Salute 27 Gennaio 2025 11:47

Bimbo di 4 anni curato dai radiologi per una rara malattia al fegato inoperabile

Una nuova speranza per bambini con ipertensione portale severa grazie alla radiologia interventistica. I primi studi dimostrano l'efficacia dell'approccio mininvasivo
Bimbo di 4 anni curato dai radiologi per una rara malattia al fegato inoperabile

Un bambino di 4 anni, affetto da una rara condizione del fegato insorta dopo la nascita ma non trattabile chirurgicamente, è stato sottoposto con successo nei giorni scorsi ad una procedura innovativa di radiologia interventistica. L’intervento è stato svolto congiuntamente da specialisti dell’ASST Papa Giovanni XXIII di Bergamo e dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma. Il bambino sta bene ed è stato dimesso pochi giorni dopo l’intervento. Il bambino in cura al Bambino Gesù soffriva di una condizione di ipertensione portale severa causata da una trombosi in epoca neonatale della vena porta che aveva portato allo sviluppo di cavernoma.

Una procedura radiologica innovativa e mini-invasiva

Questa malattia può portare a gravi emorragie digestive, con rischio di complicanze e un forte impatto sulla qualità di vita. Le due équipe di radiologi, nel corso di un intervento durato diverse ore, hanno effettuato una ricanalizzazione portale percutanea, una tecnica innovativa e mini-invasiva che consente di riaprire la vena ostruita che porta il sangue dalla milza e dall’intestino al fegato. La tecnica viene comunemente utilizzata nei bambini per gestire le complicanze insorte dopo il trapianto di fegato in età pediatrica. Tre anni fa è stata avviata a Bergamo la sua applicazione anche per la cura di bambini non sottoposti a trapianto.

La tecnica è stata eseguita con successo su 10 casi a Bergamo

Dell’équipe che ha realizzato l’intervento faceva parte Paolo Marra, responsabile della sezione di Radiologia interventistica dell’Unità di Radiologia diagnostica per immagini 1 – radiologia e interventistica dell’ASST Papa Giovanni XXIII. “Va premesso che questa tecnica radiologica, utilizzata nei bambini sottoposti a trapianto, può essere applicata su fegati ‘nativi’ solo in casi selezionati”, precisa Marra. “In alcuni studi preliminari abbiamo dimostrato l’efficacia, la sicurezza e la durevolezza di questa tecnica. A Bergamo – continua – abbiamo già eseguito dieci casi con successo, riuscendo a ripristinare, in pazienti non operabili chirurgicamente, il fisiologico flusso nella vena porta in modo meno invasivo e altrettanto efficace della chirurgia”. La collaborazione tra l’ASST Papa Giovanni XXIII e l’Ospedale Bambino Gesù di Roma punta ora ad estendere questa opportunità a bambini residenti in altre aree del Paese.

Una nuova chance terapeutica per i bambini non operabili

“La procedura di ricanalizzazione portale percutanea, tecnica radiologica innovativa, offre una chance terapeutica importante a bambini non operabili chirurgicamente”, spiega Gian Luigi Natali, responsabile della radiologia diagnostica e interventistica del Bambino Gesù. “Gli interventi mini-invasivi endovascolari e/o percutanei, in continua evoluzione, rappresentano ormai una realtà – prosegue – per la radiologia interventistica anche in campo pediatrico. Grazie alla collaborazione preziosa e professionale del Dr. Paolo Marra e della ASST Papa Giovanni XXIII il nostro Ospedale è in grado di offrire ai piccoli pazienti con cavernoma portale una possibilità di cura in più”.

La metà dei bambini non operabili sono candidabili alla nuova procedura

Il cavernoma portale è, dopo la cirrosi, la seconda causa più comune di ipertensione portale, condizione nota fra gli specialisti come EHPVO (Extrahepatic portal vein obstruction). In Italia si stima che gli eventi trombotici interessino 1 bambino su 200.000, ma l’incidenza aumenta in relazione a malattie ereditarie che alterano la coagulazione del sangue. Questi pazienti necessitano di essere seguiti e curati in modalità multidisciplinare da specialisti epatologi, chirurghi epatobiliari e radiologi, così da ricevere le migliori cure possibili in base alle loro condizioni. I primi studi pubblicati dimostrano che circa il 45% dei bambini non trattabili chirurgicamente potrebbe essere sottoposto con efficacia a questa tecnica. Ma i ricercatori stimano percentuali maggiori.

L’obiettivo è offrire nuove possibilità terapeutiche

I prossimi studi punteranno a misurare l’impatto di questa tecnica sulla qualità della vita dei bambini e di stimare la riduzione dei costi per il sistema sanitario. “Oggi offriamo una possibilità terapeutica concreta ai pazienti più piccoli affetti da condizioni o malattie rare del fegato, campo medico nel quale l’ASST Papa Giovanni XXIII e l’Ospedale pediatrico Bambino Gesù sono un punto di riferimento per la salute di bambini e ragazzi provenienti da tutta Italia e anche dall’estero”, afferma Francesco Locati, direttore generale dell’ASST papa Giovanni XXIII. “Offrire nuove possibilità terapeutiche a pazienti che fino a ieri non potevano beneficiarne è l’obiettivo costante del nostro lavoro clinico e di ricerca e il risultato che compensa ogni sforzo”, conclude Francesco Locati, direttore generale dell’ASST papa Giovanni XXIII.

 

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