Presidente e Direttore generale dell’Agenzia Italiana del Farmaco sono stati ascoltati dalla Commissione Affari Sociali della Camera. Palù: «Dobbiamo guardare ai numeri: l’incidenza della trombosi nei vaccinati è inferiore di quella nella popolazione normale. EMA potrebbe valutare se c’è una popolazione a rischio»
«Forse c’è stato un eccesso di precauzione, ma è sempre utile se accompagnato da informazione adeguata». Il Presidente di AIFA Giorgio Palù, già Presidente della Società Europea di Virologia, in audizione in Commissione Affari Sociali alla Camera prova a mettere ordine alle informazioni arrivate in questi giorni sullo stop al vaccino AstraZeneca in Europa. Lo fa spiegando, in un linguaggio comprensibile, perché il prestigioso istituto tedesco Paul Ehrlich Institute ha dato l’allarme dopo alcuni casi di trombosi in giovani donne e chiesto uno stop precauzionale alle somministrazioni. Non è passato inosservata una diversità di vedute con il DG di AIFA Nicola Magrini, anche lui in audizione.
«L’istituto è intervenuto su dei casi di trombosi profonda del seno cavernoso, di vene e condotti venosi o arteriosi del compartimento cerebrale», spiega Palù che poi entra nel dettaglio: «La trombosi è un grumo di sangue che blocca la circolazione del sangue. Anche il Covid può portare a un effetto trombotico: del microcircolo, che può avvenire nelle prime fasi, trombi in grosse arterie nella seconda fase e poi la tempesta citochinica nella terza fase».
Palù ha spiegato perché anche i vaccini possono avere questo effetto trombotico: «Possono portare complicanze trombofiliche perché attivano la risposta infiammatoria contro un invasore. Ma sono stati compiuti studi validativi fatti su decine e decine di migliaia di soggetti e ci sono stati dei casi segnalati, molto pochi. Non hanno destato allarme. Ogni vaccino, come ogni farmaco, ha degli effetti collaterali che possono essere più o meno gravi. AstraZeneca utilizza un vettore virale, un adenovirus di scimpanzé. Il virus entra nelle cellule ma non si replica più, tuttavia quando entra può creare una certa infiammazione. Io stesso adesso, dopo la seconda dose, ho un po’ di febbre e le ossa doloranti».
Il Presidente AIFA ha poi ricordato come i dati però siano tutti dalla parte di AstraZeneca: nel Regno Unito 13 milioni di persone sono state vaccinate con questo siero, in Europa 5 milioni. «L’Ente regolatorio ha il dovere di proteggere i cittadini e dunque ora EMA sta valutando se nelle persone colpite da trombosi ci sia una predisposizione o magari possa aver inciso l’uso di altri farmaci. Potrebbe valutare se c’è qualche popolazione a rischio. Però abbiamo bisogno dei vaccini perché in Italia muoiono 400-500 persone al giorno di Covid. La medicina non è una scienza esatta come la chimica e la fisica. Dobbiamo guardare ai numeri: questi ci dicono che l’incidenza di questa patologia nei vaccinati è inferiore di quella che avviene nella popolazione normale».
Alle osservazioni di Palù si sono aggiunte quelle del Direttore generale AIFA Nicola Magrini che però ha corretto parzialmente il tiro: «Al momento non è stata stabilita una connessione. Il vaccino non è sospeso ma c’è un divieto d’uso generalizzato che segue il sequestro di due lotti disposti dall’autorità giudiziaria a Siracusa e Biella. In Germania si sono verificati 7 casi di trombosi su 1 milione e 700mila vaccinazioni. Analoghe segnalazioni sono avvenute in Italia, due casi in Spagna e si erano avuti casi sospetti in Austria, Danimarca e Norvegia. Le autopsie però in alcuni casi stanno già smentendo questa connessione».
Anche sul tema delle licenze e dei brevetti Palù ha voluto dire la sua tracciando la strada che l’Italia deve seguire: puntare sul trasferimento tecnologico. «La licenza obbligatoria serve a tutelare la proprietà intellettuale. Quando un ricercatore fa una scoperta la salvaguarda. È frutto della sua intuizione, della sua sperimentazione. Questo si tramuta in brevetto. Il certificato sancisce che quel prodotto che deve essere innovativo, una scoperta, dà allo scopritore il titolo per avvantaggiarsene a livello commerciale ed economico. Se togliessimo il brevetto a una industria farmaceutica bloccheremmo la ricerca».
Palù spiega che l’UE si sta muovendo con Big Pharma per avere un trasferimento tecnologico ad aziende europee: «L’Italia è primo paese in Europa come produzione di farmaci con 34 miliardi di fatturato. Ma facciamo pochi prodotti altamente tecnologici. Il Governo sta puntando sulla produzione per licenza o meglio per technology transfer che individua i siti produttivi, ma poi dovremo pensare per il futuro a qualcosa che ci renda autonomi».
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