L’attuale ceppo dell’influenza aviaria, che sta decimando le popolazioni di uccelli a livello globale, è pericolosamente diverso da quello dei precedenti focolai e per questo richiede misure straordinarie urgenti. A lanciare l’allarme è un gruppo di ricercatori dell’Università del Maryland in uno studio pubblicato sulla rivista Conservation Biology
L’attuale ceppo dell’influenza aviaria, che sta decimando le popolazioni di uccelli a livello globale, è pericolosamente diverso da quello dei precedenti focolai e per questo richiede misure straordinarie urgenti. A lanciare l’allarme è un gruppo di ricercatori dell’Università del Maryland che, in uno studio pubblicato sulla rivista Conservation Biology, ritiene che siamo di fronte a un virus «diverso» da quello degli anni precedenti e la prova sta nel numero eccezionalmente alto di uccelli che muoiono.
«Per decenni abbiamo avuto a che fare con l’influenza aviaria a bassa patogenicità nel settore del pollame, ma questo è diverso», sottolinea Jennifer Mullinax, coautrice dello studio dell’Università del Maryland. «Questo virus ad alta patogenicità sta spazzando via tutto in numeri che non abbiamo mai visto prima», aggiunge.
Lo studio è stato condotto monitorando l’arrivo e la progressione dell’epidemia letale di influenza aviaria in Nord America per vedere come l’ultima recrudescenza della malattia si differenzia con quelle precedenti. I ricercatori hanno analizzato cinque diverse fonti di dati che contenevano informazioni sulla presenza di influenza aviaria tra uccelli selvatici e pollame negli Stati Uniti e in Canada, nonché un database globale che conteneva informazioni dal 2014 al 2023. A differenza dell’epidemia di influenza aviaria (H5N8) del 2015, l’epidemia osservata alla fine del 2021 (H5N1) ha causato una mortalità di massa per gli uccelli selvatici, il che rende più difficile eliminare il virus altamente patogeno.
«A differenza dell’H5N8, questa malattia ha un forte impatto sugli uccelli selvatici», conferma Johanna Harvey, autrice principale dello studio e ricercatrice post-dottorato presso l’Università del Maryland. «È difficile stimare quanti uccelli siano veramente colpiti tra le popolazioni selvatiche – continua – ma stiamo assistendo a drammatici impatti della malattia nei rapaci, negli uccelli marini e negli uccelli che nidificano nelle colonie. E ora abbiamo la più alta quantità di pollame perso a causa dell’influenza aviaria, quindi questo è lo scenario peggiore».
Circa 58 milioni di polli domestici sono stati infettati o sono stati uccisi per fermare la diffusione dell’infezione negli Stati Uniti, oltre a 7 milioni in Canada. L’ultimo focolaio di influenza aviaria sembra aver trasformato la malattia da stagionale a una che dura tutto l’anno. L’epidemia di influenza aviaria del 2015 si è generalmente verificata in autunno, quando gli agricoltori potevano prepararsi e avere più tempo per riprendersi dalle perdite. Ma l’ultimo focolaio si è verifica durante tutto l’anno, in estate per gli uccelli selvatici e durante la primavera e l’autunno per il pollame domestico. I ricercatori hanno concluso che l’impatto mortale della malattia sugli uccelli selvatici e il passaggio dalle infezioni stagionali a quelle che si verificano tutto l’anno potrebbero segnalare un pericoloso cambiamento nell’influenza aviaria negli Stati Uniti. Il team ha anche concluso che l’influenza aviaria diventerà probabilmente endemica, il che potrebbe influire sulla sicurezza alimentare e sull’economia.
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