Moro (Aiblud): «Un alimento prezioso per bimbi prematuri, neonati sottoposti ad interventi chirurgici addominali o affetti da insufficienza renale e patologie metaboliche. Chi se ne nutre cresce meglio e viene dimesso prima dalla terapia intensiva»
L’Italia è al primo posto in Europa per numero di Banche del latte umano donato. Il nostro Paese ne ospita 38, seguito dalla Francia che ne conta 36. «Ogni anno sono 10 mila i litri di latte raccolto, donati da circa 950 donne – dice Guido Moro, presidente dell’Associazione italiana Banche del latte umano donato -. Cifre presto destinate ad aumentare per l’apertura di ulteriori nuove Banche su tutto il territorio nazionale».
«I primi bambini ad essere nutriti con il latte donato – continua Moro – sono i neonati con basso peso alla nascita, inferiore a 1.500 grammi. Le mamme di questi piccoli riescono difficilmente ad allattare al seno, sia per la nascita prematura del proprio figlio, che può ritardare o ridurre la montata lattea, sia per il forte stress a cui sono sottoposte, che influisce negativamente sulla produzione del latte».
Quando il latte donato a disposizione è maggiore di quello utile ad alimentare i nati pre-termine, può essere utilizzato anche per altre categorie di neonati. «Soprattutto – sottolinea il presidente Aiblud – per i lattanti sottoposti ad interventi chirurgici addominali, che hanno subìto resezioni intestinali o affetti da insufficienza renale e patologie metaboliche».
I bambini nutriti con latte materno donato avranno molti vantaggi, soprattutto da un punto di vista clinico. «Questo prezioso e naturale alimento è in grado di proteggerli da alcune patologie gravi e molto diffuse nel periodo neonatale – aggiunge Moro -. Tra le più temute c’è l’enterocolite necrotizzante, una patologia infiammatoria dell’intestino che può produrre perforazione e necrosi della parete intestinale, causando morte nel 30% dei casi. Molti studi validati scientificamente hanno dimostrato che il latte materno donato è in grado di proteggere i neonati che se ne nutrono dall’enterocolite necrotizzante. Più in generale, i bambini tollerano meglio questo tipo di alimentazione rispetto al latte in formula. Crescono meglio e vengono dimessi molto prima dalla terapia intensiva».
Tutte le mamme che stanno già allattando il proprio bambino al seno possono donare il proprio latte prodotto in eccesso. «È sufficiente rivolgersi alla Banca del latte più vicina e comunicare la propria disponibilità – dice il presidente Aiblud -. Superato un primo colloquio telefonico per conoscere lo stato di salute generale della donna, sarà necessario presentarsi personalmente alla Banca per sottoporsi ad un prelievo di sangue. Le analisi consentiranno di controllare eventuali infezioni intercorrenti, tra cui l’HIV, l’epatite B e C. In questo preciso momento storico anche il Covid-19».
«Non c’è un limite di età delle mamme donatrici. Però si consiglia di attendere almeno tre settimane dall’inizio dell’allattamento prima di decidere di donare. Questo per assicurarsi che la produzione di latte abbia un’abbondanza stabile nel tempo. Una volta cominciato, una mamma potrà donare il proprio latte fino al compimento del primo anno di vita del suo bambino».
Le Banche del latte non garantiscono solo che la donatrice sia in salute. Anche che il latte donato deve rispettare un certo standard di qualità. «Accertata l’idoneità della donna – spiega Moro – si passa ad analizzare un campione del latte prelevato durante la prima donazione. Se ne controllano i requisiti microbiologici e l’assenza di inquinanti e batteri. Solo se il latte risulterà appropriato si proseguirà con la raccolta. Di volta in volta poi verrà sottoposto ad accurati processi di pastorizzazione».
Il latte in eccesso può nuocere alla donna se il seno non viene regolarmente ed adeguatamente svuotato. «Non è mai necessario “convincere” una donna alla donazione: chi non dona il proprio latte è solo perché non sa che è possibile farlo. Il latte in eccesso va necessariamente tirato e nessuno preferirebbe buttarlo, invece di offrirlo a chi ne ha bisogno. È necessario, infatti, chiarire che si tratta di una donazione totalmente gratuita che, in Italia, a differenza di altri Paesi – conclude Moro – non avviene mai a scopo di lucro». È, dunque, un gesto meraviglioso che, per ora, ha un unico difetto: essere diffuso in modo disomogeneo sul territorio nazionale.
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