Salute 14 Maggio 2020 10:29

Aumento dei casi e sintomi più gravi: in uno studio bergamasco la prima evidenza di un legame tra malattia di Kawasaki e Covid nei bambini

Lo studio condotto dall’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo è stato pubblicato su The Lancet

Aumento dei casi e sintomi più gravi: in uno studio bergamasco la prima evidenza di un legame tra malattia di Kawasaki e Covid nei bambini

Otto dei 10 bambini con sintomi simili alla malattia di Kawasaki arrivati all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo sono risultati positivi al coronavirus. Sono tutti sopravvissuti, ma quelli che si sono ammalati durante la pandemia hanno mostrato sintomi più gravi di quelli diagnosticati nei cinque anni precedenti. Da evidenziare anche l’aumento dei casi registrati tra il 1 marzo ed il 20 aprile, pari a 30 volte rispetto ai 5 anni precedenti, quando la malattia di Kawasaki era stata diagnosticata a soli 19 bambini, anche se i ricercatori avvertano che è difficile trarre conclusioni definitive con numeri così piccoli.

Questi i risultati dello studio condotto dalla Pediatria dell’Ospedale di Bergamo sul legame tra  COVID-19 e la malattia di Kawasaki e pubblicato sulla rivista scientifica The Lancet.

Lucio Verdoni, primo autore dello studio, ha dichiarato: «Abbiamo notato un aumento del numero di bambini arrivati al nostro ospedale con una condizione infiammatoria simile alla malattia di Kawasaki nel periodo in cui l’epidemia di SARS-CoV-2 stava prendendo piede nella nostra regione. Sebbene questa complicazione rimanga molto rara, il nostro studio fornisce ulteriori prove su come il virus possa causare nei bambini diversi tipi di patologie. Nonostante la condizione rimanga rara, questo riscontro dovrebbe essere preso in considerazione quando si considera l’allentamento delle misure di allontanamento sociale, come la riapertura delle scuole».

LEGGI ANCHE: BAMBINI E SINDROME DI KAWASAKI, I PEDIATRI: «OLTRE 20 CASI IN 20 GIORNI, ASSOCIAZIONE CON COVID-19 NON SEMBRA CASUALE»

I pediatri del Papa Giovanni hanno effettuato uno studio retrospettivo su tutti i 29 bambini ricoverati con sintomi della malattia di Kawasaki dal 1 gennaio 2015 al 20 aprile 2020. «Prima del marzo 2020 – si legge in una nota – l’ospedale curava un caso di malattia di Kawasaki ogni tre mesi. Durante i mesi di marzo e aprile 2020, dopo l’insorgenza dell’epidemia di COVID-19, i bambini trattati sono stati 10, e ad oggi sono aumentati a 20. L’aumento non è spiegato da una crescita dei ricoveri ospedalieri, poiché il numero di pazienti ricoverati nei mesi di marzo e aprile 2020 è stato sei volte inferiore rispetto a prima che il virus fosse stato segnalato per la prima volta nell’area».

«I bambini che presentavano sintomi dopo il marzo 2020 avevano in media qualche anno di più (età media 7,5 anni) rispetto al gruppo diagnosticato nei precedenti cinque anni (età media 3 anni) – prosegue il comunicato -. Inoltre manifestavano sintomi più gravi rispetto ai casi passati, con oltre la metà (60%, 6/10 casi) con complicanze cardiache, rispetto al solo 10% di quelli trattati prima della pandemia (2/19 casi). La metà dei bambini (5/10) presentava segni di sindrome da shock tossico, mentre nessuno dei bambini trattati prima del marzo 2020 aveva questa complicanza. L’80% dei bambini (8/10) ha richiesto un trattamento aggiuntivo con steroidi, rispetto al 16% di quelli del gruppo storico (4/19)».

I medici bergamaschi sostengono che, nel loro insieme, i loro risultati rappresentano un reale incremento dell’incidenza della malattia di Kawasaki associata all’epidemia da SARS-CoV-2. Tuttavia riportano che tale associazione va confermata in studi più ampi.

