Biden compie un gesto storico con il WTO e annuncia l’appoggio alla sospensione dei brevetti sui vaccini anti-Covid: con le preoccupanti situazioni in India e America Latina serve una risposta immediata. Rasi: «Bel gesto, ma ingenuo credere che basti»
Qualcosa è cambiato nel dibattito sui brevetti dei vaccini anti-Covid, qualcosa che potrebbe dare una svolta alle operazioni in breve tempo. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, a sorpresa, è tornato sulla sua decisione di proteggere la proprietà intellettuale delle Big Pharma, annunciando invece che si schiererà a favore della sospensione.
La decisione Usa è stata annunciata da Katherine Tai, rappresentante statunitense dell’Organizzazione mondiale del Commercio. Sembra che questo repentino cambio di prospettiva sia stato dovuto alle forti pressioni internazionali e interne per l’avvio di una produzione di massa dei vaccini. La quale a sua volta si è generata dalla paura che circonda le situazioni epidemiologiche sempre più gravi di America Latina ed India.
In questi Paesi la situazione epidemiologica è da tempo fuori dal controllo del testing, l’India solo ieri ha superato i tremila morti giornalieri. Così tanti malati, poche risorse, ospedali pieni e ossigeno assente sono l’ambiente ideale per il proliferare di nuove (e potenzialmente pericolose) varianti. Al mondo intero serve che ogni Paese tenga sotto controllo il virus per poterne sfuggire.
Quando (e se) la presa di posizione si concretizzerà, cominceranno dei negoziati che è un eufemismo definire “tesi”. Modificare regole storiche della World Trade Organization (OMC) non sarà una passeggiata. Specie in vista della grande opposizione delle Big Pharma e di quella, meno attesa ma presente, dell’Unione Europea (non tutta concorde) e della Gran Bretagna. Biden è il primo presidente di una grande potenza a fare questo passo. Ghebreyesus, il presidente dell’Organizzazione mondiale della Sanità, l’ha definito «un atto monumentale».
«L’Unione Europea è pronta a sostenere la sospensione dei brevetti vaccinali», ha dichiarato poche ore fa Ursula Von der Leyen, presidente della Commissione Europea. Dopo aver confermato il successo della campagna vaccinale Ue, ha voluto ammettere gli errori commessi all’inizio, citando l’Italia. «Ricordo bene l’inizio della pandemia e l’appello dell’Italia all’Europa – ha detto -. Gli italiani chiesero la solidarietà ed il coordinamento dell’Europa. L’Italia aveva ragione. L’Europa doveva intervenire. E questo è quello che abbiamo fatto».
«La svolta di Biden sul libero accesso per tutti ai brevetti sui vaccini è un importante passo in avanti. Anche l’Europa deve fare la sua parte. Questa pandemia ci ha insegnato che si vince solo insieme» le ha fatto eco il ministro della Salute, Roberto Speranza, su Facebook.
Sospendere i brevetti sui vaccini anti-Covid permetterebbe, sulla carta, di condividere il processo di realizzazione dei vaccini più efficaci e di avviarne la produzione ovunque nel mondo. Alcuni più velocemente di altri, dato che la produzione nei Paesi più poveri pretende prima di tutto l’esistenza (o la costruzione) di laboratori in grado di compiere i procedimenti e l’arrivo di materie prime per realizzarli. Necessità che diventa estremamente complessa proprio per i prodotti che mostrano di avere un’efficacia maggiore, i vaccini ad mRna, in quanto fanno uso di una tecnologia molto innovativa che ben pochi Paesi, oltre quelli produttori, possono vantare. Il processo di adattamento non sarebbe dunque immediato.
Pfizer, per fare un esempio, produce il suo vaccino Comirnaty con 280 componenti provenienti da 86 diversi fornitori di 19 Paesi. Senza contare la necessità di personale adeguatamente formato e in grado di maneggiare le materie prime. Quel cosiddetto “know how” che sarebbe la parte più lenta del processo.
Già la Federazione internazionale delle case farmaceutiche (IFMPA) ha manifestato senza mezzi termini la sua opinione. La posizione di Biden per loro è «deludente». «Siamo totalmente in linea con l’obiettivo che i vaccini siano rapidamente e equamente distribuiti nel mondo – scrivono in una nota -. Ma come abbiamo ripetuto più volte, una sospensione è la risposta semplice ma sbagliata a un problema complesso».
La reazione delle aziende produttrici di vaccini anti-Covid sono state, come prevedibile, sulla stessa falsariga. Tra tutte, solo Moderna si era già detta disposta a non imporre durante quest’anno di pandemia il proprio brevetto sui vaccini. Dalla Pharmaceutical Research and Manufacturers of America (PhRMA), il presidente Stepehn Ubl tuona: «Ciò minerà la nostra risposta globale alla pandemia e ne comprometterà la sicurezza, alimentando la proliferazione di vaccini contraffatti».
A queste rispondono le squadre di attivisti per la salute pubblica, che lodano invece il primo grande passo di Biden. Ora, chiedono associazioni e militanti, serve un ulteriore investimento. Nei Paesi più poveri e in difficoltà si dovrà operare un “technology transfer”, ovvero un immediato trasferimento di personale preparato da parte dei produttori nelle nuove sedi. Dove questi tecnici possano appunto velocizzare l’evoluzione delle produzioni. Non resta che da chiedersi: le Big Pharma saranno disposte a farlo?
Sanità Informazione ha raggiunto il prof. Guido Rasi, ex Ema, per un commento sulla vicenda. «Da un punto di vista etico la sospensione dei brevetti è molto buona ma molto “ingenua” – ha detto -. Questi vaccini non sono come la torta della nonna, se non c’è trasferimento di know how e non c’è investimento massivo diventa velleitario sospendere i brevetti, non vorrei fosse facile concessione di una cosa che tanto di per sé è difficile. I vaccini mRna sono nati da finanziamento pubblico massiccio sul quale sono a bordo 140 produttori, quindi sì, è una bella cosa ma servono altre misure che lo rendano utile».
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