Il Presidente degli anestesisti-rianimatori sezione Calabria spiega qual è la situazione negli ospedali della regione alla luce dell’ultimo DPCM
«La situazione in Calabria, al momento, non mi sembra così preoccupante da giustificare una “Zona Rossa”. Immagino però che il Governo centrale abbia ragionato in prospettiva, considerato che in caso di aumento dei contagi potremmo andare incontro ad una catastrofe sanitaria. Insomma: la curva non ha preso un’impennata drastica ma si chiude perché la capacità di dare risposte sanitarie della Calabria è molto limitata». Così Domenico Minniti, Presidente AAROI-EMAC (anestesisti-rianimatori) Sezione Calabria, sulla decisione di far diventare “Zona Rossa” la Regione governata da Nino Spirlì, che ha annunciato un ricorso contro il provvedimento firmato dal Ministro Roberto Speranza.
«I posti letto in terapia intensiva che abbiamo nei nostri ospedali sono inferiori di circa un terzo rispetto agli standard nazionali e quelli occupati non raggiungono la soglia d’allarme del 30%. È sbagliato però concentrarsi solo su questo. Le terapie intensive sono solo la punta dell’iceberg. Abbiamo difficoltà a trattare i pazienti che andrebbero ventilati perché mancano gli anestesisti-rianimatori. Nella nostra regione – spiega Minniti – questi professionisti devono farsi letteralmente in quattro per gestire i pazienti in terapia intensiva e dare un supporto a chi opera nelle terapie sub-intensive. Accade a volte che alcuni pazienti in sub-intensiva vengano spostati in terapia intensiva per gestirli in maggiore sicurezza. Molti operatori sanitari si stanno ammalando di Covid e non possono lavorare anche se sono asintomatici. Ciò può comportare il rischio di chiusura di interi reparti».
Secondo Minniti molti malati di Covid che dovrebbero essere curati a casa vengono dunque curati in terapia sub-intensiva, così come alcuni malati che andrebbero curati in sub-intensiva vengono portati in intensiva per una maggior sicurezza. «Ciò però comporta – spiega Minniti – che se un domani dovesse verificarsi un’impennata di casi noi avremo posti letto già occupati, e questo non va bene».
Secondo il Presidente di AAROI-EMAC Calabria, dunque, al momento le strutture non sono ancora sotto pressione ma ciò non significa che non esistano criticità: «La vera questione è il territorio, dove le cure primarie non funzionano. I medici di Medicina Generale, delle Usca e di continuità assistenziale dovrebbero fare il loro lavoro sulla fetta maggiore di pazienti Covid, ovvero i paucisintomatici, i quali andrebbero curati a casa e non nelle strutture sanitarie regionali. Se lo fai e lo fai bene, l’esperienza della prima ondata ci ha mostrato che queste persone non arriveranno in terapia intensiva».
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