A lanciare l’allarme è uno studio condotto da una collaborazione di ricercatori in Canada, che ha definito la scoperta «molto preoccupante». Il virus degli uccelli si diffonde «in modo efficiente» nei furetti e questo suggerirebbe una possibile diffusione negli esseri umani
L’influenza aviaria si diffonde «in modo efficiente» nei furetti e questo suggerirebbe che il virus si sta avvicinando sempre di più alla sua diffusione negli esseri umani. A lanciare l’allarme è uno studio condotto da una collaborazione di ricercatori in Canada, che ha definito la loro scoperta «molto preoccupante». I risultati, non ancora sottoposti a revisione paritaria, inducono ad alzare il livello di allerta. Si tratta infatti del primo studio noto che conferma chiaramente che i mammiferi non solo possono contrarre la malattia individualmente, ma anche diffonderla ad altri.
Al momento H5N1 – il ceppo di influenza aviaria dietro l’attuale epidemia che sta investendo il mondo, considerata la più grande di sempre – non si trasmette facilmente tra gli esseri umani. Ma, secondo gli scienziati, le mutazioni del virus che facilitano la trasmissione da mammifero a mammifero potrebbero cambiare la situazione. A livello globale, sono stati registrati meno di 900 casi umani di H5N1, che uccide quasi il 50% di tutti coloro che colpisce. Il virus viene solitamente rilevato attraverso uno stretto contatto con un uccello infetto, vivo o morto. I furetti sono stati scelti per lo studio in quanto hanno una composizione respiratoria simile a quella umana, fornendo agli esperti un’idea di come un virus interagirebbe nelle persone.
I ricercatori hanno scoperto che il «contatto diretto» con un ceppo di H5N1 isolato da un uccello infetto ha provocato «esiti letali», si legge nel paper. Questo solleva la prospettiva che il ceppo possa aver sviluppato «alcuni adattamenti che consentono un grado più elevato di replicazione, patogenicità e trasmissione». I ricercatori hanno avvertito che se un tale ceppo facesse il salto verso l’uomo, le conseguenze potrebbero essere catastrofiche. «Poiché c’è poca o nessuna immunità specifica per l’H5 a livello di popolazione, se un isolato di H5N1 capace di una trasmissione prolungata facesse un salto nell’uomo, ciò rappresenterebbe probabilmente un’infezione distruttiva nella popolazione immunologicamente naïve», hanno scritto gli studiosi.
John Fulton, consulente dell’industria farmaceutica e fondatore di BioNiagara, ha dichiarato che l’H5N1 rappresenta una minaccia «100 volte peggiore del Covid». Ha aggiunto: «Questa scoperta è molto preoccupante e i governi dovrebbero agire immediatamente ricercando e mobilitando tutta la capacità di produzione ad alto potenziale di vaccini e terapie per la prevenzione e il trattamento dell’influenza aviaria H5N1». Alcune nazioni, tra cui la Cina, vaccinano da anni contro il ceppo H5N1. Gli uccelli vengono vaccinati tramite un’iniezione nell’uovo o uno spray sui pulcini quando sono ancora nel guscio.
Le aziende GSK, Moderna e CSL Seqirus hanno iniziato a sviluppare nuovi vaccini umani per colpire il ceppo del virus in rapida diffusione. Altri come Sanofi hanno in stock vaccini generici contro il virus H5N1 che potrebbero essere adattati al ceppo attualmente in circolazione. Come altre forme di influenza, gli esseri umani possono essere infettati se il virus entra negli occhi, nel naso, nella bocca o viene inalato. Ma con l‘influenza aviaria, questo di solito si verifica nelle persone che trascorrono molto tempo con creature infette, come chi lavora con gli uccelli.
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