I ricercatori: “La scoperta dell’Hpai-H5N1 in un orso polare indica la capacità del virus di diffondersi in varie specie di mammiferi e sottolinea la necessità di un monitoraggio vigile”
Il virus H5N1 è una minaccia crescente anche tra i mammiferi? È per rispondere a questa domanda che i ricercatori del North Slope Borough Department of Wildlife Management (Nsb Dwm) dell’Alaska, che effettua ricerche sulla salute della fauna selvatica compresi gli orsi polari, ha deciso di indagare sulle cause del decesso con un esame post-mortem dell’orso polare maschio positivo al virus Hpai (Highly pathogenic avian influenza)-H5N1. A far scattare il primo all’allarme di un’epidemia di aviaria tra i mammiferi sono state le positività al virus riscontrate tra le mucche degli allevamenti americani e, successivamente, il caso dell’orso polare. La ricerca condotta in Alaska è stata pubblicata su ‘Emerging Infectious Diseases’. L’orso, un giovane maschio, è stato sottoposto ad un esame macroscopico, i campioni di tessuto sono stati raccolti e sottoposti poi ad analisi istopatologiche. L’orso ha avuto una polmonite con un edema polmonare. L’analisi molecolare ha identificato il genotipo A3 del virus Hpai-H5N1.
“La scoperta dell’Hpai-H5N1 in un orso polare indica la capacità del virus di diffondersi in varie specie di mammiferi“, un punto che secondo i ricercatori “sottolinea la necessità di un monitoraggio vigile (sia a livello di comunità che di cacciatori) della salute della fauna selvatica per individuare precocemente i patogeni emergenti”. L’aver scoperto questo decesso indica l’importanza di avere “sistemi di sorveglianza integrati per il monitoraggio e nella risposta ai problemi di salute della fauna selvatica”. Inoltre, “gli orsi polari e altri animali selvatici sono parte integrante dello stile di vita di sussistenza e della sicurezza alimentare delle comunità indigene nell’Artico – evidenzia la ricerca – Il rilevamento dell’Hpai-H5N1 evidenzia potenziali rischi zoonotici. Ciò richiede strategie per mitigare l’impatto sulle fonti alimentari tradizionali e salvaguardare la salute pubblica”.
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