Tavola Quadrata di FIMP a Napoli per promuovere relazioni sociali e employability. In programma un progetto di job guidance in collaborazione con Unione Industriali di Napoli
Ventotto miliardi di euro all’anno, solo in Italia: questo, alla luce dei più recenti studi in materia, il costo necessario per la riabilitazione dei soggetti affetti da autismo e disabilità neuropsichiatriche. Costi ripartiti tra il Servizio Sanitario Nazionale, il sistema educativo e le famiglie, e purtroppo, in quest’ultimo caso, non proporzionali al reddito. Tutto ciò a fronte di un ulteriore dato allarmante, e cioè che l’80% dei soggetti autistici adulti, a prescindere dal grado di gravità della sindrome, non ha nessun tipo di occupazione.
Di questa realtà e delle possibili soluzioni si è discusso di recente a Napoli, durante la Tavola Quadrata “Genetica, epigenetica e autismo” organizzata dalla FIMP (Federazione Italiana Medici Pediatri) presso l’OMCeO del capoluogo campano.
Costi insostenibili a fronte di un mancato inserimento nel mondo del lavoro, perchè i centri di riabilitazione rimangono, pur dopo aver completato un percorso di studi, l’unica opzione praticabile anche per i soggetti che potrebbero essere impiegati in attività lavorative. La sostanziale mancanza di alternativa incide significativamente, in modo negativo, sulla qualità di vità degli individui affetti da autismo, così come l’approccio puramente clinico e l’intervento precoce, seppur necessari, non sono sufficienti a supportare sul lungo periodo il reale inserimento in società dei ragazzi autistici.
«Quello che appare prioritario – spiega la dottoressa Paola Magri, esperta nel settore dei Disturbi dello Spettro Autistico – è iniziare a ragionare in termini di benessere reale, tenendo conto di parametri ben precisi per la valutazione della qualità della vita. Uno di questi parametri – continua – è l’Employability, che non riguarda solo il contesto occupazionale ma in generale la capacità di vivere ed essere inseriti in un contesto sociale. Un secondo parametro sono le Social Connection, esaminate attraverso una lente d’ingrandimento – specifica la Magri – il fatto che un bambino con disabilità cognitive frequenti la scuola non è un indicatore, o meglio, da solo non basta; indicatori validi sono la sua partecipazione alle gite, alle attività extracurriculari, eccetera. D’altra parte – conclude – se un ragazzo autistico completa un percorso di studi ma da adulto non sarà autosufficiente nelle attività quotidiane è evidente che una falla nel sistema c’è, e bella grossa».
E’ in quest’ottica che nasce il percorso di job guidance “Talent Academy” per persone con disabilità cognitive, avviato da “DinAmiche”, un’associazione di donne senza scopo di lucro, in collaborazione con Alpine Learning Group, centro di eccellenza internazionale, e con Unione Industriali di Napoli. La dottoressa Magri, coordinatrice scientifica del progetto che verrà ufficialmente presentato l’8 aprile a Napoli presso la sede dell’Unione Industriali, ne anticipa ai nostri microfoni le finalità : «L’inserimento e il coinvolgimento nella società anche attraverso il lavoro, che tenga conto delle personali attitudini ed inclinazioni dei ragazzi, guidati da un job coach, è l’obiettivo della nostra iniziativa».