Ora che la pandemia sembra essere sotto controllo, iniziano a diventare più evidenti gli strascichi di questa emergenza. Il disturbo da attacchi di panico si sta rivelando una delle conseguenze più frequenti in epoca post-Covid. Ne parla a Sanità Informazione Eleonora Iacobelli, presidente dell’Associazione Europea per il Disturbo a Attacchi di Panico e del Centro Bioequilibrium.
Ora che la pandemia sembra essere sotto controllo, iniziano a diventare più evidenti gli strascichi di questa emergenza. Il disturbo da attacchi di panico si sta rivelando una delle conseguenze più frequenti in epoca post-Covid. «L’interesse verso questo disturbo è notevolmente aumentato negli ultimi anni poiché, soprattutto post-covid, sembrerebbe essere sempre più diffuso nella popolazione», conferma a Sanità Informazione Eleonora Iacobelli, presidente dell’Associazione Europea per il Disturbo a Attacchi di Panico (Eurodap) e del Centro Bioequilibrium. «L’attacco di panico è una reazione parossistica di allarme da parte dell’organismo in assenza di una minaccia reale. I sintomi più evidenti – continua – sono tachicardia, aumento della sudorazione, senso di svenimento o di oppressione sul petto, mancanza d’aria, nausea, paura di morire o di impazzire”.
«Le manifestazioni di un attacco di panico sono generate dall’amigdala – spiega Iacobelli – che normalmente svolge un ruolo determinante nella regolazione delle emozioni e dei ricordi, ma che in questo frangente invia un segnale di allarme in assenza di una minaccia reale. L’aumento della frequenza cardiaca e respiratoria, insieme alla secrezione di adrenalina sono i modi in cui il cervello fa sì che il corpo sia maggiormente reattivo per mettere in atto un’eventuale reazione di attacco/fuga». A volte, però può succedere che l’amigdala interpreti come pericolosa una situazione in realtà neutra o, anche se emotivamente coinvolgente, non pericolosa. «Questo errore – specifica l’esperta – avviene per una sorta di ‘cortocircuito‘ in cui un qualche elemento della situazione reale viene associato alla memoria di una precedente esperienza vissuta e codificata come potenzialmente dannosa. A volte gli attacchi insorgono in circostanze apparentemente neutre, mentre si è in macchina o mentre si cammina per strada».
«Generalmente, gli attacchi di panico si scatenano in momenti emotivamente carichi per la persona o durante situazioni che comportano un cambiamento, come un nuovo lavoro, un lutto, una rottura sentimentale, un trasferimento», afferma Iacobelli. «Il disturbo da attacchi di panico, inoltre, è maggiormente frequente tra le donne. Si stima – continua – che colpisca una donna su tre e si manifesta prevalentemente in un età compresa tra i 18 ed i 40 anni». Per quanto riguarda la cura, secondo l’esperta, per prima cosa è bene escludere qualsiasi causa organica. I sintomi degli attacchi di panico possono essere molto simili a quelle di altre patologie più gravi, che andrebbero quindi scartate. «Nel caso venga diagnosticato il disturbo da attacchi di panico, è bene rivolgersi ad uno psicoterapeuta», suggerisce la presidente di Eurodap. «Infatti, essendo le cause scatenanti legate ad un disagio emotivo il trattamento di elezione, come per tutti i disturbi d’ansia è la psicoterapia. A volte – conclude – è necessario associarvi una terapia farmacologia per mitigare la sintomatologia».
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