Caputo (FIMP Lombardia): «La vaccinazione previene il virus nella forma grave e anche il long Covid e la MIS-C, malattia multi-infiammatoria sistemica»
«La morte del bambino di 10 anni per Covid all’ospedale Santa Margherita di Torino è una sconfitta per il sistema. Non è il primo episodio, purtroppo, e ogni volta che accade è un dramma e il senso di frustrazione ci pervade. Si sarebbe potuto evitare, nell’ambito delle malattie infettive abbiamo la possibilità di prevenire con i vaccini molte malattie. Mi metto nei panni dei genitori devastati dalla morte del bambino e dai sensi di colpa e dai dubbi per non averlo vaccinato. Mi piange il cuore». Così il Presidente di FIMP (Federazione Italiana Medici Pediatri), Paolo Biasci.
Secondo fonti sanitarie il bambino non aveva comorbidità importanti, ma quando è giunto all’ospedale di Torino, proveniente da Mondovì, era in ipotermia, rabdomiolisi ed aveva dolori muscolari importanti agli arti inferiori con sospetta miocardite innescata dal virus. «I genitori sono vaccinati e dunque è incomprensibile la scelta di non proteggere il figlio, ma purtroppo è una situazione frequente, in particolare nella fascia di età tra i 5 e gli 11 anni perché nell’opinione pubblica, nei giornali e nelle trasmissioni televisive è passato un messaggio sbagliato ovvero che il Covid nei bambini non sia letale e addirittura si diceva che non colpiva i più piccoli. È una fake news. Ora siamo devastati dalle infezioni nei bambini non vaccinati e noi pediatri stiamo conducendo una battaglia straordinaria per la vaccinazione. Anche nel primo anno e mezzo della pandemia, prima della variante Omicron, c’erano già stati circa 30 morti tra i bambini, tanto che i decessi per Covid avevano superato quelli da meningite, quindi nel momento in cui è stata data la possibilità di vaccinare anche i piccoli non avrebbero dovuto esserci dubbi».
Secondo le statistiche dal 16 dicembre al 25 gennaio oltre il 30 percento dei bambini italiani nella fascia di età tra i 5 e gli 11 anni ha ricevuto almeno una dose. «Un risultato importante ma dobbiamo fare ancora meglio – aggiunge Roberto Caputo, FIMP Lombardia – e perché ciò accada occorre essere chiari con i genitori. Quando ho iniziato a spiegare loro quanto fosse importante la vaccinazione anti Covid citavo i dati americani secondo cui il vaccino evita una ospedalizzazione ogni mille contagi. Infatti, il virus col passare dei mesi è mutato e con l’aumento dell’immunità tra gli adulti, si è spostato verso l’età pediatrica raggiungendo tre ricoveri in terapia intensiva ogni diecimila contagi».
Tra la prima e la seconda settimana di gennaio sono stati 74mila contagi in Italia con diverse ospedalizzazioni e complicanze. «Per questo abbiamo sempre cercato di far capire ai genitori che la vaccinazione è fatta nell’interesse principale del bambino perché previene il virus nella forma grave e anche il long Covid e la MIS-C, malattia multi-infiammatoria sistemica che può colpire i bambini dopo diverse settimane dall’infezione – aggiunge il segretario regionale FIMP -. Purtroppo, spesso è prevalsa la convinzione nell’opinione pubblica che gli effetti collaterali del vaccino siano più gravi del Covid stesso nei bambini, invece non è così. Su otto milioni di bambini vaccinati sono state registrate 11 miocarditi da vaccino, tutte regredite senza conseguenze, purtroppo invece il Covid che di norma dà solo dolori muscolari, febbre, cefalea, in 3 casi ogni 20mila può dare effetti gravi che necessitano un ricovero in terapia intensiva e quando ciò accade le conseguenze possono essere anche devastanti».
L’appello dei pediatri di famiglia è rivolto alle famiglie che ancora hanno dei dubbi sulle vaccinazioni anti Covid. «Se un bambino vaccinato contrae il virus ma è coperto da una o ancor più due dosi – dicono – avrà una sintomatologia lieve con febbre e cefalea o gastrointestinale, mentre chi non è vaccinato rischia di sviluppare anche forme più gravi. Quindi occorre accelerare cono le vaccinazioni uniformando il paese perché ci sono ancora situazioni molto differenti da regione a regione». Gli esempi virtuosi di Lombardia e Puglia, dove è stata sperimentata anche la vaccinazione a scuola, dovrebbero essere allargati ad altre regioni. «Proprio la scuola potrebbe avere un ruolo importante – spiega Caputo –, anche come sede per la vaccinazione dei più piccoli perché permetterebbe di escludere già i bambini in quarantena, ma dovrebbe essere anche snellita la procedura burocratica che oggi frena le scuole e blocca l’attività dei pediatri costretti a fare certificati di quarantena e di riammissione a scuola».
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