Per alcuni il barefooting è una filosofia di vita, per altri un modo per riappropriarsi della propria libertà con tanti vantaggi per la salute: migliora la circolazione, elimina grassi e tossine e rafforza il sistema immunitario. Ma per alcuni è controindicato
Albert è inglese, fa il musicista di strada e si definisce cittadino del mondo. Ha viaggiato in Asia, Africa e Sud America. Oggi vive a Milano e in questa torrida estate è solito uscire di casa senza scarpe. Quando gli domando perché pratica il barefooting sgrana gli occhi e con un sorriso mi risponde: «Camminare a piedi nudi fa bene al corpo e alla mente». Ed è proprio vero. Iniziata in Nuova Zelanda, questa moda oggi è diffusa ovunque tanto che sono in molti a praticarla soprattutto d’estate. Per alcuni si tratta di una vera e propria filosofia di vita, per altri rappresenta invece il modo per riappropriarsi della propria libertà e del rapporto con la natura, con tanti vantaggi anche per la salute.
A beneficiarne per primi sono i piedi che con la loro struttura complessa devono sostenere il peso del corpo con una pressione tre volte superiore, e quando costretti nelle scarpe, nell’80 percento dei casi, subiscono delle deformazioni che hanno inizio intorno ai 20 anni. Ragione per cui dare modo ai piedi di muoversi liberamente sul terreno, meglio se nella natura, o in riva al mare, rappresenta una conquista per tutto l’organismo. Non solo, se a camminare a piedi nudi sono i bambini molto piccoli, hanno modo di sviluppare in maniera corretta l’arcata plantare, evitando l’insorgenza dei cosiddetti piedi piatti. Fondamentale però che i giovanissimi camminino su un terreno freddo, come ad esempio il pavimento in marmo o in parquet.
Se per i bambini il camminare a piedi scalzi è un evento del tutto naturale, per gli adulti iniziare a praticare il barefooting non sempre è agevole. Per questo è fondamentale avvicinarsi a questa attività poco alla volta, con brevi percorsi in un primo momento, per poi intensificare l’esperienza. Di sicuro a beneficiarne è la circolazione sanguigna. Infatti, i piedi non costretti nelle scarpe permettono ai muscoli di essere più attivi, pompano meglio il sangue, rafforzano il sistema venoso e dunque prevengono la formazione delle vene varicose. Non solo, camminare scalzi permette di prevenire il mal di schiena in quanto permette di appoggiare a terra il piede con meno violenza e in una posizione corretta, il che ha ripercussioni positive anche sulla colonna vertebrale.
Se i benefici per la circolazione e la colonna vertebrale sono noti, non tutti sanno che camminare scalzi migliora l’equilibrio energetico del corpo – infatti il piede contiene più di 200 mila frammentazioni nervose – ma soprattutto permette di eliminare i grassi e le tossine, oltre a contrastare i radicali liberi responsabili dell’invecchiamento e rafforzare il sistema immunitario. Quindi se si vuole vivere in salute più a lungo è bene esercitarsi a camminare scalzi, sempre tenendo a mente alcuni accorgimenti: non praticare il barefooting su terreni sconnessi o inquinati dove ci potrebbe essere la presenza di qualche oggetto in grado di provocare tagli, ferite o punture da insetti come zecche o vespe.
I vantaggi sono di gran lunga superiori agli inconvenienti, come punture di insetti e piccole ferite, che si possono evitare con un po’ di attenzione. Infatti, il barefooting è un ottimo antistress e antidepressivo. Migliora anche la respirazione e il sonno e più in generale l’equilibrio energetico del corpo.
Non tutti però possono beneficiare del barefooting. Infatti, ci sono soggetti per i quali il camminare scalzi è sconsigliato. Su tutti chi soffre di diabete perché a causa della cute molto sensibile potrebbe rischiare di ferirsi ai piedi. Anche chi ha problemi di tallonite, di tendinite o artrite è costretto a rinunciare ai benefici psicofisici della camminata a piedi nudi.
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