capacità di curare il paziente al proprio domicilio, spostando l’attenzione dall’ospedale al territorio. È un percorso molto lungo iniziato nel 2012 che oggi vede più di 100mila lombardi presi in carico presso il proprio domicilio con l’assistenza domiciliare integrata, 200 erogatori del privato sociale ed un investimento di più di 100 milioni, a cui vanno aggiunte le cure palliative domiciliari su cui abbiamo più di 40 milioni in un percorso che è assolutamente crescente. Vogliamo fare in modo che i pazienti vengano presi in carico nel modo migliore possibile. A domicilio costa meno e migliora la qualità della vita del paziente».
Per Donata Bellentani, dirigente del ministero della Salute, esistono due temi fondamentali: la qualificazione delle cure e il tema dell’integrazione socio-sanitaria. «Tutto il sistema deve essere personalizzato – conclude – sulla persona e sulla famiglia, tenendo conto del rapporto con la comunità».