L’allarme dell’Associazione Medici Endocrinologi: «In 10 anni dimezzati posti letto e specialisti». AME e SDA Bocconi presentano “Il Posizionamento Strategico ed Organizzativo dell’Assistenza Endocrinologica: Stato dell’arte e proposte di sviluppo”, un’analisi dell’offerta assistenziale endocrinologica attuale e le strategie da mettere in campo per rispondere in maniera adeguata alla domanda di cura dei malati, evitando liste di attesa e migliorando l’assistenza
In Italia sono 5 milioni i pazienti affetti da diabete. Ogni anno, 30 mila persone ricevono una diagnosi di ipertiroidismo. I casi di carcinoma e noduli tiroidei sono in continuo aumento. Mentre la lista dei pazienti e delle malattie di competenza endocrinologica si allunga, quella degli specialisti e delle strutture assistenziali disponibili in Italia si accorcia. È questa la fotografia scattata dal Report “Il posizionamento strategico ed organizzativo dell’assistenza endocrinologica: stato dell’arte e proposte di sviluppo”, realizzato dall’Associazione Medici Endocrinologi (AME ETS), in collaborazione con Cergas-Sda Bocconi e presentato questa mattina presso l’Auditorium del Ministero della Salute.
Stando al Report, dal 2010 al 2017, i posti letto e i reparti di endocrinologia hanno subito una riduzione, rispettivamente, del 42% e del 35%, con una diminuzione più marcata rispetto al dato complessivo di ristrutturazione delle degenze dell’area medica (-13% e -8%). Una situazione resa ancora più drammatica dal drastico calo dei posti di specializzazione. «Fino agli anni ‘80 – spiega Vincenzo Toscano, past president AME – le singole scuole disponevano di circa 20 medici ogni anno. Endocrinologi che oggi stanno andando progressivamente in pensione, senza un equo ricambio generazionale. Eppure, secondo le stime, servirebbero almeno 2.500-3 mila specialisti in servizio».
Perché l’endocrinologia sta scomparendo
L’endocrinologia non ha sofferto solo dei tagli che negli ultimi decenni hanno colpito in modo trasversale tutto il Sistema Sanitario Nazionale, ma anche di un’evoluzione separata e non coordinata di altre due discipline afferenti: «Si tratta della diabetologia e dell’andrologia – spiega Toscano -. Nel corso degli anni, la parcellizzazione dell’endocrinologia ha causato una riduzione della considerazione della disciplina, testimoniata, in primis, dalla drastica riduzione dei posti letto per Malattie Endocrine, del Ricambio e della Nutrizione».
Ma l’AME non si è limitata all’analisi del problema: ha messo nero su bianco una proposta di riforma del “sistema di assistenza endocrinologica”. «È necessario creare una nuova struttura organizzativa che consenta di adeguare l’offerta assistenziale endocrinologica all’attuale richiesta e al prevedibile aumento che si verificherà nei prossimi anni – dice Franco Grimaldi, presidente dell’AME -. In Italia, si stima che gli individui affetti da ipotiroidismo clinico e subclinico siano tra i 3 e i 6 milioni, con 200-300 mila nuove diagnosi annue nel sesso femminile e 30-60 mila tra gli uomini».
A presentare il nuovo modello su cui improntare la struttura organizzativa dell’assistenza endocrinologica è stato Federico Lega, professore ordinario di Management & Politiche Sanitarie presso l’Università degli Studi di Milano. «È necessario pensare ad una organizzazione non articolata a “silos”, ma a spicchio assistenziale. Un triangolo che includa ospedale, territorio, medici di medicina generale e case della salute (e le future case di comunità). Al vertice del sistema devono esserci gli ospedali di secondo livello – continua Lega – luoghi in cui le capacità diagnostiche e terapeutiche sono superiori a quelle di qualsiasi altra struttura del territorio. Questa sinergia non può prescindere dall’uso delle nuove tecnologie, dalla telemedicina, fino alle televisite ed ai teleconsulti».
L’endocrinologia dovrebbe ambire a recuperarne il controllo delle competenze attraverso l’organizzazione di un team con competenze trasversali, con una composizione multidisciplinare individuata per ambito di patologia. «All’interno di ogni azienda sanitaria andrebbe costituito un “endocrinology center” (una rete clinica strutturata endocrinologica) con a capo uno specialista incaricato dell’organizzazione degli sviluppi strategici – aggiunge Lega -. Ogni “center” sarà a sua volta strutturato in team specialistici. L’endocrinologo presente in tali team avrà un ruolo fondamentale per la definizione di standard, linee guida, protocolli, PDTA e tutto quanto serva a dare le garanzie di una competenza solida e diffusa in modo omogeneo tra tutti i professionisti coinvolti».
Puntano al futuro anche le parole che il Ministro della Salute, Roberto Speranza, ha rivolto agli specialisti in endocrinologia in occasione della presentazione del Report: «Ogni giorno i medici endocrinologi italiani forniscono assistenza e cure fondamentali ai cittadini. Guardiamo al futuro con maggiore fiducia, sapendo di poter disporre di risorse significative per recuperare le prestazioni rinviate durante la pandemia, per valorizzare la cultura della prevenzione e – conclude il Ministro – per rafforzare l’assistenza sanitaria, portandola più vicino ai cittadini».
Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato