Intervenuto al Congresso della Fimmg, il presidente della Federazione degli Ordini dei Medici: «Mai più carenza mascherine per medici. Superato il modello del medico di medicina generale che lavora da solo»
«Siamo realmente preoccupati». E non lo nasconde Filippo Anelli, presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici (FNOMCeO). «L’aumento rapido della curva non ci fa stare tranquilli – aggiunge a margine del Congresso della Fimmg in corso in Sardegna -. Significa che tutti i sanitari avranno di fronte pazienti con sintomi che possono essere confusi con il Covid-19. Ogni singolo raffreddore pone il dubbio diagnostico, quindi mettere tutti in fila nei dipartimenti di prevenzione diventa un esercizio complesso. Comporta l’allungamento dei tempi, con ripercussioni sul lavoro e sulle famiglie. Ecco perché i tamponi rapidi possono essere una reale svolta», ha aggiunto Anelli riferendosi alla possibilità che i medici di famiglia eseguano i test rapidi.
Anche il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, durante il suo collegamento con il Festival dello Sviluppo Sostenibile 2020, ha rassicurato sull’impegno nel mettere a disposizione i test rapidi. «Stiamo lavorando per i test rapidi – ha detto – e ieri abbiamo avuto un bel segnale di ulteriore collaborazione e solidarietà da parte di un importante sindacato dei medici di famiglia: hanno dato la disponibilità ad effettuare i test». «Questo significa – ha proseguito – che il commissario Arcuri, che sta completando la gara per 5 milioni di test rapidi li distribuirà anche ai medici di famiglia in modo da affrontare le prossime settimane con minore ansia».
Ad ogni modo, «ogni visita deve essere contraddistinta dal massimo livello di sicurezza». Un tema, quello della sicurezza dei medici e di tutti i professionisti sanitari, che è stata la spina dorsale del suo intervento: «Non ci dovrà mai più essere un medico senza mascherine a disposizione – ha commentato -. Quello della sicurezza è un tema strategico, essenziale. È un diritto che deve essere sempre garantito da chi amministra perché sono stati troppi coloro che hanno perso la vita».
Anelli ha quindi rassicurato: «Adesso i dispositivi di protezione ci sono, ma talvolta c’è ancora un atteggiamento frutto della mentalità del passato, legata alla convinzione che i soldi utilizzati in sanità siano considerati una spesa e non un investimento. Credo che la distribuzione dei dpi non debba essere centellinata, ma estremamente generosa. Questo significa mettere tutti i medici nelle condizioni di poter operare in sicurezza per il bene del paziente».
E sui vaccini in farmacia: «Se ne può discutere, ma al momento è improponibile – ha puntualizzato Anelli -. Sono poche le farmacie che hanno gli spazi per effettuare una vaccinazione, che non si può fare in uno sgabuzzino. È un processo complesso».
Infine, l’appello ai medici presenti in sala: «Il modello del medico di medicina generale che lavora da solo è ormai superato», ribadendo la necessità di lavorare in team multiprofessionali, come condizione necessaria per raggiungere l’obiettivo di portare l’Italia ai primi posti in Europa per assistenza domiciliare.
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