«Avere determinanti di salute che possono servire ad attuare politiche del benessere della popolazione a tutto campo e soprattutto per la prevenzione sugli stili di vita è davvero il futuro» sottolinea la Presidente di Federsanità ANCI
«La nostra categoria, quella dei direttori generali della sanità, deve passare dall’idea di manager della sanità a manager della salute: bisogna attuare una politica che tenga conto dei big data di fare una serie di politiche ambientali e di benessere». Tiziana Frittelli, Direttore generale del Policlinico Tor Vergata e Presidente di Federsanità ANCI, ha le idee chiare sull’importanza dei big data, cioè l’analisi di quantità incredibilmente grandi di informazioni che provengono dai moderni strumenti tecnologici e non solo, strumenti che potrebbero avere un campo di applicazione importante sulla salute e sull’ambiente, come è emerso dalla conferenza Big Data in Health 2019 che si è svolta a Roma dal 2 al 4 ottobre scorso organizzata dalla Big Data in Health Society con la collaborazione del Cnr, dell’Istituto Superiore di Sanità, del Campus Biomedico e dall’Università di Salerno con Sanità Informazione come media partner.
I big data possono davvero avere un ruolo cruciale anche nel determinare stili di vita più o meno salutare, comportamenti che possono essere decisivi nella prevenzione: «Per Federsanità è particolarmente importante l’integrazione dei dati per passare da un concetto di sanità a un concetto di salute in particolare per quel che riguarda la presa in carico socio-assistenziale del paziente fragile per il quale è importante incrociare i dati della sanità con i dati sociali che sono soprattutto in possesso delle amministrazioni locali» aggiunge Frittelli.
Presidente, parliamo dei big data in abito sanitario. Quali sono le opportunità che ci offrono?
«Le opportunità sono notevoli perché la sanità italiana è un ambito nel quale esistono molti dati che vanno innanzitutto collegati tra loro e non possono essere utilizzati solo per silos ma appunto interpretati. Per interpretarli occorre anche una formazione specifica affinchè dal dato si passi all’informazione. Per Federsanità è particolarmente importante l’integrazione dei dati per passare da un concetto di sanità a un concetto di salute sia sotto il versante della presa in carico socio-assistenziale del paziente fragile per il quale è importante incrociare i dati della sanità con i dati sociali che sono soprattutto in possesso delle amministrazioni locali. Questa è la mission specifica di Federsanità, avere determinanti di salute che possono servire a politiche del benessere della popolazione a tutto campo e soprattutto per la prevenzione sugli stili di vita che è davvero il futuro del nostro Paese anche perché proprio sulla base di questi dati sarà possibile effettuare politiche non solo in ambito sanitario ma anche in ambito industriale, in ambito agricolo, in quello che oggi viene definito anche dalla nuova bozza di Patto della Salute, One Health, salute della popolazione, salute degli animali, ma soprattutto salubrità degli ambienti di vita».
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Sono tante le infrazioni che la Commissione europea contesta all’Italia sulle tematiche ambientali, dai rifiuti all’Ilva di Taranto e alla terra dei fuochi. C’è ancora molto da fare su questo…
«Sì, c’è ancora molto da fare. Questa è una tematica delicata anche perché lo stesso nostro Codice civile fino a un certo punto della sua storia è stato interpretato come una sorta di contemperamento tra interessi produttivi e interessi della salute. Oggi tutto il mondo sta dicendo che questo contemperamento può avvenire soltanto a favore della salute della popolazione perché sarebbe piuttosto triste in realtà salvaguardare posti di lavoro anziché riconvertirli per poi offrire a quelle famiglie, a quei lavoratori che hanno conservato il posto di lavoro un ambiente non salubre che quindi si paga in termini di qualità di salute e di vita. In realtà c’è molto da fare perché è una società che ormai va progettata green. Proprio per questo servono i dati. Senza i dati integrati sullo stato di benessere, di salute della popolazione e dati produttivi certamente non siamo in grado di mettere a disposizione dei politici i dati per poter poi fare scelte politiche integrali che non guardino solo ad un aspetto o ad un altro. Io dico sempre che la nostra categoria, io rappresento i direttori generali, deve passare lei stessa dall’idea di manager della sanità a manager della salute e così allargando il discorso dobbiamo avere non un occhio strabico, ma una politica che tenga conto attraverso un intreccio organico e corretto dei big data che ci consenta di fare una serie di politiche ambientali e di benessere».