La survey ha raccolto le risposte di 271 famiglie italiane con figli dai 3 ai 16 anni. E i risultati sono stati sorprendenti
Al via lo studio pilota ideato e attuato dalla presidente SIMPE Campania, Maria Giuliano, in collaborazione con la dottoressa Valentina Grimaldi, che quantifica e analizza l’impatto concreto che il lockdown degli scorsi mesi ha avuto sui bambini italiani. Un progetto realizzato grazie alla piattaforma telematica PediaTotem, che da anni ormai costituisce un importante strumento nella gestione ambulatoriale della rete pediatrica nazionale. Alla survey hanno aderito ventuno pediatri di famiglia distribuiti su tutto il territorio nazionale, che hanno somministrato un questionario a 271 genitori. Il questionario prevede domande che indagano possibili cambiamenti nella giornata tipo, sia dal punto di vista comportamentale che a un livello meno visibile, quello dei pensieri, sensazioni ed emozioni dei propri figli dai 3 ai 16 anni di età.
Nel giro di due settimane (dal 15 al 30 giugno) il sistema è stato in grado di quantificare il livello ed il tipo di ripercussioni nel breve e medio periodo sulla sfera psicologica, clinica, affettiva e sociale dei bambini e adolescenti, e delle loro famiglie. Con risultati in alcuni casi sorprendenti, che dimostrano, anche se lo studio dovrà naturalmente essere supportato da una casistica più ampia, una grande capacità di adattamento e resilienza da parte dei giovanissimi. L’80% di loro ha infatti vissuto bene l’isolamento e la chiusura. Le abitudini familiari, come il gioco o la lettura, sono tendenzialmente rimaste le stesse, ed in molti casi alcuni disturbi psicosomatici preesistenti al lockdown sono migliorati. Scarso l’interesse per i videogiochi (circa il 60% vi ha dedicato meno di un’ora al giorno) e purtroppo, anche per la lettura (qui la percentuale che vi ha dedicato meno di un’ora al giorno sale al 67%). Più attrazione hanno suscitato Tv e streaming, con il 50% che vi ha dedicato 1-2 ore al giorno.
In questo ambito emergono le differenze più significative tra pre-post e durante il lockdown. Durante il lockdown si è avuto un forte aumento del tempo dedicato al gioco con i genitori, con il 62% di famiglie che hanno giocato insieme tutti i giorni contro il 51% scarso del pre-lockdown. Altro dato positivo: secondo i genitori intervistati, nel 50% dei casi i figli hanno imparato a partecipare di più alla vita domestica e a collaborare in casa.
Era lo scenario paventato da molti esperti, un aumento delle fobie tra i giovanissimi. Invece, a quanto pare, nulla di tutto ciò si è verificato con percentuali allarmanti. Oltre il 74% non ha paura di restare solo in casa, e la stessa percentuale di giovanissimi non ha alcuna paura ad uscire di casa, né da solo né in compagnia dei genitori. In più, il 45% dei bambini non ha bisogno di continuo conforto o rassicurazioni, il 35% lo richiede solo qualche volta. La tendenza ad isolarsi è presente “qualche volta” nel 24% dei bambini, mentre nel 21% dei casi i genitori hanno riscontrato una propensione all’iperattività. A balzare all’occhio in negativo, però, è la ricerca continua di cibo, che in ben 30 casi su 100 va da “spesso” a “sempre”. Invece, per quanto riguarda una anche minima regressione del comportamento, nel 60% dei casi non c’è stata affatto.
Alla domanda “se vedeva il proprio figlio più sereno” il 40% dei genitori ha risposto di Sì. «Un dato – commenta la presidente SIMPE Campania, Maria Giuliano – che alla luce dello stravolgimento dei ritmi quotidiani e delle rinunce di varia natura subìte, impone una riflessione. Sul fatto che forse, contrariamente alle aspettative, il lockdown sia stato gestito meglio rispetto a quanto si pensi, sia dal punto di vista strettamente privato e familiare sia da quello pubblico e sociale».
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