«La potenza delle informazioni nascoste nei Big Data può portare benefici sui pazienti e vantaggi nella diagnostica. In futuro, si spera di poter trattate tanti tipi di malattie, da quelle genetiche al cancro» così Mario Nicodemi, Docente di Fisica teorica alla Federico II di Napoli
La biodiversità fornisce beni e servizi fondamentali per il benessere umano. È per questo che è importante proteggere tutti gli organismi viventi e tutelare la diversità biologica, in modo sostenibile. «Focalizzarsi sulla salute dell’uomo a prescindere dalla salute degli altri esseri viventi è limitato» ha sottolineato la professoressa Maria Luisa Chiusano del Dipartimento di Agraria dell’Università Federico II di Napoli, a margine del convegno Big Data in sanità di cui Sanità Informazione è stata Media Partner. «Bisogna portare avanti la visione d’insieme: tutti i dati ed elementi da considerare per determinare la salute e il benessere umano vanno dal mondo biotico al mondo abiotico».
La biodiversità, oggi, continua a essere minacciata da ogni parte del mondo: «L’ambiente sta cambiando in maniera dannosa per la salute dell’uomo e per la salute di tutti gli altri esseri viventi che popolano la terra. Questo è ormai sotto gli occhi di tutti. Per questo, è necessario conoscere tutti i sistemi: dai microorganismi alle piante, dagli animali che popolano le acque a quelli sulla terraferma fino ad arrivare all’uomo» ha precisato la Chiusano.
I Big Data possono essere molto utili per una visione contestuale che richiede competenze differenti e multidisciplinarietà: «Bisogna fare attenzione alle problematiche che esistono nel mettere insieme i dati in maniera interoperabile, per definire azioni politiche e predire il destino dei sistemi biologici, intervenendo in maniera preventiva piuttosto che curativa – ha specificato la professoressa Chiusano -. Il nostro obiettivo è conoscere e apprendere come i sistemi biologici rispondono alle variazioni per poter intervenire in maniera efficace precoce e a minor costo, in una visione allargata, globale, in modo tale da poter avere uno sviluppo sostenibile di qualsiasi attività che abbia al centro il benessere umano».
Ed è proprio la sinergia tra discipline come la genetica, la biologia molecolare, la medicina e le scienze dure come l’informatica, la fisica e i Big Data «una delle frontiere strategiche oggi sia per la ricerca che per le enormi potenziali applicazioni che si possono aver in medicina» ha evidenziato ai nostri microfoni il professor Mario Nicodemi, Docente di fisica teorica alla Federico II di Napoli.
Tante, le opportunità e sfide fornite dall’utilizzo dei Big Data: «L’idea è che usando la potenza delle informazioni nascoste nei Big Data si possano ricavare informazioni specifiche ad un livello fino ad oggi impensabile, con benefici sui pazienti e vantaggi nella diagnostica – ha proseguito il professore -. In futuro, si spera di poter trattare malattie terribili come quelle genetiche ad esempio. Da quelle congenite del bambino a malattie come il cancro».
Tante le opportunità ma anche qualche rischio: esistono limiti nell’utilizzo di dati sanitari per questo tipo di ricerche? «I Big Data stanno rivoluzionando la scienza e promettono passi avanti formidabili. D’altro canto – ha concluso il professore – ci possono essere problemi dal punto di vista etico: non si può trascurare il modo in cui gestiamo queste informazioni. Deve esserci grande attenzione».