«Ormai molti centri iniziano a riportare casi di bambini che arrivano in ospedale con segni di malattia di Kawasaki in altre aree colpite duramente dal COVID-19, tra cui New York e l’Inghilterra sud-orientale – ha commentato Lorenzo D’Antiga, direttore della Pediatria del Papa Giovanni XXIII di Bergamo -. Il nostro studio fornisce la prima chiara evidenza di un legame tra l’infezione da SARS-CoV-2 e questa condizione infiammatoria e speriamo che possa aiutare i medici di tutto il mondo a riconoscere e trattare prontamente questi pazienti, mentre proviamo a fare i conti con questo virus sconosciuto».

Angelo Mazza, un altro autore dello studio e pediatra all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, ha dichiarato: «Nella nostra esperienza, solo una percentuale molto piccola di bambini infetti da SARS-CoV-2 sviluppa sintomi della malattia di Kawasaki. Tuttavia, è importante comprendere le conseguenze del virus nei bambini, in particolare quando i Paesi di tutto il mondo si confrontano con piani per iniziare a ridurre le politiche di allontanamento sociale».

 

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SANITÀ INFORMAZIONE PER RIMANERE SEMPRE AGGIORNATO

Articoli correlati
Nasce il progetto PMLAb per i pazienti COVID-19 immunocompromessi
La gestione del paziente immunocompromesso con COVID-19 richiede una particolare attenzione, che si concretizza con le Profilassi Pre-Esposizione con anticorpi monoclonali. A questo scopo è nato il progetto Prevention Management LAboratory (PMLAb), presentato oggi a Roma
Donne “cenerentole” della ricerca in Europa, anche se metà dei laureati e dottorati è “rosa”
Le donne rappresentano circa la metà dei laureati e dei dottorati in Europa, ma abbandonano progressivamente la carriera accademica, arrivando a costituire appena il 33% della forza lavoro nel mondo della ricerca, e solo il 26% dei professori ordinari, direttori di dipartimento o di centri di ricerca. È il quadro tratteggiato in un articolo sulla rivista The Lancet Regional Health
Tumori: Rai e AIRC insieme per trasformare la ricerca in cura
"La ricerca cura". E' questo lo slogan della grande maratona di Rai e Fondazione Airc che, come ogni anno, uniscono le forze per trasformare la ricerca sul cancro in cura
Pnrr: con PRP@CERIC nuova infrastruttura di ricerca per studiare agenti patogeni
Un'infrastruttura di ricerca altamente specializzata, unica in Europa, che integra strumentazioni e competenze in biologia, biochimica, fisica, bio-elettronica, bio-informatica e scienza dei dati per studiare agenti patogeni di origine umana, animale e vegetale e intervenire rapidamente per contrastare la diffusione di possibili nuovi focolai di malattie. Questo è l'obiettivo del progetto PRP@CERIC, finanziato con 41 milioni di euro dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza
Covid, alcune persone potrebbero aver perso l’olfatto per sempre? L’ipotesi allarmante in uno studio
La perdita dell'olfatto a causa di Covid-19 potrebbe durare a lungo o addirittura per sempre. Uno studio rivela che una persona su 20 non l'ha recuperato dopo 18 mesi
GLI ARTICOLI PIU’ LETTI
Advocacy e Associazioni

Alzheimer, Spadin (Aima): “Devasta l’economia della famiglia, la sfera psicologica e le relazioni di paziente e caregiver”

La Presidente Aima: “Due molecole innovative e capaci di modificare la progressione della malattia di Alzheimer sono state approvate in diversi Paesi, ma non in Europa. Rischiamo di far diventar...
Salute

Disturbi alimentari, ne soffrono più di tre milioni di italiani. Sipa: “Centri di cura pochi e mal distribuiti”

Balestrieri (Sipa): "Si tratta di disturbi che presentano caratteristiche legate certamente alla sfera psicologica-psichiatrica, ma hanno anche un’importante componente fisica e nutrizionale che...
Prevenzione

Influenza, Lopalco (epidemiologo): “Picco atteso tra la fine di dicembre e l’inizio del nuovo anno. Vaccinarsi subito”

L'epidemiologo a Sanità Informazione: "Vaccinarsi contro influenza e Covid-19 nella stessa seduta: non ci sono controindicazioni, solo vantaggi"