Dei 35mila procedimenti che si aprono ogni anno oltre il 90% si risolvono in un nulla di fatto. Il Presidente del Collegio Italiano dei Chirurghi (CIC), Filippo La Torre: «Serve legge che regoli la malpractice facendo giustizia di questi numeri impossibili»
Medici aggrediti sia fisicamente, sia attraverso i tribunali mentre il prestigio di questa antica professione è offuscato da un rapporto con il cittadino sempre più difficile anche a causa delle carenze del Servizio Sanitario Nazionale. Questa la fotografia raccolta a Roma nel corso del convegno promosso dal Collegio Italiano dei Chirurghi (CIC) dal titolo “Malpractice, informazione, pubblicità ingannevole e suggestiva: un danno per il SSN”. A partecipare i rappresentanti delle Società Scientifiche Italiane della Chirurgia insieme ad esponenti del mondo della magistratura, dell’avvocatura e delle istituzioni.
«La malpractice è causa di grandi problemi che danneggiano il Sistema sanitario nazionale, – ha spiegato ai nostri microfoni Filippo La Torre, Presidente del Collegio Italiano dei Chirurghi (CIC) – che non riesce più a funzionare. Se non riusciamo ad assumere degli specialisti chirurghi, degli specialisti nei Pronto soccorso, il sistema sanitario nazionale ne soffre. Ne soffrono i cittadini che non riescono più ad avere le prestazioni che richiedono a questo servizio di eccellenza internazionale che rimane eccellenza internazionale nonostante questi difetti evidenti nel reclutamento di giovani e che però purtroppo ha un effetto fondamentale proprio nella carenza degli specialisti.
«Nessuno vuole fare più questo mestiere, – continua La Torre – ci sono concorsi per centinaia di posti nei vari ospedali italiani per riempire le carenze che vanno vacanti e perché nessuno vuole fare questa bellissima professione? Non lo vogliono fare perché lo considerano di altissimo rischio, magari alti costi di assicurazione, passare moltissimo tempo con gli avvocati e nei tribunali e poi rischiare anche una cosa terribile, quella dell’aggressione fisica nei pronto soccorsi, nel territorio in genere, perché manca più il rispetto del cosiddetto camice bianco che è colpevolizzabile sistematicamente».
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«La proposta è quella di modificare lo stato dell’arte con una legge che regoli la ‘malpractice’ facendo giustizia di questi numeri impossibili». I procedimenti legali sono infatti in constante aumento. Sono 35mila le azioni legali intraprese ogni anno da pazienti che denunciano presunti casi di malasanità. Eppure, questi processi sono destinati nel 95% dei casi penali e nel 90% di quelli civili a risolversi in un nulla di fatto. «C’è un interesse, – aggiunge il presidente CIC – c’è un business formidabile che è il motivo per il quale viene offerto al paziente di adire la procedura di risarcimento a costo zero».
Un’altra possibile causa potrebbe essere legata al notevole impatto mediatico dei cosiddetti casi di “malasanita”. «Non mi piace dire di una falsa malpractice. – spiega ancora La Torre – L’errore medico esiste, non dobbiamo nasconderci dietro un dito. Non bisogna confonderlo con quello che sono le lecite complicanze. Su questo stiamo lavorando moltissimo con il risk management all’interno delle strutture sanitarie. Il problema è che non è ammissibile un numero così elevato di cause che danneggia tutti quanti, spaventa le persone, spaventa i giovani che vorrebbero fare questo mestiere, che avrebbero pure la vocazione per farlo ma che si spaventano ad accedere alle nostre scuole di specializzazione».