Salute 19 Agosto 2021 16:35

Attacco hacker nel Lazio, dopo 20 giorni ancora disagi per Green pass e registrazioni

Era il 1 agosto quando la Regione Lazio ha annunciato di essere vittima di un potente attacco hacker. Down anche la piattaforma dei vaccini ripristinata in 4 giorni. I cittadini e i medici però rilevano ancora disagi su piattaforme e servizi online, anche se in via di risoluzione. Di cosa si è trattato?

Attacco hacker nel Lazio, dopo 20 giorni ancora disagi per Green pass e registrazioni

Cittadini senza Green pass per via delle registrazioni a rilento, password che non funzionano e profili bloccati ai medici vaccinatori. Sono trascorsi 20 giorni da quando la Regione Lazio ha annunciato un attacco hacker ai propri danni e, nonostante le recenti rassicurazioni del presidente Nicola Zingaretti, alcune conseguenze ancora perdurano.

Green pass mancanti

Molti i cittadini del Lazio in difficoltà in vacanza, dopo aver fatto il vaccino il giorno dell’attacco hacker o in quelli successivi, che non riescono a recuperare la certificazione neppure con il sistema suggerito per chi non ha ricevuto il codice. Proteste anche da parte dei medici di medicina generale che, come segnala Il Corriere Roma, accedono a singhiozzo alla piattaforma dell’anagrafe vaccinale e registrano con ritardo le dosi somministrate ai propri pazienti in studio. Stesso problema rilevato da alcune farmacie laziali, che oltre a registrare i vaccini devono generare Green pass anche per i tamponi rapidi. Password non riconosciute e identità digitali bloccate per alcune strutture, anche se Federfarma segnala che il problema è in via di risoluzione.

Che tipo di attacco hacker è stato?

Quanto è stato profondo l’attacco dunque? Il presidente Zingaretti lo ha definito «senza precedenti». In effetti, domenica 1 agosto il portale per la prenotazione vaccini risultava completamente bloccato, per ripartire solamente il 5 agosto dopo aver ripristinato il backup che gli hacker avevano cancellato e non criptato, come si era pensato inizialmente. Il sito Cybersecurity360, riferimento per gli esperti del settore, lo ha classificato come “ransomware finalizzato a scopo di soldi“. Opera di un gruppo criminale che aveva già attaccato anche governi stranieri.

Quando un attacco hacker non chiede riscatto è classificato come “terroristico”, spiega ancora il sito, dunque l’iniziale assenza di una richiesta di denaro aveva gettato nel panico gli addetti ai lavori. Per contro la richiesta di criptovaluta c’è stata da parte degli hacker, sebbene non sia stata accettata (ufficialmente) dalla Regione.

Da dove è partito l’attacco

Quel che sembra essere confermato è che l’attacco sia partito dal pc di un dipendente di LazioCrea, in smartworking da Frosinone, contagiato da un malware su cui avrebbe cliccato lui o suo figlio che utilizzava il computer. I dati sanitari erano al sicuro in un database separato, dunque dopo il blocco della piattaforma vaccini, il ripristino generale è stato ultimato in 4 giorni. Non così per tanti documenti regionali legati a rifiuti ed edilizia, necessari per l’operatività. Per ora, come confermato anche da Zingaretti e dall’assessore alla Salute Alessio D’Amato, non risultano furti di dati. Tutto dovrebbe risolversi dunque, ma quando?

In contemporanea a quanto accaduto, il Senato ha approvato un provvedimento che istituisce l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale lo scorso 3 agosto. Mentre nel Piano nazionale di Ripresa e Resilienza ben 620 milioni sono riservati al rafforzamento delle infrastrutture legate alla protezione cibernetica italiana, mostrando un rinnovato interesse della politica verso la sicurezza in questo campo.

 

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